
I due turni che avanzano nei tre tornei più importanti possono riservare belle e brutte sorprese. L’importante è che non si perda il senso del reale e si guardi a non fare calare la tensione. Gli azzurri aspettano il Real Cerretese con cui hanno aperto un conto antico ed importante. Il Serricciolo sembra ormai rassegnato ad un ruolo senza prospettive, ma in Seconda può succedere ancora la tragedia, ovvero vedere più di una delle nostre coinvolta nei play out. Per il Barbarasco sembra una questione di stile, ovvero non smentire un palmares importante costruito nel tempo.

Chi avesse pensato, anche per caso, che la sospensione preventiva dei tornei di Promozione e di Prima e Seconda categoria, in occasione delle feste pasquali, in qualche modo ci avesse preoccupato, si sta sbagliando di grosso. In realtà, non aspettavamo nient’altro, perché dopo un frangente così lungo di vicende decisamente alterne, tirare il fiato per fare una qualche riflessione sul possibile poteva anche essere accattivante e, in effetti, lo è stato. Per non smentirci, comunque, andiamo a riflettere che le pause troppo lunghe non ci hanno mai portato troppo bene, quindi, da almeno una settimana stiamo facendo i dovuti scongiuri per fare in modo che la mala sorte, more solito, non si accanisca con le nostre lande per vanificare quanto compiuto fino ad oggi. Insomma, mentre proprio non sta accadendo niente che supporti le nostre farneticazioni, ci prediamo il tempo di elucubrare su passato e futuro, non tanto per capire cosa potrebbe succedere, quanto per tentare di esorcizzare quello che speriamo non vada a succedere. In concreto, guardando a quanto accadrà subito dopo Pasqua, sappiamo bene che la Pontremolese avrà 180 minuti per giocarsi l’intera stagione, con due impegni non proibitivi, ma tali da tenere desta l’attenzione perché da risolvere con clienti non del tutto semplici, primo fra tutti quel Real Cerretese che, per tradizione, trova il modo per farci sospirare e già nell’andata ci ha fatto un dispetto inatteso che poteva compromettere per gli effetti l’intero percorso, poi riassorbito alla grande soprattutto per la determinazione convinta del gruppo che è stato uno dei tasselli portanti dell’intero percorso. Tentando il vaticinio diremmo che per gli azzurri, risolto l’ultimo confronto casalingo, le cose potrebbero già essersi assestate da sole. Ma questo potrebbe accadere solo avendo lo sguardo molto lungo, tale da ricavare il necessario da quello che i diversi campi potrebbero offrire, ovvero una serie di congiunzioni che solo l’astronomia più avanzata sarebbe in grado di prevedere. Evitando i voli pindarici e restando nel concreto, occorre assolutamente che l’ostacolo Real Cerretese sia superato alla grande e senza cedimenti di sorta, anche per togliere al Lampo l’illusione di avere ancora qualche margine di recupero reale. Stando ai si dice, ma non solo, in casa azzurra il clima è piuttosto fervido e il concetto più naturale è quello di avere ben presente che l’obiettivo finale ormai conclamato è a un tiro di schioppo e farselo sfuggire ora, dopo quanto accaduto nell’ultimo turno, sarebbe proprio da pollastri, ovvero vorrebbe dire dare un calcio alla fortuna. Non a caso. le cose stanno andando come se le festività incombenti fossero qualcosa di assolutamente prevedibile, da trattare come un’occasione per tirare il fiato prima di dare fondo alle energie residue, alle quali chiedere quanto è necessario per centrare il bersaglio.

Non sembra dello stesso avviso il Serricciolo che, bandendo dalle sterili polemiche su supposti dispetti arbitrali alle proprie ambizioni, sembra avere calato quanto non si può dire rinunciando ancora una volta a tentare il salto di qualità. Le voci sulle motivazioni restano le solite, ovvero che i margini per reggere un impegno come quello della Promozione non ci sarebbero, che il gruppo non se la sente di affrontare il nuovo palcoscenico perché troppo impegnativo non solo in termini di energie quanto di disponibilità mentali, ed ancora che essere all’altezza del compito occorrerebbe sacrificare alcuni punti di riferimento ineludibili per gli equilibri dell’ambiente a favore di forze nuove più congeniali alla fattispecie. Come vedete, giochiamo con le parole per dire quello che non può essere detto e che nessuno osa dire, ovvero che in verità andare più avanti del necessario potrebbe essere una presunzione devastante in tutti i sensi per cui meglio divertirsi a questi livelli piuttosto che soffrire altrove. Ma, se così fosse, basterebbe dirlo prima, così non sprecheremmo tante parole per dare un senso ad illusioni senza fondamento! D’altronde, restando nell’intenzione di essere coerenti con le nostre convinzioni, non ci vogliamo allontanare dalla consapevolezza che il vero ambito nel quale può e deve gestirsi il nostro calcio resta quello della Seconda categoria, ovvero scarsi siamo e scarsi dobbiamo restare, magari ogni tanto provando a salire di grado ma senza eccessivi sforzi perché altrimenti entreremmo in contraddizione con la nostra pochezza. Tanto che, come ben sa chi ci segue da tempo, la nostre preferenze vanno per la Terza categoria, ovvero un tempo quella bella realtà nella quale si costruivano i sogni di tanti piccoli luoghi della nostra terra che, reagendo alla supremazia del centro amministrativo locale, provavano a darsi un’identità diversa per credere di esistere veramente. Chi non ricorda i tempi delle quasi trenta società calcistiche, nate nelle nostre lande come i funghi, quando i funghi nascevano, per riempire proprio le fila di Terza e Seconda con grande gioia di chi allora gestiva le sorti del calcio locale che, proprio nel velleitarismo dei lunigianesi, a suo tempo, costruì le proprie fortune, per altro in qualche caso ancora in auge (e questo dice tutto!). Nonostante ormai siamo ridotti all’osso, toccando infatti da tempo i minimi storici che inducono i conduttori del sistema a promettere mari e monti, visto che di questo in realtà si tratta, non siamo nemmeno capaci di darci un tono degno di rispetto, per cui tante gloriose società che hanno fatto davvero la storia del calcio nostrano scrivendo pagine epiche, ovviamente da gestire nella ristrettezza dell’ambito familiare, che un tempo esaltavano platee innumerevoli tali da non fare rimpiangere glorie di tutt’altro tipo e di ben altri palcoscenici, restano l’ombra di se stesse e devono tentare di sfuggire l’obbrobrio della capitolazione, per la quale un tempo avrebbero sudato lacrime e sangue. L’ombra che ci pende addosso, infatti, è che la già agognata Seconda diventi una specie di campo di battaglia dopo una sonora sconfitta e che nella raccolta dei cadaveri si perda qualche pezzo importante che dovrà tornare a sognare nella lande della Terza, a sua volta ormai sempre più versiliese negli effetti, per farsi umiliare dalla solita reintegrata per mancanza di numeri. Il bello è che non ci avanza altro e che nei fatti andiamo a sperare che almeno il Barbarasco riesca a tenere alto il tono della nostra vera storia entrando con la dovuta determinazione nei play off per guadagnare, visto che le avversarie sono di Costa e non versiliesi, la risalita, cosa che metterebbe una pezza ad un disastro scritto da tempo e di cui nessuno sembra volere prendere atto, almeno nei fatti.
Luciano Bertocchi