Il Servizio Sanitario? Miglioriamolo ma teniamocelo stretto!

Il SSN viene istituto nel 1978: per la Sanità inizia una vera rivoluzione, ancora in corso. A colloquio con il dott. Mauro Cozzalupi che ha vissuto in prima linea questi quarant’anni durante i quali molto è cambiato: la nascita delle Aziende Sanitarie, il drastico taglio di posti letto negli ospedali, la figura del medico, l’integrazione con i servizi territoriali. Ma va difeso il diritto di tutti alla salute.

Il dott. Mauro Cozzalupi
Il dott. Mauro Cozzalupi

Il servizio sanitario nazionale ha compiuto quarant’anni: istituito con la legge 833 del 1978 viene governato dallo Stato e dalle Regioni e non sempre percepiamo la continua evoluzione del sistema innescata da quella riforma. Quello che è però chiaro a tutti è che il ruolo dell’ospedale si è fatto sempre meno centrale, a vantaggio di una rete di servizi sanitari e sociali diffusa sul territorio, una realtà nella quale la persona si confronta con la scarsità di posti letto, degenze ospedaliere brevi, liste di attesa, esami diagnositici in località lontane… E quando la sanità non soddisfa le aspettative si sente ripetere che “si stava meglio prima”.
Ma come interpreta questi quarant’anni un professionista che li ha vissuti tutti e che da qualche mese ha tolto il camice ospedaliero ma continua a lavorare come libero professionista?
Quando, nel 1978, entra in vigore il Sistema Sanitario Nazionale il dott. Mauro Cozzalupi fa il suo ingresso nella scuola di specializzazione di pneumologia dell’ospedale Maggiore di Parma; poi, nel 1981, diventa assistente nel reparto di Medicina nell’ospedale piacentino di Cortemaggiore; sette anni dopo vince il concorso da aiuto a Fiorenzuola dove resta fino al 2002 quanto ottiene l’incarico di direttore della Medicina dell’Ospedale della Lunigiana.

Sabato 15 luglio 1978: l’inaugurazione del nuovo ospedale di Pontremoli

Pontremoli, luglio 1978: la costruzione del primo lotto del nuovo ospedale è terminata
Pontremoli, luglio 1978: la costruzione del primo lotto del nuovo ospedale è terminata

La mattina di sabato 15 luglio 1978 veniva inaugurato il nuovo ospedale di Pontremoli: siamo alla vigilia dell’entrata in vigore del Sistema Sanitario Nazionale e della soppressione delle Mutue con in vista i nuovi consorzi socio-sanitari.

Pontremoli, 15 luglio 1978
Pontremoli, 15 luglio 1978

L’Alta Lunigiana, dopo sei anni di lavori, si presenta con una moderna struttura che avrebbe visto negli anni successivi crescere attorno a sé nuovi edifici e padiglioni. A tagliare il nastro l’assessore regionale Alessandro Vestri alla presenza di molte autorità tra i quali il presidente del Consiglio di Amministrazione, Vasco Bianchi. La benedizione fu impartita dal vescovo mons. Giuseppe Fenocchio.

