Edith Stein: la  ricerca della Verità nell’incontro tra fede e ragione
Edith Stein (1891 – 1942)

A 130 anni dalla nascita, avvenuta il 12 ottobre 1891, la figura e il pensiero di Santa Teresa Benedetta della Croce, meglio conosciuta come Edith Stein, la filosofa carmelitana martire ad Auschwitz nel 1942, sta imponendosi con sempre maggiore interesse sul panorama europeo e mondiale per il “notevole e significativo contributo offerto per la crescita non solo della Chiesa, ma della stessa società”, come ebbe a dire Giovanni Paolo II in occasione della sua proclamazione a compatrona d’Europa. In Edith Stein troviamo una donna che ha vissuto una appassionata ricerca della verità ultima delle cose. Stein era convinta che non può essere la nostra coscienza, così carica di limiti, a produrre il mondo che le appare. 
È la Super-Coscienza di un essere infinito ed eterno che fa essere la realtà e le nostre coscienze umane che la sperimentano. La sua tesi, che trova nella rilettura del pensiero di San Tommaso D’Aquino un aiuto decisivo, confluì in Essere finito ed essere eterno, terminato nel 1936. L’evidente contrapposizione al superuomo nietzschiano che fa da base ideologica al totalitarismo nazista, impedì la pubblicazione del capolavoro di Stein, che vedrà la luce solo nel 1986. Nei suoi primi studi la mistica tedesca si soffermò sullo studio dell’uomo attraverso l’analisi della sua intersoggettività che si manifesta nell’empatia. Da qui, Stein si aprì verso lo studio della struttura psicofisica del soggetto umano, la sua apertura all’altro, la libertà dei suoi atti, fino al rapporto individuo-società: ne scaturisce un’antropologia cristiana incentrata sulle categorie di immagine di Dio e di immagine di Cristo. In questa prospettiva, nel cammino della vita umana tre forze: la natura, la libertà e la grazia, conducono il discepolo di Cristo alla sequela di Cristo stesso.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Edith Stein scrisse La scienza della Croce: studio su Giovanni della Croce. La scientia crucis – così come fu definita da San Giovanni della Croce – è l’itinerario che conduce al pieno ripristino dell’immagine divina deturpata dal peccato, nel regno della grazia e poi della gloria mediante l’assimilazione al mistero di Cristo, fattosi obbediente al Padre fino alla morte di croce. La teologia della croce diventa per Edith il fulcro di tutta l’esperienza umana, un passaggio dalla morte alla rinascita spirituale, fino alla risurrezione in Cristo ed al passaggio alla vita di gloria.
Edith Stein partecipò al dibattito sulla condizione femminile tra il 1928 e il 1932 e sviluppò una “teologia della Donna” in cui la femminilità è la chiave per comprendere la capacità dell’umanità di amare e di connettersi col Creatore. Per Stein, la donna è chiamata a “cercare il sentiero che porta da Eva a Maria”. Quale messaggio offre a noi del ventunesimo secolo Edith Stein? Come filosofa Stein lascia un messaggio per specialisti, che dà un notevole impulso all’incontro tra fede e ragione. Edith Stein ha però lasciato anche preziose meditazioni per tutti, come ad esempio “Il tempo di Natale”, e numerose riflessioni sul mistero della Croce. Ma il suo messaggio più forte lo lascia con la sua vita di donna che ha saputo valorizzare intelligenza, bellezza, attaccamento filiale, relazioni amicali, attenzione educativa per i giovani. Tutto ha rapportato a Dio e da tutto si è distaccata per Dio; la sua vita è rappresentazione chiara del grande mistero della Croce di Cristo dove sta la Verità e la vera libertà.

Una vita di studio e contemplazione,
dalle origini ebraiche al misticismo cattolico

Edith Stein nasce a Breslavia, ultima di undici figli in una famiglia ebrea ortodossa il 12 ottobre 1891. In gioventù Edith primeggia in tutti i gradi di scuola; temperamento sensibile, attraversava periodicamente momenti di profonde crisi esistenziali. Nel 1904 rinuncia alla sua fede e diviene atea. Studia tedesco, filosofia, psicologia e storia alle università di Breslavia, Gottinga e Friburgo.
All’università di Gottinga è studente di Edmund Husserl – padre della fenomenologia – e lo segue come assistente all’Università di Friburgo. Nel 1916 ottiene il dottorato in filosofia con una dissertazione sotto la guida di Husserl Il problema dell’empatia. Nonostante avesse già avuto contatti con il cattolicesimo, è solo dopo aver letto l’autobiografia della mistica carmelitana Santa Teresa d’Avila, nel 1921, che si converte.
È battezzata il 1 gennaio 1922 e rinuncia al posto di assistente di Husserl per andare ad insegnare presso una scuola domenicana a Spira. Durante questo periodo traduce le Quaestiones de Veritate di San Tommaso d’Aquino in tedesco e familiarizza con il pensiero filosofico cattolico.
Nel 1932 lavora all’Istituto di Pedagogia di Munster, ma le leggi razziali del governo nazista la obbligano a dimettersi nel 1933. Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler al cancellierato, Edith Stein scrive a Roma per chiedere a Pio XI di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.
Entra nel convento Carmelitano a Colonia nel 1934 e prende il nome di Teresa Benedetta della Croce. È in quel convento che scrive la sua opera metafisica più importante Essere finito ed Essere eterno.
Per fuggire alla minaccia nazista, il suo Ordine la trasferisce al convento Carmelitano di Echt, nei Paesi Bassi. Lì scrive La scienza della Croce: studio su Giovanni della Croce. Purtroppo non era al sicuro neppure in Olanda: la conferenza dei vescovi olandesi il 20 luglio 1942 fa leggere in tutte le chiese del paese un proclama contro il razzismo nazista. In risposta il 26 luglio Adolf Hitler ordina l’arresto dei convertiti ebraici.
Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita, sono catturate e trasportate al campo di concentramento di Auschwitz, dove furono assassinate nelle camere a gas il 9 agosto 1942. Edith Stein è la prima martire cattolica di origine ebraica ad essere canonizzata.
Il 1 maggio 1987 fu beatificata e l’11 ottobre 1998 fu canonizzata da Papa Giovanni Paolo II con il nome di Santa Teresa Benedetta della Croce e nominata compatrona d’Europa.

(don Patrizio Carolini)