Incidenti in Toscana: urgono sforzi per far capire il valore della vita

Aumentano le vittime sulle strade della nostra Regione

04incidenteIn Toscana le cifre degli incidenti automobilistici sono tragiche e il livello di preoccupazione e di attenzione deve di conseguenza essere altrettanto alto. Nel 2017, nella nostra regione il numero delle vittime sulle strade è aumentato del 16% rispetto all’anno precedente, pur essendo gli incidenti diminuiti. Dalle patenti dei conducenti coinvolti in Toscana sono stati decurtati ben 190.130 punti, il 9% in più.
La causa maggiore sta nell’uso del telefonino mentre si è alla guida: una vera e propria patologia. Altri dati su cui riflettere sono il mancato uso delle cinture di sicurezza, lo stato di ebbrezza ed l’uso di stupefacenti. La Polizia stradale della Toscana ha denominato il 2017 l’anno delle “operazioni ad alto impatto”. Interventi che hanno consentito di effettuare controlli di legalità verificando coperture assicurative, pneumatici, revisioni ed altro ancora.
Ma c’è un paradosso: se i controlli aumentano, se scende in campo l’etilometro a segnalare l’abuso di alcol, se fioccano multe o altre sanzioni, c’è chi si lamenta per una severità ritenuta eccessiva. E che dire della guerra agli autovelox, croce degli automobilisti e delizia di chi incassa le multe, ma anche fonte di gran lavoro per avvocati, giudici di pace e tribunali amministrativi? Mentre si discute e ci si accapiglia, sull’asfalto si continua a morire.
Non si può accettare che questo sia il prezzo da pagare alla modernità e alla frenesia quotidiana che troppo spesso ci assale. La strada, un tempo luogo di ritrovo, oggi è sempre più luogo di morte e di preoccupazione. Tornando alle vittime ed ai feriti, molti sono i giovani. Servono, sì, nuove campagne informative ed educative nelle scuole per aiutare chi inizia a guidare un’automobile a prendere coscienza dei gravi rischi che si corrono.
Bisogna, però, evitare sterili moralismi: troppo facilmente si punta il dito contro i giovani, operando infondate generalizzazioni, enfatizzando un solo aspetto del problema come, ad esempio, “le stragi del sabato sera” all’uscita dalle discoteche. Generalizzare non aiuta a comprendere i problemi e, soprattutto, a elaborare risposte appropriate ed efficaci. I ragazzi vanno aiutati e sostenuti a riflettere e capire meglio su cosa è o non è il divertimento.
La famiglia, da parte sua, fa tutto il possibile per alimentare una cultura delle responsabilità, dell’equilibrio, del rispetto della vita propria e altrui? Noi adulti dobbiamo dare ai giovani esempi e testimonianze valide, qualcosa di più e di diverso dai vari oggetti all’ultima moda. Anche per quanto concerne l’educazione civica e stradale.
Urgono riflessioni e sforzi comuni perché la fatica dell’educazione non può trovare la scorciatoia del “colpevolizzare” se prima non si è fatto il possibile – politici, educatori, società tutta – per comunicare, ascoltare, camminare insieme. Camminare, non correre!

Ivana Fornesi