Quindici anni non facili, a capo di un reparto diviso tra Pontremoli e Fivizzano, con una carenza di personale quasi endemica eppure chiamato a dare risposte a migliaia di pazienti nella consapevolezza di avere sempre di fronte delle persone. Pur fra tante difficoltà è stato il periodo che ha coronato una lunga attività.
“Nei primi anni della riforma – ricorda il dott. Cozzalupi – non si percepiva la novità del SSN, quasi non se ne parlava: ogni ospedale era un’isola a sé e spesso ogni medico lavorava in autonomia: non c’erano linee guida, i protocolli erano subordinati agli operatori sanitari e tutto era empirico frutto dell’esperienza personale. Ma non si può dare un giudizio negativo di quella situazione: si studiava e ci si confrontava con le innovazioni ai congressi o sulle riviste specializzate, facendo esperienza e dando risposte ogni giorno”.
Pontremolese emigrato oltre appennino prima per studiare, poi per l’esercizio della professione, il dott. Mauro Cozzalupi aveva conosciuto l’ospedale locale nel periodo del tirocinio sul finire degli anni Settanta, a contatto con medici che sono rimasti nella memoria di tanti lunigianesi: Beltrami, Orsi, Trivella… “Tutti professionisti molto validi, a capo del loro reparto: ed erano anni nei quali il medico aveva un peso formidabile”.
Ricorda il caso del compianto dott. Mario Beltrami, che dell’ospedale di Pontremoli era anche Direttore Sanitario e dove, tra le altre cose, aveva organizzato il primo reparto di Rianimazione: era frequente “subirne” le ispezioni notturne a sorpresa nelle quali verificava di persona che tutti fossero al proprio posto e che tutto funzionasse al meglio. Insomma l’ospedale, molto più di quanto accade oggi, si identificava con la figura del medico che spesso viveva nel territorio dando anche continuità al lavoro negli anni.
Il vero cambiamento arriva agli inizi degli anni Novanta con l’aziendalizzazione. Le Unità Sanitarie Locali (USL) diventano Aziende (ASL) in competizione tra loro: per aumentarne l’efficienza si dice, ma l’obiettivo è soprattutto quello di risparmiare. I soldi sono pochi, i tempi nei quali a fine anno si ripianavano tutte le spese fatte dagli ospedali sono ormai lontani. L’USL della Lunigiana viene accorpata a quella della zona di costa: la nuova ASL che nasce governa la sanità di tutta la provincia; in tutta la Toscana il numero scende a una dozzina. Oggi sono rimaste tre e sono diventate, appunto Aree Vaste: la nostra comprende un territorio che si estende addirittura dalla Lunigiana alla Maremma.
Intanto sono nati i Consorzi Socio Sanitari e la medicina dei Distretti: all’inizio sembrava che la novità non riguardasse la sanità degli ospedali e ancora oggi c’è difficoltà a vedere “ospedale” da una parte e “distretto” dall’altro come un sistema e non come due servizi slegati e non integrati che invece dovrebbero dare soluzioni univoche e sicure.
Per il paziente inoltre cambia ovunque la percezione della figura del medico con il quale è spesso complicato rapportarsi: “Sì – dice Cozzalupi – ora la persona avverte il fatto che il medico è molto più impegnato davanti ad un computer che non tra i letti del reparto e il rapporto è cambiato molto: da un lato ci sono vantaggi importanti, ma dall’altro è indubbio che si sia persa gran parte di quella collaborazione diagnostico-terapeutica alla base di ogni buona pratica medica”. A
complicare le cose c’è poi lo stress di una quotidianità che vede il medico obbligato a correre, sdoppiarsi, confrontarsi con un numero crescente di richieste: “aumentano le esigenze dei pazienti – spiega – che spesso sono molto informati e hanno un alto livello di aspettative. E invece si devono fare diagnosi e terapie in tempi brevi, i reparti hanno sempre meno posti letto e i ricoveri sempre più brevi: tutto questo richiede maggior impegno e lavoro”.
Ma anche gli organici sono spesso in sofferenza e le prospettive per il futuro sono incerte: il calo dei numero dei medici che escono dalle università e dalle scuole di specializzazione è un dato di fatto e la mancanza di specialisti più che un rischio sta diventando una realtà. Difficile prevedere che cosa ci riservi il futuro. “Dobbiamo sperare di poter mantenere il Servizio Sanitario Nazionale – conclude il dott. Cozzalupi – per quanto criticato possa essere è pur vero che esso assicura la copertura a tutti i cittadini: resta tra i migliori al mondo, dunque teniamocelo stretto. Altrimenti il rischio è che si possano curare solo coloro che hanno maggiori possibilità economiche”.

Paolo Bissoli

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