Quattro “Unità speciali” contro il Covid-19

Medici e infermieri da lunedì nelle RSA e sul territorio per assistenza a domicilio. Rosanna Vallelonga: “Sono ancora molto preoccupata”

ec9380b5cb28855a21a0f202d5cf5e0f_XLQuattro Unità speciali di continuità assistenziale, in servizio nell’Alta e nella Bassa Lunigiana, due al mattino e due al pomeriggio per potenziare l’assistenza sul territorio alle persone colpite dall’infezione da coronavirus e che si trovano a casa o nelle case di risposo: è questa la strategia messa in atto dall’ASL e dalla Società della Salute che ha ottenuto la disponibilità di otto medici. Ogni Unità è infatti composta da un medico e da un’infermiere e collabora con tutte le strutture socio-sanitarie, ma in particolare con i medici di medicina generale: a questi è affidato il compito di attivarle in caso di necessità. Si tratta di un aiuto rilevante proprio per i medici di famiglia che ora possono segnalare quali sono i pazienti a domicilio che necessitano di un’assistenza che vada oltre quella telefonica. Pazienti che presentano tutti i sintomi dell’infezione ma ai quali spesso non è neppure stato effettuato il tampone, né è stato possibile visitare e che sono costretti ad una difficile convivenza con la malattia in casa, spesso a contatto con gli altri familiari. Un problema estremamente serio che da qualche giorno si cerca di affrontare anche con questa nuova possibilità, visto che medico e infermiere dell’equipe sono dotati di tutti i dispositivi di protezione individuale indispensabili per lavorare in sicurezza a contatto con i pazienti affetti da Covid-19, sospetti o conclamati che siano, e che fino alla scorsa settimana spesso si trovavano ad affrontare febbre, tosse e qualche difficoltà respiratoria solo con l’assistenza telefonica del proprio medico.

La direttrice della Società della Salute, Rosanna Vallelonga
La direttrice della Società della Salute, Rosanna Vallelonga

Qualcuno lo ha definito un chiaro “cambio di passo” nell’affrontare una emergenza della quale, per fortuna, sembra ci siano indicatori di un lento miglioramento, con l’epidemia che continua ma con la fase più allarmante che sembra essere alle spalle, quella che soprattutto in Lunigiana ha visto per settimane decine di casi di positività e decessi quotidiani. Ma guai ad abbassare la guardia: il numero delle infezioni potrebbe tornare a crescere in modo preoccupante da un momento all’altro, visto che non mancano situazioni di forte preoccupazione, in particolare per quel che riguarda le RSA: ed è sulle tante case di riposo presenti nel territorio lunigianese che si concentra l’attenzione delle autorità sanitarie. Perché proprio da lì potrebbe ripartire e dilagare un contagio che non più tardi di due settimane fa aveva fatto raggiungere all’Alta Lunigiana percentuali di malati e di decessi simili a quelle della Lombardia. “Non so se essere ottimista – ci dice infatti la dott.ssa Rosanna Vallelonga, direttrice della Società della Salute – perché in realtà sono ancora molto preoccupata: l’impegno da parte di tutti è grande, ma non siamo in grado di fare previsioni perché l’evoluzione di questa malattia e del contagio è imprevedibile. Posso però dire che il sistema socio-sanitario pubblico tiene e questa è una garanzia per tutti”. Da lunedì le Unità speciali sono all’opera in tutto il territorio, con un occhio di particolare attenzione alle RSA: sono tante e ospitano centinaia di persone, quasi tutte in condizioni di grande fragilità e che devono essere tenute lontane dal virus. Molte di queste strutture, sia pubbliche che private, sono riuscite in questo difficile compito, altre invece hanno registrato casi di positività; sono quelle i cui nomi si leggono sulle pagine dei quotidiani da giorni: “Villa Angela” a Bagnone, “Cabrini” a Pontremoli, quella fivizzanese a Mommio e il “Galli Bonaventuri” a Pontremoli per la quale comunque la situazione sta tornando alla normalità con il personale medico e infermieristico inviato da ASL e SdS per far fronte all’emergenza e che affianca 24 ore su 24 quello della struttura. Per tutti l’imperativo è scongiurare ad ogni costo che si accendano possibili focolai di infezione che metterebbero a rischio gli ospiti e potrebbero poi diffondersi all’esterno. “Ho ancora forti timori per il pericolo che la diffusione del virus nelle case di riposo rappresenterebbe – spiega la dott.ssa Vallelonga – perché qui il contagio può trovare terreno fertile. Al momento comunque la situazione sembra sotto controllo, continua l’impegno quotidiano del nostro personale della continuità assistenziale sul territorio e i sopralluoghi periodici in tutte le RSA che in Lunigiana sono davvero tante”. Anche per questo è in atto da giorni la campagna di rilevazione dei casi di positività, in particolare di quelli che non presentano sintomi: ai tamponi si è affiancato un test sierologico preliminare per avere un quadro il più possibile preciso della situazione. Per primi medici, infermieri e altro personale sanitario; poi gli ospiti della case di riposo, dove l’individuazione di coloro che potrebbero essere ammalati senza sintomi è fondamentale per evitare la nascita di focolai di infezione. Poi i test proseguiranno coinvolgendo tutte le categorie più esposte, dalle forze dell’ordine ai volontari che prestano servizio, allargando via via il numero, anche se prima di arrivare ai test a tappeto su tutta la popolazione ci vorrà ancora tempo.

(Paolo Bissoli)