Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia

34libroVittorino Andreoli nasce, il 19 Aprile del 1940 a Verona. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, presso l’Università di Padova, si dedica interamente allo studio dell’encefalo ed, in particolare, alla correlazione fra neurologia e comportamento umano. Il comportamento dell’uomo e la follia diventano il fulcro dei suoi interessi, tanto da lavorare presso le più prestigiose Università confermandosi psichiatra di fama mondiale, senza tralasciare di scrivere libri e poesie.
Nel libro Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia (Ed. Solferino), Andreoli racconta la vecchiaia come capitolo originale dell’esistenza e non come età malata. Chi ha danzato a lungo nel tempo, ha maggior capacità di sperimentare la gioia e riconsiderare il piacere. Il noto psichiatra valorizza la senilità, senza puntare sul facile e banale giovanilismo divenuto, oggi, virus mediatico che ha contagiato, e contagia, l’opinione comune che produce progressivamente una rappresentazione del sé, al punto tale da impedire la percezione del tempo che passa, ma che deve essere pienamente riempito di interessi, affetti, emozioni. In realtà Andreoli compie un sottilissimo, acuto percorso, non privo di sorprendenti osservazioni.
Meravigliosa, ad esempio, quella sulla nostalgia ed i ricordi, quasi prodotti artistici fatti non solo di contenuti bensì come pellegrinaggio nel passato che permette di sostare su eventi lontani che, rivisitati, consentono di scoprire nuovi significati che generano, a loro volta, desideri. Tutti legittimi. Non mancano riferimenti importanti alle tante ricerche scientifiche, sempre in costante evoluzione con risultati sorprendenti, comparazioni con altre civiltà e religioni, di alta e profonda saggezza.
La vecchiaia non esiste, non perché dentro ci si sente giovani, ma in quanto il tempo è un palinsesto, una dimensione elastica e fluida, non una somma arida di eventi. L’uomo non è un’isola, ma parte integrante della storia : della piccola storia personale e della grande storia di cui tutti facciamo parte. Con limiti, difetti, creatività, intelligenza. Nel tempo presente domina l’Io senza radici, senza un passato che, inevitabilmente, si intreccia con il futuro. I vecchi sono sacri testimoni della storia, pronti sempre a soffiare sulle sue braci per continuare a far emergere la fiamma della vita.
Che dire, poi, della bellezza di essere nonni? Figure rassicuranti in quanto non così presi dallo stress dei genitori, i quali mai devono abdicare al loro ruolo. I nonni sono una sorta di compagni grandi, con la ricchezza interiore dell’adulto. I nipoti, con i loro abbracci e tenerezza, regalano ai nonni nuovi stimoli, con la rinnovata certezza di essere utili. La scienza ha dimostrato quanto influisca positivamente l’affettività sui sistemi biologici producendo il bendessere, come lo definisce Andreoli.
Per questo dobbiamo guardare alla vecchiaia superando i concetti di salute e malattia, ripartendo dalla forza e dalla saggezza dell’ultima età. Per ricostruire il legame fra le generazioni. Non a caso la dedica a tutti i giovani, perché scoprano quanto è bello diventare vecchi.

Ivana Fornesi