Bologna, una “strage infinita”
I primi soccorsi nella stazione di Bologna pochi minuti dopo lo scoppio della bomba
I primi soccorsi nella stazione di Bologna pochi minuti dopo lo scoppio della bomba

Sembra quasi impossibile, ma venerdì scorso è iniziato a Bologna il processo che dovrebbe portare alla verità completa sulla strage avvenuta il 2 agosto 1980 nella stazione del capoluogo emiliano. Quindi alla possibilità di una chiusura ufficiale di 40 anni di indagini, depistaggi, mezze verità che non hanno permesso ai famigliari delle 85 vittime (oltre 200 furono i feriti) di conoscere la realtà dei fatti: uno dei non pochi, deprecabili “misteri” giudiziari della nostra Repubblica. Un fatto che ormai dovrebbe essere presente solo nei libri di storia è perciò ancora di estrema e dolorosa attualità e tutte le speranze che si possa essere giunti alla fine di tutto è, appunto, per ora solo una speranza.
“Quello di oggi è l’inizio di un processo storico. È un fatto importante non solo per i familiari delle vittime, ma per tutti i cittadini italiani”, ha dichiarato il presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi, a margine dell’avvio dell’udienza preliminare del procedimento giudiziario che vede coinvolti Paolo Bellini, Domenico Catracchia, Quintino Spella e Piergiorgio Segatel, per i quali la Procura generale ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito della prima tranche dell’inchiesta sui mandanti e i finanziatori della strage.

La sala d'aspetto della stazione di Bologna dopo la rimozione delle macerie
La sala d’aspetto della stazione di Bologna dopo la rimozione delle macerie

Concetti simili sono stati espressi dalla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein: “È un’emozione essere accanto all’associazione dei familiari delle vittime, alla cui tenacia dobbiamo il fatto di essere qui oggi” e dalla rappresentante del Comune di Bologna (costituitosi parte civile), Federica Mazzoni, che ha espresso l’auspicio che finalmente possa essere fatta luce “sui mandanti e soprattutto sulle relazioni e il contesto, che hanno voluto, organizzato e finanziato la strage”.
Bellini, estremista di destra noto come la ‘Primula nera’ di Avanguardia nazionale, è accusato di concorso nell’attentato, mentre a Spella e Segatel, ex generale del Sisde ed ex carabiniere, viene contestato il reato di depistaggio, e a Catracchia, responsabile delle società, legate ai Servizi, che affittavano gli appartamenti di via Gradoli, dove, nel 1978, era situato un covo dei brigatisti che parteciparono al rapimento di Aldo Moro e successivamente, nel 1981, si sarebbero rifugiati alcuni appartenenti ai Nar, quello di false informazioni al pubblico ministero.
In particolare, Bellini, nell’avviso di conclusioni indagini, viene indicato come esecutore materiale dell’attentato insieme a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva), Gilberto Cavallini (condannato in primo grado l’anno scorso per concorso in strage) e “con altre persone da identificare”.
Lo stesso Bellini, poi, secondo l’accusa, avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti, indicati come finanziatori od organizzatori della strage.

(L.D. – Agenzia Dire)