Vittorio Bachelet, “Una forza di speranza capace di costruire nel presente l’avvenire”

Il 12 febbraio 1980 veniva assassinato dalle Brigate Rosse all’Università Sapienza di Roma 

 Vittorio Bachelet con Papa Paolo VI
Vittorio Bachelet con Papa Paolo VI

Provate a immaginare lo sguardo sulla realtà sociale e politica dell’Italia del 1980 di un tredicenne di allora. Non aveva gli strumenti di informazione che può avere oggi un ragazzo di questa età, ma aveva la fortuna di avere una famiglia non rinchiusa in un piccolo mondo individualista e di far parte di una associazione ecclesiale come l’Azione Cattolica.
Ne conosco diversi di adolescenti che oggi possono vantare queste condizioni e forse se avessero assistito a ciò che avvenne il 12 febbraio del 1980 in un mattino come tanti altri in quel periodo detto degli “Anni di piombo” sarebbero rimasti colpiti come se sentissero che quell’evento drammatico avrebbe segnato per sempre proprio quello sguardo che avevano sul mondo intorno a loro. Sì, perché ero io quel tredicenne. Io che fino a quel 12 febbraio non sapevo nemmeno chi fosse il Vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura caduto, sulle scale dell’Università di Roma dove stava svolgendo il suo ruolo di professore universitario, abbattuto dai colpi di pistola di due giovani terroristi delle Brigate Rosse.
E’ vero, due anni prima avevo partecipato per mesi all’ansia prima, e al dolore poi, di tutta una nazione per il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, ma quest’uomo, Vittorio Bachelet, chi l’aveva mai sentito nominare? Eppure le prime parole che dai telegiornali risuonavano nelle mie orecchie di ragazzo alle soglie di un passaggio cruciale della mia adolescenza, in cui stavo imparando ad allargare gli orizzonti del mio sguardo, per orientarmi verso le prime autonome scelte per il futuro erano: umanità, fede, speranza, radicamento, educazione, dialogo, onestà, rispetto.

Vittorio Bachelet (1926 - 1980)
Vittorio Bachelet (1926 – 1980)

Accanto al nome di Bachelet non mi apparivano come termini retorici, ma valori incarnati dalla sua persona, nel suo essere cristiano vero, in cui evidente era l’unità tra una dimensione religiosa e di fede e una dimensione di impegno nella comunità civile per il Bene Comune.
Siamo ormai a 40 anni da quel giorno e più il tempo passa più si delinea l’attualità del suo insegnamento che ancora oggi me lo fa sentire vicino: “Noi dobbiamo essere in questa società inquieta e incerta, e in questa Chiesa che faticosamente segue i piani del Signore, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente l’avvenire” (incontro con i Responsabili Nazionali di AC 1971)
Sono parole che ho scoperto ormai da grande, ma sono l’ispirazione di un impegno che è maturato in me come in tanti altri giovani di allora. Uno spirito che da Bachelet e attraverso la conoscenza della sua testimonianza si è espanso nelle varie esperienze ecclesiali, associative e di vita sociale e affettiva. Esperienze che partono dalla scelta che Bachelet fece fare all’Azione Cattolica in quegli anni in cui da Presidente nazionale la guidava nel processo di attualizzazione del Concilio Vaticano II appena celebrato e nel necessario rinnovamento dell’impegno dei laici cristiani nella Chiesa e nel mondo: la Scelta Religiosa. Ad alcuni sembrava che chiedesse all’AC un ritiro in una dimensione spirituale della sua azione di evangelizzazione.
Per noi fu invece il portare avanti l’idea di quell’unità della persona credente: credenti capaci di integrare dimensione religiosa e civile, impegno per la storia e ascolto della Parola di Dio; laici, maturi, consapevoli di mettersi in gioco dentro la poliedricità di una vocazione, con piena responsabilità, uomini di Chiesa che non piegano le strutture ecclesiali per scopi di potere; cittadini del mondo che cercano insieme continuamente i segni di Assoluto che l’esistenza contiene. Un’unità incarnata proprio nella persona di Vittorio Bachelet.
Voglio ricordare in conclusione altre parole che durante il funerale proclamò il figlio Giovanni Bachelet durante la preghiera dei fedeli; un riconoscere ed accettare l’eredità spirituale lasciatagli dal babbo. Si rivolse a Dio ricordando le autorità “tutti i giudici, tutti i poliziotti, tutti i carabinieri, gli agenti di custodia” e soprattutto in quella chiesa risuonò: “Vogliamo pregare oggi anche per quelli che hanno colpito mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta di morte degli altri”.
Tutti compresero benissimo che queste parole avevano radici nell’umanità e nella spiritualità di una persona straordinariamente ordinaria, vero credente, testimone limpido nella società di un Vangelo che risuona in tutta la sua pienezza: ama il prossimo tuo, ama il tuo nemico, dona la tua vita.

Carlo Delmonte
Gruppo adulti diocesano di AC “Vittorio Bachelet”
già presidente nazionale di AC