Il Corriere Apuano in aiuto alla popolazione del territorio nel periodo della Grande Guerra

03ApuanoDall’esame di tutti i numeri del settimanale Il Corriere Apuano dal 1914 al 1918 risaltano anche per il nostro territorio i disastri della guerra, è documentato il dibattito acceso tra neutralisti e interventisti. Redattori e lettori non erano su posizioni concordi. Di questo scontro ha fatto argomento della sua tesi di laurea Gisella Sanna: il C.A è stato tema anche di altre tre tesi (Luca Pini, Cristina Mazzei, don Francesco Sordi).
Allineato con la Curia Romana, il CA è neutralista. Il vescovo Fiorini, da cui mai si discosta, fa diffondere l’appello del papa alla pace e alla preghiera attraverso i parroci, tutti abbonati al settimanale. Inizia anche una cronaca sulla guerra nel quadro generale e locale che durerà fino alla sua conclusione.
Dominanti le posizioni neutraliste, ma gli articoli firmati “K” denunciano “i crudeli disinganni” della politica delle “mani nette” e del “parecchio” di Giolitti. La neutralità, oltre alla polemica politica era suggerita per l’impreparazione militare e per valutazioni geopolitiche. Capillare era il controllo del Prefetto e della Procura, anche delle omelie del clero.
È una neutralità armata. Il C.A. invita altri Comuni ad imitare il sindaco di Bagnone che ha disposto l’acquisto di buone partite di grano da distribuire gratis. Deliberano alcuni sindaci aiuto in denaro per famiglie bisognose con i propri cari richiamati. Con la guerra tutto cambia. Il vescovo Fiorini invita al dovere di servire la patria, così l’Azione Cattolica diocesana, articoli dicono la guerra “necessaria”. Il vescovo raccomanda di tenere alto il morale, pregare per la vittoria, confortare e curare i feriti.
Il C. A. comincia un puntuale servizio di informazione e sostegno morale e civile alle persone. Pubblica notizie pratiche: il corredo dei richiamati, le quote dei risarcimenti in denaro, come fare le domande di soccorso alle famiglie dei richiamati, come richiedere i rimborsi agli sportelli bancari; parla del rientro degli emigranti dai paesi in guerra, denuncia le speculazioni.
Esalta l’opera dei cappellani militari e diffonde l’invito del vescovo ai sacerdoti ad arruolarsi, sollecita a dare prestazioni gratuite di lavoro alle famiglie impoverite dalla partenza di uomini. Pubblica tante Lettere dal fronte, inviate al direttore perché porti ai familiari, spesso analfabeti, i saluti dei loro cari. Sull’autentico sentire dei soldati è prudente fare riserve dato che la corrispondenza è censurata.
Il CA arrivava in zona di guerra per abbonamento, veniva letto dai soldati con contentezza, dava molto conforto, è l’unico in Lunigiana a tenere alto il morale dei soldati e delle famiglie.
Da luglio 1915 si comincia a dare notizia dei primi caduti e sarà sempre più fitta la pagina dei nostri morti. Grande risalto è dato alla Nota del papa contro “l’inutile strage” che irrita il governo, compaiono spazi bianchi con scritto “censura”; della rotta di Caporetto poco si legge: il settimanale invita a fermezza e fiducia. Aumentano i disertori e il clero è chiamato a non aiutarli.
Le condizioni di vita per i civili peggiorano, l’anno più terribile è il 1917: c’è la fame che debilita e favorisce la spagnola (nel territorio pontremolese il massimo di vittime è a Torrano), aumentano i prezzi, si ordinano requisizioni. Viene pubblicata una dieta come prevenzione contro l’epidemia, si raccomanda igiene delle persone e delle case. A novembre 1917 il giornale apre una sottoscrizione per raccogliere fondi per i profughi. È narrata l’attività intensa della Misericordia che organizza una sezione di Crocerossine e dà cure ai feriti nel Seminario, ospedale militare di riserva con 230 letti.
Anche a Bagnone e a Filattiera sorge un Comitato di assistenza civile. Si informa su scambi di prigionieri, rimpatri, pensioni di guerra, su chi ha diritto e come fare domanda.

(m.l.s.)