
A Pontremoli, nella festa della Madonna del Popolo il presule ha sottolineato l’attualità del voto solenne del 1622. “Abbiamo bisogno di essere liberati dal grande male che ci impedisce di riconoscere con onestà i nostri peccati e di chiedere perdono”

Il vescovo Gianni Ambrosio, il clero diocesano e la comunità dei fedeli si sono ritrovati venerdì scorso, 2 luglio, a Pontremoli nel 399° anniversario del voto alla Madonna del Popolo; il perdurare dell’emergenza sanitaria ha imposto ancora il rispetto delle norme anti contagio con limitazione dei posti disponibili in Concattedrale e annullamento della processione vespertina come già accaduto lo scorso anno. L’auspicio è che nel 2022 la pandemia possa essere solo un brutto, drammatico, ricordo e che la ricorrenza possa essere festeggiata come tradizione nella conclusione del quarto secolo da quel 1622 quando tutto il popolo si rivolse alla Vergine Maria durante la terribile pestilenza.
Con il Capitolo al completo, la numerosa presenza delle Suore del Lieto Messaggio, i posti in Duomo tutti occupati e la partecipazione della Corale Santa Cecilia e della Ven.le Misericordia, alle 11 l’amministratore apostolico diocesano, mons. Gianni Ambrosio, ha presieduto la celebrazione del Pontificale.

“Carissimi fratelli, carissime sorelle – ha esordito nell’omelia – da molti secoli coloro che entrano in questa Chiesa si rivolgono alla Vergine Maria con le parole dell’angelo Gabriele: ‘Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te’. Anche noi in questo 2 luglio 2021, che segna l’inizio delle celebrazioni per i 400 anni del voto fatto dai pontremolesi, ci rivolgiamo alla Madre del Signore Gesù con lo stesso saluto di ammirazione e di gioia: ‘Ave Maria, rallegrati, gioisci, piena di grazia: il Signore è con te’. Insieme al saluto dell’angelo, ci rivolgiamo a Maria anche con la beatitudine proclamata dalla cugina Elisabetta: ‘benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo’. Facciamo nostra questa proclamazione che proviene dallo Spirito Santo, come il Vangelo lo ricorda espressamente: ‘piena di Spirito Santo’, Elisabetta dichiara Maria benedetta e beata, perché Maria ha creduto, perché il Signore è con lei”.
“Con voto solenne alla Vergine Santa – ha continuato mons. Ambrosio – i pontremolesi, liberati da una epidemia di peste, vollero ricordare ogni anno, il 2 luglio, la Madonna celebrandola con la liturgia della festa della Visitazione. Il voto dei secoli passati ha un significato di invocazione, di affidamento, di ringraziamento e anche di impegno ed ha un valore che è sempre attuale, perché anche noi oggi abbiamo bisogno di essere visitati dalla Vergine Santa. Non solo per essere liberati dalla pandemia, ma da quei mali che sono il vuoto egoismo e l’arida indifferenza che spesso oscurano la nostra vita e la nostra società. Abbiamo bisogno di essere liberati dal grande male che ci impedisce di riconoscere con onestà i nostri peccati e di chiedere perdono. È triste constatare che spesso non sappiamo più ascoltare la voce della coscienza e non sappiamo più guardare in alto, verso Dio”.
“La fede è sempre un dono grande e gratuito di Dio – ha spiegato – Maria ne è profondamente consapevole e nel suo cantico, il Magnificat, lo esprime con gioiosa gratitudine. Con il suo ‘sì’ e con il suo dichiararsi ‘serva’, al servizio di Dio, ci invita ad accogliere in modo consapevole e responsabile il grande dono della fede: Maria si dichiara disponibile a corrispondere attivamente e generosamente all’amore gratuito di Dio. Noi siamo qui ai piedi di Maria per invocare il suo aiuto: abbiamo bisogno che aiuti tutti noi a credere e a diventare partecipi della beatitudine della fede, entrando più profondamente nel mistero del suo Figlio e vivendo la nostra vita alla luce della Pasqua del Signore Gesù. È questo l’invito dell’apostolo Paolo rivolto ai cristiani di Roma e oggi rivolto a tutti noi”.
L’amministratore apostolico della diocesi ha precisato che “la fede diventa vera e autentica se, con il nostro ‘sì’ a Dio, viviamo la carità di Dio nel nostro cuore, nelle nostre relazioni, nei nostri incontri, nei nostri comportamenti. San Paolo usa nelle sue lettere più di cento volte la parola ‘agàpe’: è la carità gratuita che viene da Dio, è la carità che Dio ci dona quando noi ci fidiamo di Lui e corrispondiamo al suo amore. Per Paolo non può esistere un cristiano che non vive la carità, non è cristiana una comunità che ha smarrito il senso della fraternità, della condivisione, della mutua sollecitudine”.
“L’agàpe si staglia su tutti i giorni della vita e dà senso e luce a tutto ciò che un cristiano vive e fa. La carità è la forza viva donata a noi per renderci persone nuove, capaci di agire in modo nuovo, diffondendo la realtà del Regno di Dio dentro la nostra storia quotidiana. Se Maria può esclamare: ‘grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente’, anche noi, devoti della Madonna del Popolo, possiamo e dobbiamo dire che Dio ha compiuto e compie grandi cose in noi, se viviamo la fede nella carità”.
“I pontremolesi si sono affidati con fiducia all’intercessione materna della Madonna del Popolo per vivere una fede consapevole e operosa – ha concluso il vescovo Gianni – Quel cero che oggi viene offerto dalla comunità civile sia il segno della nostra fede illuminata da Gesù Cristo, morto e risorto. Così, nella fede pasquale, possiamo far fronte alle fatiche, alle sofferenze, alle prove della vita. La Madonna del Popolo interceda per noi perché sul nostro cammino non venga mai a mancare la mano benedicente di Dio, anche quando la storia appare oscura e luogo di sofferenza”.