Vittima del Coronavirus. è stato insegnante, politico, storico, uomo di sport

Il prof. Gino Chinca (con il cappello) durante uno degli appuntamenti culturali organizzati a Palazzo Fantoni a Fivizzano. Assieme a lui, da sinistra, il professor Eugenio Bononi e l’ammiraglio Riccardo Ricci.
Il prof. Gino Chinca (con il cappello) durante uno degli appuntamenti culturali organizzati a Palazzo Fantoni a Fivizzano. Assieme a lui, da sinistra, il professor Eugenio Bononi e l’ammiraglio Riccardo Ricci.

Al pensiero che trovarsi a Fivizzano e non poter più incontrare Gino Chinca, per parlare di politica, amministrazione, sport, per richiamare ricordi di fatti del passato, si cala in una profonda tristezza. Classe 1922, era un lucido pozzo di memorie, ma il suo interesse era sempre proiettato al futuro, su quello che sarebbe stato utile realizzare per il bene di Fivizzano. La sua morte, avvenuta a Pisa, stringendo la mano della moglie Miriam, ricoverata nella stessa camera, quando ormai sembrava aver superato il coronavirus, priva Fivizzano di una delle figure più rappresentative non solo del capoluogo, ma di tutto il territorio comunale. Insegnante, uomo di sport (fu allenatore e presidente della Fivizzanese negli anni Cinquanta e Sessanta), amministratore comunale, qualunque fosse il campo del suo impegno vi lasciava il segno della sua competenza, della sua tenacia nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato, del suo amore per Fivizzano. Per oltre trenta anni consigliere, per lunghi periodi assessore comunale, presidente della Comunità Montana nel marzo 1995, succeduto a Franco Gussoni, esponente della Democrazia Cristiana, ha legato il suo nome ad importanti realizzazioni e ad idee progettuali innovative, volte allo sviluppo del Comune, precorrendo problematiche oggi all’ordine del giorno, su tutte quelle relative alla grande viabilità che togliesse Fivizzano dall’isolamento e dalla marginalità.

Visita al munumento di Cascella (foto Massimo Pasquali)
Il monumento di Pietro Cascella dedicato alle vittime dei San Terenzo Monti, opera di cui Chinca è stato tra i principali artefici

è stato il più grande e documentato “esperto” della Fivizzano-Mare, opera da tutti riconosciuta di fondamentale importanza e presente, grazie all’interessamento, in tutti i programmi provinciali. Basta ricordare, per fare un solo esempio, quanto scritto nelle “Proposte della Giunta Regionale Toscana per la programmazione della provincia di Massa Carrara” del 1988: “La Regione Toscana, la Provincia di Massa Carrara, la Comunità Montana Zona A si impegnano a definire gli studi e i progetti di fattibilità di un nuovo collegamento stradale veloce Lunigiana (Fivizzano) – mare”- Un’altra sua grande idea, trasformata in progetto approvato dagli organismi competenti a livello nazionale, fu quella del Centro Federale del tennis a Pescigola, oggetto di lunghe discussioni in Consiglio Comunale e, poi, abbandonata per incomprensioni e, forse, per paura del nuovo. Profeta inascoltato per queste opere, fu lui, però, a porre le basi della creazione di Piazza della Libertà e a compiere innumerevoli interventi nelle frazioni con finanziamenti frutto di viaggi a Roma. Molte altre sono le iniziative che potrebbero essere ricordate di un amministratore che studiava e si prendeva a cuore i problemi, rimanendo sempre in rapporto diretto con la popolazione, a cui amava rendere conto. Ma c’è un’opera che lo ha visto protagonista e a cui è rimasto affezionato con orgoglio, il monumento alle vittime di San Terenzo realizzato da Pietro Cascella e inaugurato dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Ne è stato l’artefice principale. Purtroppo anche a causa delle attuali avversità, non ho fatto in tempo, Gino in vita, a presentare al sindaco Giannetti la sua proposta di una epigrafe da porre accanto al monumento che evoca un grande fiore. Queste le sue parole, dettatemi telefonicamente: “19 agosto 1944. Strage di San Terenzo. Il fiore, reciso in Valla dalla barbarie umana, è rinato su questa colina in segno di monito alle nuove generazioni, di rispetto, di fratellanza e di pace fra i popoli”. Epigrafe di Luigi Gino Chinca. Monumento marmoreo di Pietro Cascella. Realizzarla potrebbe essere il modo migliore per ricordarlo.

Andreino Fabiani