
Dai vescovi della Sardegna e da Coldiretti il sostegno alla protesta
“Chiediamo atti e fatti concreti alla politica e non la convocazione di tavoli di confronto”. Lo ha dichiarato al Sir Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, intervenuto a Roma alla protesta “Salva made in Italy” organizzata davanti al Parlamento. Presenti agricoltori e allevatori da ogni parte d’Italia per manifestare la rabbia e chiedere una soluzione “non più rimandabile”.
In merito alla situazione dei pastori sardi, che per protesta hanno rovesciato il loro prodotto sulle strade o l’hanno dato in pasto ai maiali, Coldiretti afferma che “l’atteggiamento irresponsabile degli industriali ha portato i pastori all’esasperazione di fronte a compensi inferiori a 60 centesimi al litro, al di sotto dei costi di produzione che, solo legato all’alimentazione del bestiame, supera i 73-74 centesimi”.
Il primo atto concreto richiesto al Governo è quello di commissariare il Consorzio del pecorino romano, che non avrebbe vigilato sulla produzione del formaggio e sui prezzi riconosciuti ai produttori del latte. Per questi motivi, sempre secondo Coldiretti, “non ci sono più le condizioni per sedersi ad un tavolo con chi fino all’ultimo è rimasto sordo e indifferente alle proposte avanzate per dare risposte al dramma dei pastori”.
In Sardegna ci sono 12mila allevamenti con il 40% delle pecore allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop).
La situazione si è fatta insostenibile – precisa Coldiretti – non per responsabilità dei pastori, che “non hanno prodotto un litro di latte in più, ma delle aziende di trasformazione che hanno deciso di produrre più pecorino romano rispetto ad altri formaggi dell’anno precedente”, portando al crollo dei prezzi dello stesso.
Forte sostegno alla protesta dei pastori è venuto dai vescovi della Conferenza episcopale sarda i quali hanno dichiarato di seguire “con viva e partecipe preoccupazione la vibrante protesta dei pastori contro la politica del prezzo del latte”. In una loro nota si legge che “piange il cuore vedere le nostre strade invase da quel fiume bianco, che dovrebbe essere veicolo di benessere e di serenità per chi lo produce”.
I vescovi esprimono “convinta adesione” alle ragioni della protesta e raccomandano che in essa “non si infiltri una cultura di violenza che non appartiene alla nostra tradizione più genuina”. Infine, lanciano un appello agli industriali del settore e ai diversi livelli di responsabilità politica perché “favoriscano la ripresa di una concertazione responsabile, ispirata a equità e giustizia”.