Convegno a Pontremoli in cui Renzo Zannardi ha tracciato un profilo dello storico ciclista
L’appuntamento della sera del Bancarella Sport (di cui raccontiamo a pagina 9) è stato preceduto da un altro interessante incontro fatto alla mattina nel palazzo Dosi Magnavacca. Protagonista di questo appuntamento è stato Renzo Zannardi che ha raccontato la storia di Ugo Colombo campione di ciclismo e di etica, che lombardo di nascita aveva poi scelto la Lunigiana (Filattiera come residenza e Pontremoli come luogo di lavoro) come sua terra d’adozione. Nel ricordo di Ugo si sono stretti attorno all’autore del libro “Un campione alla Ugo Colombo” la Sezione U.N.V.S. di Pontremoli “Renato e Quinto Mascagna” e il Panathlon Club Pontremoli Lunigiana nell’evento ormai divenuto tradizionale alla vigilia del Bancarella Sport con il convegno “Incontro con il Campione, tra etica e sport” alla presenza di un pubblico numeroso oltre le più rosee aspettative. Con i familiari di Ugo erano presenti i sindaci di Pontremoli Lucia Baracchini e di Filattiera Annalisa Folloni, il presidente nazionale dell’UNVS Francesca Bardelli, il presidente della sezione pontremolese Pietro Mascagna e di Pistoia Marco Biagini, i presidenti dei Panathlon Club di Pontremoli Aldo Angelini e di Rapallo Lindo Molinari, il Delegato Regionale UNVS Nicola Lofrese, il presidente del Collegio Probiviri Ettore Biagini. In esposizione la storica bicicletta marca Legnano, le coppe, le maglie prestigiose; a fare da sfondo animato le immagini a ritmare i momenti di una vita. Dopo i saluti di rito, abilmente sollecitato da Gianni Beschizza, Renzo Zannardi ha tenuto il suo excursus sul ciclismo degli anni sessanta-settanta di cui Ugo Colombo fu un sicuro protagonista sia per il palmarès, che per quella rara capacità di “leggere la corsa”, dote che gli permise di reinterpretare il ruolo di gregario elevandolo ad una dimensione più nobile e indispensabile per i capitani delle squadre, private e nazionali, in cui militò, ma sempre rispettando il ruolo che gli competeva per contratto. Soprattutto, fu simbolo di uno sport leale e pulito, un Hombre Vertical, uno dalla schiena sempre diritta, come ebbe a definirlo il compianto giornalista di Repubblica Gianni Mura nel commosso ricordo a pochi giorni dalla scomparsa del campione.
Nato a San Giorgio Su Legnano nel 1940 era uno dei tanti ragazzi lombardi del dopoguerra con un sogno: potersi misurare un giorno con i campioni del ciclismo che tanto amava. Colombo è stato una figura particolare di gregario che aveva anche colpi da assoluto fuoriclasse: lo testimoniano il terzo posto finale al Giro d’Italia 1969 (con tre giorni “in rosa”) assieme ad altri prestigiosi successi e piazzamenti tra cui quattro volte Campione Italiano. Tutto questo nonostante il suo compito principale fosse quello di “ultimo uomo” nelle tappe di montagna , soprattutto a vantaggio del suo capitano Bitossi alla Filotex. Tanti sono stati i nomi di campioni nei vari episodi menzionati dall’autore: Merckx, Zilioli, Balmamion, Adorni, Gimondi, Saronni che, con molti altri, arricchiscono l’imponente corredo fotografico del libro. Colombo si meritò il rispetto di più generazioni di ciclisti con i quali ebbe a misurarsi, che furono per primi testimoni diretti della sua grandezza come ciclista ma ancora prima come uomo capace di rispettare patti e ruoli, spesso sacrificando per altri la propria superiorità.
Ritiratosi per non scendere a patti con un ciclismo nel quale non si riconosceva più, aveva stabilito a Filattiera la sua dimora e a Pontremoli la sua attività di fornaio, quasi a chiudere un cerchio essendo stato, questo, il primo mestiere praticato a San Giorgio. Interessante poi l’intervento di Pierangelo Soldavini, giornalista del Sole 24Ore e autore del libro “Bikeconomy. Viaggio nel mondo che pedala” scritto assieme a Gianluca Santilli nel quale gli autori ricostruiscono il percorso che ha trasformato quello che era un semplice mezzo di trasporto semplice, economico, pulito, essenziale e allo stesso tempo perfetto in un volano di sviluppo per una nuova economia ed in un fattore di innovazione all’insegna della sostenibilità e di soluzione per la mobilità delle megalopoli del futuro. Renzo Zannardi ha poi illustrato il progetto “Hombre Vertical”: la promozione dei valori umani e sportivi che Ugo aveva rappresentato: sport leale e pulito. Un progetto storico-sportivo, ma anche pedagogico rivolto ai giovani ed alle loro famiglie, a allenatori e società sportive per la realizzazione del quale saranno impiegati i proventi derivanti dai diritti d’autore. (g.o.)