C’è voluta un’indagine commissionata da un primario gruppo della grande distribuzione per far riemergere… l’acqua calda; e cioè che questi lunghi anni di crisi economica – mai veramente terminata, mai veramente domata – hanno tagliato le gambe alla classe media italiana. Dove per classe media s’intende quel corpaccione sociale che non è così ricco da non avere preoccupazioni, né così povero da non sapere come affrontarle.
Perché in questi dodici anni sono saltati centinaia di migliaia di posti di lavoro; c’è stata una progressiva sostituzione di lavoratori a reddito decente con giovani lavoratori a reddito indecente; i patrimoni familiari si sono impoveriti; gli stipendi congelati; il costo della vita, seppur di poco, costantemente aumentato. Impossibile un esito diverso da quello registrato dall’indagine.
La classe media è il motore di un Paese. Se s’inceppa quel motore, i problemi diventano enormi. I consumi interni, ad esempio. Se hai meno soldi a disposizione, meno soldi spenderai per mangiare, vestirti, muoverti, divertirti… E questo non muove certo l’economia, non favorisce gli investimenti né l’occupazione. Poi, subentrano ben altre conseguenze, più pesanti: la fragilità dei posti di lavoro, la progressiva precarizzazione dell’occupazione che porta a non fare famiglia, a non mettere al mondo figli, a non programmare più in là del prossimo fine settimana…
Non a caso il già basso tasso di natalità italiano ha decisamente virato in basso, raggiungendo ormai record (negativi) mondiali. In più, la frangia più debole di quella classe media si è – usando terminologie del passato – “proletarizzata”.
È un niente passare da un’esistenza dignitosa o confortevole, a una situazione di estrema difficoltà: la perdita di lavoro di un coniuge, ad esempio. Figuriamoci per chi è single e ha una certa età: si può passare veramente dall’agio alle ristrettezze in poco tempo.
Così, baluardo per moltissime famiglie sono diventati i pensionati: un tempo erano aiutati, ora aiutano a tirare avanti. Né è stato fatto un granché, nel corso di questo abbondante decennio, per dare fiato appunto a questa classe media che rappresenta tre quarti della società italiana: da qui un declino che ha conseguenze altissime e che toccano addirittura la democrazia.
Perché la sfiducia, la paura, l’immobilismo si incanalano verso forme particolari di protesta o di rabbia nei confronti di tutto e tutti. Il fenomeno del depauperamento della classe media è poi micidiale nel Mezzogiorno, dove l’impoverimento complessivo sta raggiungendo livelli da record: ci sono province italiane che stanno in fondo alla classifica dei redditi dell’Unione Europea, nello stesso Paese in cui altre province stanno ai vertici delle stesse classifiche. Una secessione (dei redditi) di fatto.
Nicola Salvagnin – Agenzia SIR