
Chiariti gli inghippi burocratici, resta l’opposizione a “portar via” l’acqua
L’affollatissima assemblea, tenutasi giovedì 26 gennaio a Cecina nella sede del circolo CSI, non ha prodotto alcuna decisione condivisa in merito alle cosiddette “trivellazioni esplorative per la ricerca di acque sotterranee” a Pontevecchio, il cui inizio, previsto per il 22 gennaio, era stato sospeso per la ferma opposizione dei proprietari dei terreni, ma anche della popolazione della vallata del Bardine, di varie associazioni che seguono le problematiche dell’uso dell’acqua, di ambienti culturali che temono per le sorti dell’importante sito archeologico. I vari interventi, tuttavia, del sindaco Paolo Grassi, dei consiglieri comunali Domenichelli, Gia, Moscatelli, Spadoni di Fivizzano e Dazzi di Fosdinovo, dell’ingegnere Degli Innocenti di Gaia hanno fatto chiarezza sugli obiettivi dei lavori previsti e sulle motivazioni che li hanno indirizzati in quel luogo. Lì, infatti, a seguito di più volte citati studi geologici dell’Università di Pisa, potrebbero concentrarsi ricchi depositi di acqua, che le trivellazioni dovrebbero accertare, senza provocare alcun danno al paesaggio né al sito, trattandosi di fori del diametro da 18 a 30 centimetri, praticati fino a 30 metri di profondità. Qualora i risultati fossero positivi, dovrebbe essere progettato e realizzato il prelievo delle acque. Ma per quale uso? Questo era stato l’argomento più discusso nel corso della prima assemblea, in quanto era stato ipotizzato, da alcuni dato per certo, che l’acqua sarebbe finita a Livorno, dopo aver alimentato l’autostrada dell’acqua. Gli amministratori e i tecnici di Gaia, della cui autorevolezza non è lecito dubitare, derivando loro dall’alta funzione di responsabilità pubblica che ricoprono, hanno garantito che sarà solo l’acquedotto di Fosdinovo a beneficiarne, in quanto in continua sofferenza, specialmente in estate – in quella passata la spesa per il trasporto di acqua in autobotti è stata di ben 100mila euro -. Questo, pertanto, deve essere considerato un punto fermo, dal quale sarà possibile derogare solo se il Comune di Fivizzano avrà bisogno di prelevare acqua per rinforzare il proprio grande acquedotto della Tecchia, che qualche volta ha creato dei problemi nei numerosi paesi che serve. Un secondo punto fermo che è emerso dalla riunione è stato il riconoscimento dell’errore commesso da Gaia nelle procedure di presa di possesso dei terreni. La lettura delle disposizioni di legge fatta dal consigliere Domenichelli lo ha evidenziato in tutta la sua gravità. Stupisce, però, che nonostante esso sia stato fatto rilevare attraverso una nota scritta, non sia stato preso in considerazione e si sia venuti all’incontro perseverando, in un primo tempo, nella difesa della procedura. Manchevolezze di questa entità, alcune veramente grossolane – due proprietari dei terreni, ad esempio, dati per morti, erano lì seduti -, compiute da funzionari pubblici al servizio dei cittadini, contribuendo a generare sfiducia nelle istituzioni e ad umiliarle, non possono essere liquidate con un semplice: “Ci si può sbagliare”, magari ricorrendo anche al pietistico: “Perché la gente ce l’ha tanto con Gaia?”. Ci sarà qualcuno che se ne occuperà? La movimentata assemblea, ricca di animati scontri verbali – hanno preso la parola anche il presidente Alfonso Baldi di “Acqua alla gola” e l’avvocatessa di Massa Francesca Galloni su costi, sprechi, perdite per tubature obsolete… -, si è conclusa con altri due punti fermi, che lasciano intravedere tempi non tranquilli nel futuro della vicenda. Il primo lo ha posto il sindaco, quando con decisione ha affermato: “Si rifaccia pure tutto l’iter in maniera corretta, ma i lavori dovranno andare avanti e portare beneficio anche a Fivizzano, non solo sotto forma di acqua”. Il secondo, con uguale determinazione lo ha espresso Riccardo Bini, in conclusione della serata: “Fate pure quello che volete, ma l’acqua da Pontevecchio non uscirà”. Avvisaglie di scontro, che riportano alla mente la lotta, giustamente vinta, per la discarica a cielo aperto, nei pressi di Cecina, contro cui “combatterono” lo stesso Bini e molti altri una trentina di anni fa. Andreino Fabiani