“Apparteniamo tutti a una sola famiglia, quella umana”. Il convegno di Azione Cattolica

Si è svolto a Chianciano Terme il convegno nazionale delle presidenze diocesane di Azione cattolica

19convegno_presidenza_AC“Un popolo per tutti. Riscoprirsi fratelli nella città”, questo il titolo del convegno delle presidenze diocesane di Azione cattolica italiana (Ac), che si è svolto dal 3 al 5 maggio a Chianciano Terme (Si). Tre giorni per riflettere “sul tema della fraternità come categoria unificante, attraverso la quale l’Ac intende declinare il tema del popolo ‘civile’” poiché, come hanno sottolineato mons. Gualtierlo Sigismondi, vescovo di Foligno e assistente generale dell’Ac e mons. Stefano Manetti, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Chianciano, nelle rispettive omelie delle due Messe celebrate, ‘il primo nome di cristiani è fratelli’”.
Le giornate si sono alternate tra momenti di confronto e dibattito, accompagnati da testimonianze e riflessioni provenienti dalle realtà dell’associazionismo, del volontariato, della politica e della Chiesa. Tra loro, mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, che ha invitato ad avere “uno sguardo contemplativo e non solo sociologico. La compassione e la misericordia sono il reagente che rivela la complessità e la bellezza del mondo attorno a noi”. Una “bellezza che è in tutti e che deve essere di tutti”.
“Quando si ha paura del mondo, si vedono solo nemici, si perde la lezione della storia e non si guarda più la realtà con gli occhi della compassione, che è l’unico modo possibile. La missione dei cristiani non è di coraggio, ma di amore”. I cristiani, infatti, “non sono coraggiosi ma gente che ama”.
Un invito a non avere paura dell’altro è arrivato anche da Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore: “Non si deve cedere alla paura – ha affermato -. Una paura che nasce dalla diffidenza e dalla mancanza di connessione tra generazioni. Le differenze stanno diventando progressivamente diseguaglianze e non un dono da esercitare per arricchirsi”.
Al convegno si è parlato anche di Europa, con attenzione alle imminenti elezioni di fine mese. In particolare, un’intera serata dedicata all’Europa del passato e a quella del futuro, dal titolo “So(g)no l’Europa”. Presenti i ragazzi del progetto radio europeo “Europhonica”, colleghi di Antonio Megalizzi, il giovane reporter morto in seguito all’attentato terroristico dell’11 dicembre scorso a Strasburgo”.
All’origine del sogno europeo, ha detto Piero Pisarra, giornalista e sociologo, vi è un’idea di apertura e fraternità e, proprio per questo, l’idea di un’Europa dei muri e del filo spinato è uno schiaffo alla storia del continente”.
Un’idea di un’Europa aperta e fraterna, soprattutto in vista delle elezioni, è stata rilanciata anche dal presidente dell’Azione cattolica, Matteo Truffelli, che intervistato dal Sir ha affermato: “L’appuntamento elettorale è un passaggio importante da cui dipende, più di quello che crediamo, il futuro del nostro Paese. Noi siamo abituati a pensare alle elezioni europee come a qualche cosa di relativamente significativo. Invece, sempre di più, dobbiamo acquisire la consapevolezza che stare in Europa è decisivo per il nostro futuro”. Il presidente dell’Ac ha poi sottolineato l’importanza di “camminare insieme a chiunque”.
“Camminare insieme a persone di ogni età, condizione sociale e culturale, credenti e non credenti – ha detto -, prendendoci cura della vita concreta e dei bisogni più profondi della loro esistenza. Consapevoli del fatto che tutti questi bisogni hanno alla radice una necessità fondamentale: riscoprire dentro la vita la presenza del Signore”.
Citando poi “la mistica del vivere insieme”, evocata da Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, Truffelli ha esortato a “interpretare la nostra identità di credenti come un qualche cosa che non può essere circoscritto a noi stessi, ma che ci chiede di cercare gli altri come necessari compagni del nostro camminare dentro al mondo. La condizione della convivenza tra gli uomini è sempre anche una condizione di drammaticità e proprio per questo deve essere un camminare insieme che sa farsi carico delle situazioni di criticità, a partire da coloro che, dentro la città, meno sono ritenuti fratelli o, addirittura, avversari o nemici”.

A.R. – Agensir