Il direttore di “Toscana Oggi” è intervenuto al quarto incontro della Scuola diocesana di Formazione all’impegno sociale e politico. La rivoluzione telematica e il web portano ad una crisi dei tradizionali mass media: non solo i giornali ma anche la tv è sempre meno centrale. E il mondo dei social media ha cambiato il modo di comunicare.
“Una informazione a servizio della promozione, della cultura per la dignità e la libertà dell’uomo” è il titolo del quarto incontro della Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico diocesana, che si è tenuto la scorsa settimana in Curia a Massa. Il relatore della serata, Andrea Fagioli, direttore del settimanale “Toscana Oggi”, ha evidenziato alcuni rischi derivanti dalla società dell’informazione in cui viviamo.
Che cosa s’intende, nell’epoca attuale, per informazione? Se un tempo le notizie si apprendevano attraverso le pubblicazioni cartacee (giornali, riviste, etc.), la radio e la televisione, oggi, a causa della rivoluzione telematica e della diffusione del Web, assistiamo ad una crisi dei mass media tradizionali.
“La crisi dei quotidiani cartacei è evidente – ha detto – e la TV, pur restando la principale fonte di informazione, è proiettata in un contesto in cui acquista progressivamente più importanza l’online e l’utilizzo dei social network. Tant’è che la sensazione sempre più diffusa tra gli operatori della comunicazione è che l’apparecchio televisivo sia sempre meno centrale, sempre meno focolare domestico per le famiglie, sopraffatto dai grandi player del Web (Netflix, Google, Amazon, Apple), i quali stanno approntando un nuovo modo di fare intrattenimento, che rinvia alle piattaforme digitali”.
“Il mondo dei social media – prosegue il direttore di Toscana Oggi – ha cambiato sia il modo di comunicare che quello di pensare delle persone”. Vivere offline è la vera paura della società moderna, sempre pronta a postare ogni minima azione sulle piattaforme digitali. Questo non vale solo per la società civile: la rivoluzione informatica, infatti, ha contagiato anche la politica, cambiata profondamente a colpi di tweet.
Se un tempo la propaganda avveniva a mezzo stampa, oggi i social sono diventati terreno fertile per sperimentare una comunicazione più diretta con l’elettorato, attraverso linguaggi più semplici e colloquiali, che possano intercettare fasce di popolazione diverse e più ampie rispetto al passato.
D’altro canto, l’esponente politico attuale ha trovato nei nuovi ambienti mediali spazi in cui poter gestire in prima persona la propria immagine, non tanto ai fini del ruolo istituzionale che ricopre, quanto per creare una narrazione di sé, che gli permetta di entrare in empatia con gli elettori, i quali possono identificarsi nei valori che egli propone e – cosa più importante – di esprimergli fiducia con il voto.
Ma se la rete multimediale ha consentito a tutti di diventare comunicatori, non sempre le informazioni che essa veicola sono veritiere. La superficialità con cui si raccolgono le notizie ha incoraggiato, infatti, la circolazione di false notizie sul Web.
“L’efficacia delle fake news – ha ricordato il direttore di Toscana Oggi citando Papa Francesco – è dovuta alla loro natura mimetica, cioè alla loro capacità di apparire plausibili. Tali notizie, false ma verosimili, sono capziose, nel senso che sono abili a catturare l’attenzione del destinatario. Attraverso un uso manipolatorio dei social network, le false notizie guadagnano una tale visibilità, che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne il danno”.
Qual è la soluzione che consente di evitare la deriva dell’informazione? Secondo Fagioli è necessario e urgente adottare un uso consapevole delle nuove tecnologie, che, se impiegate correttamente, possono favorire il dialogo, l’incontro e la condivisione tra le persone.
“Prendersi cura dell’informazione vuol dire occuparsi del bene comune. Il primo passo da compiere è quello di interpretare in maniera corretta la realtà e di trasformare noi stessi in ‘comunicatori positivi’, in grado di aprire gli occhi ai nostri interlocutori, perché una visione edulcorata della realtà – ha concluso Fagioli – non fa altro che calpestare la dignità dell’altro”.
(E.G.)