Archivio di Stato: buone speranze per il mantenimento di un servizio significativo

Intervista al neodirettore della Sezione di Pontremoli, Massimo Sanacore

La sezione pontremolese dell'Archivio di Stato di Massa all'interno del convento della Santissima Annunziata
La sezione pontremolese dell’Archivio di Stato di Massa all’interno del convento della Santissima Annunziata

II 6 giugno scorso è stata riaperta la Sezione Archivio di Stato di Pontremoli, chiusa dal 15 novembre 2018. Dalla riapertura alla fine del mese di giugno la sala studio ha visto avvicendarsi una trentina di utenti per un totale di una sessantina di presenze. In precedenza, il 16 aprile di quest’anno, era diventato direttore dell’Archivio di Stato di Massa (e quindi anche della sezione pontremolese) il dottor Massimo Sanacore, che è anche direttore dell’Archivio di Stato di Pisa. Massimo Sanacore è nato a Livorno nel 1957 e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa; ha poi conseguito il diploma di Archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Firenze nell’anno. È stato direttore dell’Archivio di Stato di Livorno ed è consigliere dell’Associazione livornese di storia, lettere ed arti dal 2006. Dal 2010 è direttore della rivista annuale “Nuovi Studi Livornesi” e vanta numerose pubblicazioni. Lo intervistiamo per cercare di capire qualcosa di più su passato, presente e futuro del nostro archivio.

Il direttore degli Archivi di Stato di Pisa e di Massa (sotto cui si trova la sezione pontremolese) Massimo Sanacore.
Il direttore degli Archivi di Stato di Pisa e di Massa (sotto cui si trova la sezione pontremolese) Massimo Sanacore.

Che situazione ha trovato quando si è insediato e come è stato possibile riaprire la sezione di Pontremoli?
A mio parere la sezione di Pontremoli, in rapporto alla normativa, si trova nella situazione di molti Archivi di Stato, ma l’anno scorso è “entrata nel radar” dei Vigili del Fuoco per i quali, senza Certificato di Prevenzione Incendi, che attesta la conformità alle normative della sicurezza, la sede non può rimanere aperta. Per fortuna la finanziaria a dicembre ha disposto per le sedi storiche una moratoria del CPI al 31 dicembre 2022, consentendo la riapertura a certe condizioni.
Alla luce della sua esperienza che valore attribuisce alla Sezione Archivio di Stato di Pontremoli?
Non ho mai prestato servizio in Archivi di Stato con Sezioni, e tuttavia la storia di queste, che sono state aperte dopo la guerra su iniziative dei comuni, sono la testimonianza di un forte interesse per la storia locale e per il profilo identitario delle comunità di riferimento. Pontremoli è uno storico territorio di confine, che ha sviluppato caratteri suoi propri e giustamente rivendica le sue particolarità. Oggi le tecnologie informatiche permettono di creare archivi virtuali del territorio, al di là di dove sono collocati i documenti, ma è indubbio che l’accesso informatizzato è ancora lontano e averli vicini in… “carta e ossa” è la situazione migliore. Anche perché le centralizzazioni di archivi con estrazione di documenti on demand ad oggi non hanno certo dato prove brillanti.
La Sezione di Pontremoli, che conserva manoscritti importanti sia per gli studiosi del territorio che materiali utili ai geometri per effettuare visure catastali, potrà rimanere aperta in futuro?
Dopo i tragici fatti all’Archivio di Stato di Arezzo, la Finanziaria 2018 ha stanziato non poche risorse per adeguare le sedi del Ministero, che dovranno però essere integrate stante i bisogni medi. Pontremoli ha lo svantaggio di essere una sede comunque periferica e il vantaggio di essere in un edificio demaniale, che vanta una preferenza. Dovrebbe rimanere aperta: tenere le sedi aperte è difficile, ma chiuderle è improbo.
Lei in passato ha studiato la figura di Filippo Bourbon Del Monte (1708-1780; Governatore di Livorno dal 1757 al 1780), che dal 1751 al 1757 è stato Governatore della Lunigiana. Ci può ritrarre brevemente questo personaggio?
A Livorno Bourbon del Monte fu un governatore importante, che tenne fuori Pietro Leopoldo dal governo della città. Nobile cadetto del Monte Amiata, fece carriera militare combattendo al servizio degli Asburgo, che in Toscana gli affidarono le due più delicate cariche militari e civili, prima quella dei confini a Pontremoli poi quella di Livorno, per le quali ottenne i buoni giudizi che lo fecero generale nel 1767. A Livorno fu rimpianto.

Marco Angella