Gaia Spa pronta ad essere trasformata in un’azienda pubblica?

La proposta, portata avanti dai sindaci di Carrara e Massa, è appoggiata anche da alcuni primi cittadini lunigianesi come Matteo Mastrini. Ma c’è l’incognita dei mutui con le banche da garantire

OperaiMacchinaGaiaTrasformare Gaia Spa in un’azienda di diritto pubblico? A parlare di una possibile mutazione della società che gestisce il servizio idrico nella nostra Provincia e non solo (serve anche la Versilia e la Garfagnana) sono i sindaci dei comuni di Massa, Francesco Persiani, e di Carrara, Francesco De Pasquale, ossia tra gli azionisti più pesanti della spa pubblica che gestisce acquedotti e fognature della Toscana del nord. Un cambio che, come spesso capita, è più facile a dirsi che non a farsi, visto che ci sono molte problematiche da affrontare, ma certo l’ipotesi di percorrere una strada diversa è stata tracciata e quindi il futuro potrebbe portare molte novità per l’azienda. Il tutto nasce nel novembre scorso quando il vice sindaco di Carrara Matteo Martinelli, del Movimento 5 Stelle, aveva chiesto la convocazione dell’assemblea dei comuni-soci di Gaia “per discutere di un percorso per superare Gaia Spa verso un’azienda di diritto pubblico”.

Il sindaco di Tresana Matteo Mastrini
Il sindaco di Tresana Matteo Mastrini

Contemporaneamente anche da Massa è partita la stessa richiesta. Una richiesta che aveva trovato forti apprezzamenti anche in Lunigiana, soprattutto da parte del sindaco di Tresana, Matteo Mastrini, che assieme ai colleghi di Licciana Nardi e di Casola, aveva presentato, nell’agosto scorso, un atto di indirizzo con il quale si invitava il Cda di Gaia Spa ad impegnarsi per individuare un nuovo assetto societario più orientato a considerare l’acqua un bene comune della cittadinanza e la richiesta di avviare un processo di trasformazione dell’azienda che soddisfi le esigenze dei cittadini. “Quella che ci si presenta è una grande occasione – dice Mastrini – è il momento di collaborare per il cambiamento, senza divisioni politiche perché abbiamo visto come non producano risultati. Al centro della trasformazione di Gaia ci deve essere il cittadino: bisogna creare un servizio a misura d’uomo, mantenere gli aspetti positivi e limare quello che non funziona”.

acqua-del-rubinetto-fa-beneL’assemblea si è quindi riunita a metà dicembre e in quell’occasione il presidente di Gaia Spa, Vincenzo Colle, ha illustrato agli amministratori dei vari comuni che fanno parte di Gaia le criticità che potrebbero manifestarsi per rendere la società un’azienda speciale consortile di diritto pubblico, ma anche le opportunità che ne potrebbero derivare in termini di partecipazione pubblica. In particolare per quanto concerne le difficoltà il macigno più preoccupante è quello che riguarda i mutui, l’azienda ne ha contratti per 105 milioni di euro presso banche private, la Banca europea degli investimenti (Bei) e la Cassa depositi e prestiti. Ci sono quindi dei vincoli che dovranno essere rispettati, come spiega il sindaco di Massa Persiani “alle banche è stato garantito questo assetto societario e questo turba la nostra visione perché non è un ostacolo da poco. Ma siamo certi che la strada sia quella giusta”. Andando invece ai potenziali vantaggi, si evidenzia in particolare la questione degli utili che oggi Gaia, secondo l’assessore al bilancio Pierlio Baratta, “non reinveste gli utili in favore di investimenti – dice Baratta – o risparmi per la cittadinanza perché una Spa può decidere di non distribuirli ai soci e accantonarli. Così facendo la pagano gli utenti nelle bollette. Con la nuova forma, invece, gli utili potrebbero essere utilizzati per investimenti o attenuare l’impatto delle fatture sui cittadini”. La questione è comunque complessa ed ancora aperta e c’è chi, come il vicesindaco di Carrara, si auspica che sulla vicenda possa intervenire il Parlamento per portare, come indicato dal Referendum, verso una gestione completamente pubblica del servizio idrico. Intanto ci sono comuni (come quello di Viareggio) che non appoggiano questo progetto ed è una difficoltà di non poco conto visto che la trasformazione della società deve essere approvata dall’assemblea dei soci, ottenere il nulla osta dell’Autorità idrica Toscana e successivamente avere approvazione da ogni consiglio comunale prima della sua deliberazione finale.

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