“Le verità sepolte” si aggiudica il 68° Premio Bancarella

Il libro della scrittrice inglese, Angela Marsons, ottiene 128 voti dei librai

La consegna del Premio Bancarella a Martina Donati (in rappresentanza di Angela Marsons) con sul palco tutti i protagonisti della serata.
La consegna del Premio Bancarella a Martina Donati (in rappresentanza di Angela Marsons) con sul palco tutti i protagonisti della serata.

“Sono emozionata, contenta, ma allo stesso sono un po’ in imbarazzo”. Ha spiegato così Martina Donati, responsabile della casa editrice Newton & Compton, la gioia ma anche la responsabilità di dover sostituire la scrittrice brittanica Angela Marsons appena risultata trionfatrice della 68° edizione del Premio Bancarella con il suo romanzo thriller “Le verità sepolte” con 128 voti. E la piazza della Repubblica, inevitabilmente ridimensionata per le restrizioni Covid-19, ha comunque tributato un lungo applauso alla vincitrice che non ha potuto presenziare alla serata per problemi legati alla pandemia. “Angela vi saluta e ringrazia per il grande onore di essere stata selezionata per questo prestigioso premio – ha detto la Donati, nel corso della tavola rotonda che precede lo scrutinio dei voti – purtroppo per partecipare avrebbe dovuto effettuare un periodo di quarantena e questo non le ha permesso di essere qui”. Ma anche senza la sua autrice, il volume ha conquistato i librai del premio, ma non solo, visto che la serie thriller ideata dalla scrittrice inglese che ha come protagonista la detective Kim Stone ha sconvolto il mondo del giallo arrivando a tre milioni di copie vendute nel mondo (“anche se ormai ci stiamo avvicinando a quattro” ha assicurato Martina Donati nel corso della serata). E pensare che l’autrice ha faticato non poco prima di riuscire a trovare un editore “tutte le case editrice inglesi hanno rifiutato i suoi lavori – ha raccontato la Donati – sino a che non è riuscita a pubblicarli su di un’edizione digitale”. E da lì è partito il successo di questa serie thriller ambientata nell’area della Black Country, una zona depressa dell’Inghilterra. Un successo legato all’unicità del personaggio “un’investigatrice donna raccontata da una donna. E poi Angela è straordinaria, anche quando pensi di aver capito il finale lei riesce sempre a fregarti e a stupirti”.

Quindi un trionfo per le “Le verità sepolte” che ha preceduto nell’ordine: Francesco Carofiglio, “L’estate dell’incanto”, Piemme, 88 voti, Stefano Ardito, “Alpini. Una grande storia di guerra e di pace”, (Corbaccio) 82 preferenze, Desirèe Cognetti, “Una storia che parla di te”, (Dea Planeta) 73 voti, Franco Faggiani, “Il guardiano della collina dei ciliegi”, (Fazi Editore) 70 e infine Piernicola Silvis, “Gli illegali”, (Sem Libri) 39 voti. La serata è stata condotta con grazia ed eleganza da Gioia Marzocchi, giornalista di origini pontremolesi (succisane per la precisione) che ha saputo indagare nelle storie dei sei finalisti, intavolando un’interessante discussione sul mondo del libro e dei librai con gli autori finalisti. Incentrandosi sulle peculiarità dei loro lavori. Inevitabilmente, così come in occasione della serata precedente riservata al Bancarella Sport, il sindaco Lucia Baracchini e il presidente del premio, Gianni Tarantola, hanno evidenziato l’impegno e la difficoltà di realizzare questa due giorni con le complessità e le ristrettezze imposte dal coronavirus. Mentre l’onorevole Cosimo Ferri, dopo i suoi saluti, ha ricordato come recentemente il Parlamento ha approvato, all’unanimità, una legge sulla promozione ed il sostegno alla lettura. Mentre Giuseppe Benelli ha tracciato un ritratto di due personalità scomparse di recente, Roberto Gervaso, vincitore di ben due edizioni del Premio Bancarella, nel 1967 con “L’Italia dei Comuni” scritto con Indro Montanelli e nel 1973 con “Cagliostro” e, Luigi Spagnol, libraio ed editore, scomparso a giugno. (r.s.)

Una modalità di scrutinio ormai da superare

Lo sappiamo, lo scriviamo tutti gli anni ma continuiamo a trovare assolutamente fuori da ogni logica questa liturgia della lettura dei voti che dura oltre un’ora. Un procedimento che può avere un minimo di fascino nel caso ci sia un potenziale testa a testa (ma solo per chi ha la possibilità di appuntarsi i voti e di seguire l’evolvere della situazione) ma che perde ogni stimolo nel caso, come è stato domenica sera, il vincitore risulti chiaro sin dalle prime battute. Ed allora quella lettura diventa una mesta agonia in attesa di una proclamazione di cui tutti conoscono l’esito. L’idea dello scrutinio silenzioso (effettuato dai giurati mentre si sta effettuando la tavola rotonda con gli scrittori) è buona, ma non può essere limitata a sole 50 schede, anzi probabilmente si potrebbe invertire e lasciare allo scrutinio aperto solo le ultime 50 schede. Segnaliamo poi alcune lamentele di chi, passato per la piazza a Bancarella già ampiamente avviato, non si è potuto sedere per le disposizioni anti covid (i posti infatti erano prenotati). La prudenza è più che necessaria ma magari, viste anche le numerose sedie vuote, con un po’ di flessibilità si poteva permettere di sedersi (raccomando ovviamente la cautela) anche a chi non aveva prenotato. (r.s.)