Il messaggio del voto: rimettere al centro i territori periferici

La vittoria del centrosinistra in Toscana resa possibile dal voto nei centri urbani più grandi ed economicamente sviluppati

La mappa del voto nei comuni toscani alle recenti regionali elaborata dal sito di informazione elettorale YouTrend
La mappa del voto nei comuni toscani alle recenti regionali
elaborata dal sito di informazione elettorale YouTrend

All’indomani del voto regionale in Emilia-Romagna dello scorso gennaio, osservammo in queste pagine come la vittoria di Bonaccini fosse maturata soprattutto nelle grandi città e che il voto in Toscana avrebbe potuto seguire la stessa dinamica: quella di una ex roccaforte divenuta contendibile a causa del consenso dell’elettorato delle aree periferiche, massicciamente migrato verso le forze populiste. L’analisi del voto toscano conferma la tesi espressa allora: se nel 2015 Enrico Rossi ottenne la riconferma pur con 385 mila voti in meno rispetto al 2010 (voti passati al M5S o all’astensione, in forte crescita in quella tornata) ma distanziando ugualmente un centrodestra diviso su due candidati presidenti, le elezioni del 20 settembre hanno segnato una ripresa della partecipazione al voto – risalita dal 48,2% al 62,6% – ma una riduzione del margine che separa i due principali schieramenti. Giani ha infatti distanziato la Ceccardi di 145 mila voti, poco più dell’8% dei voti validi. È interessante osservare dove è maturato questo distacco. Nel 2015 il centrosinistra vinse in tutte le 10 province della regione, mentre quest’anno in 5 province ha vinto la destra. Si tratta di Arezzo, Grosseto, Lucca, Massa Carrara e Pistoia, dove complessivamente Ceccardi ha ottenuto 32 mila voti più di Giani. Al contrario, il neopresidente della Giunta regionale ha prevalso nelle province di Firenze, Livorno, Pisa, Prato e Siena, ottenendo in queste 5 province 177 mila voti più dell’europarlamentare di Cascina.

La tabella del voto alle Regionali suddivisa per le dieci Province toscane
La tabella del voto alle Regionali suddivisa per le dieci Province toscane

È utile notare che, escludendo Siena, le altre 4 province hanno come capoluogo 4 delle 5 città più popolose della regione, che da sole hanno conferito a Giani un vantaggio su Ceccardi di oltre 77 mila voti: praticamente metà del patrimonio di voti che ha determinato la non scontata riconferma del centrosinistra è arrivato da 4 città: Firenze, Prato, Livorno, Pisa, ossia dalla prima, dalla seconda, dalla terza e dalla quinta città della regione (la quarta è Arezzo, dove ha prevalso Ceccardi). Ora, è naturale che nel contesto elettorale, da un punto di vista numerico, la città conti di più del piccolo borgo. Ma laddove il consenso è così risicato, ogni voto è prezioso. A maggior ragione in una regione in cui, secondo i dati Istat, il 50% della popolazione vive in circa 250 comuni al di sotto dei 30 mila abitanti e in cui, come hanno mostrato le mappe del sito di informazione elettorale YouTrend, mano a mano che ci si allontana dai “centri nevralgici” della regione, il vantaggio del centrosinistra scema e si tramuta in un vantaggio per la destra. Ma è possibile dire qualcosa di più sulle cinque province che hanno determinato la vittoria di Giani: di queste, quattro (nell’ordine Firenze, Prato, Pisa, Siena) sono anche le prime 4 in termini di valore aggiunto per abitante prodotto nel 2017, secondo i dati Istat. Inoltre, Firenze, Pisa e Siena sono le sedi degli ospedali universitari della regione: poli di eccellenza sanitaria attorno ai quali il governo regionale di centrosinistra ha ridisegnato nell’ultimo decennio la sanità regionale, sia a livello amministrativo che di prestazioni, riducendo le prestazioni degli ospedali più piccoli e generando malcontenti di cui sono piene le cronache degli ultimi anni. In sintesi: se le forze populiste, dopo avere conquistato numerose e importanti amministrazioni comunali negli ultimi anni, non hanno interrotto il cinquantennale governo regionale del centrosinistra, lo si deve al contributo delle province comprendenti le aree urbane più grandi, con maggiore dinamismo economico, con sistemi ospedalieri d’avanguardia, non lontane dai poli di attrazione regionali dal punto di vista viabilistico e infrastrutturale. Se si vuole, è la versione su scala regionale di quanto accade nelle grandi città, dove il centrosinistra ottiene consensi nei centri storici e nei quartieri residenziali e perde nelle periferie e nei quartieri popolari. Il messaggio politico scaturito dal voto è del tutto evidente: Giani – espressione della “fiorentinità” più che della “Toscana diffusa” di cui parlava in campagna elettorale – e la giunta che sta per nominare (anch’essa, secondo le indiscrezioni, espressione delle grandi aree urbane più che delle piccole province), per tornare a più ampi livelli di consenso non potranno fare a meno di rimettere al centro, con nuove politiche e nuove pratiche, le aree marginali della regione.

(Davide Tondani)

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