Nel ricordo di “Facio” che avrebbe compiuto 100 anni

In tanti ad Adelano nel 76° anniversario della fucilazione. Presente Adelmo Cervi, figlio di Aldo uno dei 7 fratelli uccisi dai fascisti

Il momento della deposizione di fiori di fronte al monumento in ricordo di Facio ad Adelano di Zeri (foto Walter Massari)
Il momento della deposizione di fiori di fronte al monumento in ricordo di Dante Castellucci “Facio”ad Adelano di Zeri (foto Walter Massari)

“Facio” continua a vivere nella memoria di tanti e con lui i suoi principi e i suoi valori di giustizia, libertà e uguaglianza! Ne è stata una ulteriore testimonianza la partecipazione dei tanti che nel pomeriggio di mercoledì 22 luglio si sono ritrovati ad Adelano di Zeri, nel luogo dove il comandante partigiano del battaglione “Picelli” venne fucilato 76 anni fa da altri partigiani al termine di un processo farsa messo in scena per eliminare un eroe scomodo. È la storia che si fa mito e che, nonostante il tempo che passa, continua a suscitare emozioni capaci di mobilitare persone e di provocare riflessioni sul nostro presente. Una cerimonia davvero ben riuscita quella organizzata a Casa Rocchino dalla sezione ANPI e dal Comune di Zeri con l’ANPI di Pontremoli e le delegazioni dell’Associazione Partigiani arrivate dalla Lunigiana (quelle di Licciana e di Tresana) ma anche da Borgotaro, Pontedera e Genova Staglieno. E poi le associazioni di Zeri (Pubblica Assistenza, Gruppo Alpini, “Le Nostre Valli”) e tanta gente arrivata alla spicciolata: oltre una settantina di persone accorse ad Adelano da varie province nell’anno del centenario della nascita di Dante Castellucci, calabrese di Sant’Agata di Esaro dove venne alla luce il 6 agosto 1920 e da dove era emigrato in Francia al seguito dei genitori solo due anni dopo.

Un momento di raccoglimento di fronte al monumento in ricordo di Facio
Un momento di raccoglimento di fronte al monumento in ricordo di Dante Castellucci “Facio” (foto Walter Massari)

Un’occasione particolare alla quale non è voluto mancare Adelmo Cervi, figlio di Aldo comandante della “banda Cervi” che nel reggiano aveva iniziato la lotta armata contro i nazifascisti ben prima dell’Armistizio. Proprio alla formazione dei sette fratelli fucilati il 28 dicembre 1943 si era unito “Facio” dopo aver disertato al ritorno dalla Russia; Adelmo non può ricordare Dante Castellucci, visto che è nato proprio nei giorni dell’arrivo del calabrese a Casa Cervi. Ma ha imparato a conoscerlo nella memoria di nonno Alcide, delle zie e dei cugini più grandi. “Da molti anni desideravo essere qui in questo giorno – ha esordito nel suo intervento di fronte ad una folla attenta, rispettosa delle norme anti Covid-19, sistemata nel castagneto vicino al luogo dell’esecuzione – e questa volta ce l’ho fatta per poter ricordare un uomo che è stato tradito e ucciso. Una morte sulla quale bisognerebbe dire parole ancora più chiare per sottolineare il crimine che è stato compiuto e sul quale per troppi anni si è taciuto”.

L'incontro con la presentazione del volume "Pietre di Libertà" (Foto Walter Massari)
L’incontro con la presentazione del volume “Pietre di Libertà” (Foto Walter Massari)

L’incontro è stato preceduto dai saluti dell’assessore di Zeri Gino Baratta e da quella di Pontremoli Clara Cavellini – entrambi con i rispettivi Gonfaloni che affiancavano quello della Provincia di Massa Carrara, prima in Italia decorata con Medaglia d’Oro al Valor Militare nel 1947 – e dalla benedizione impartita da frà Cristiano Venturi ed è poi proseguito con la presentazione del libro “Pietre di Libertà”. Mauro Malachina e Paolo Bissoli hanno sottolineato come sia importante, a distanza di quasi ottant’anni da quei fatti, fissare nella memoria collettiva i nomi, i volti e le vicende ricordate nei cippi, sulle lapidi e sui monumenti sparsi nei due territori. Sono più di ottanta quelli censiti e raccontati e tra questi anche quelli che ricordano “Facio”: due ad Adelano dove venne ucciso, uno nel cimitero di Pontremoli dove riposano i suoi resti, uno al Lago Santo dove una grande lapide in marmo venne murata per ricordare l’eroica battaglia vinta nel marzo 1944 dai nove partigiani del “Picelli” contro le formazioni nazifasciste che li assediavano.