Si riaccende il dibattito sulle aperture festive

Proposta dei Cinque Stelle per chiusure a rotazione nelle festività

48marketChissà se il tema delle aperture festive dei centri commerciali sarà uno dei temi salienti della prossima campagna elettorale. Sarebbe un’occasione proficua per un confronto collettivo sulla relazione tra tempo di lavoro e tempo libero e su come le persone coniugano il rapporto tra consumo e benessere. Ad accendere le micce è stato il leader politico del M5S, Luigi Di Maio.
Il vicepresidente della Camera, la settimana scorsa ha lanciato una proposta secondo la quale su dodici giorni festivi all’anno, sei devono essere di chiusura per i negozi. Questi giorni devono essere contrattati fra associazioni di categoria e i comuni ma garantiscono che il 25% degli esercizi commerciali a rotazione deve restare aperto. Nulla di radicale, quindi, e nemmeno lontanamente vicino alla prassi di diversi paesi dell’Europa centrale, dove i centri commerciali la domenica sono in generale chiusi.
C’è chi ha subito intravisto una strizzata d’occhio al mondo cattolico, che dalla pubblicazione dell’enciclica Dies Domini di Giovanni Paolo II, nel 1998, propone una riflessione sull’uso del tempo domenicale e festivo. Ma a favore della proposta grillina sono anche i sindacati, tra cui la Cgil, molto più vicina al movimento Liberi e Uguali, del quale uno dei leader, Roberto Speranza, ha però dichiarato, sorprendentemente, di schierarsi dalla parte dei “diritti” dei consumatori.
Secondo Di Maio “le liberalizzazioni selvagge di Monti e dei decreti Bersani hanno fallito. Hanno solamente spalmato su sette giorni lo stesso incasso che i negozi facevano prima in sei, con conseguenze sociali disastrose. I negozi sempre aperti dal lunedì alla domenica senza rotazioni e senza possibilità di chiusura hanno massacrato le famiglie degli esercenti che non si riposano più. I bimbi devono crescere a contatto con i loro genitori”.
Dichiarazioni che arrivano in una fase congiunturale in cui, nonostante la timida ripresa economica, la grande distribuzione mostra una riduzione dei fatturati, in Italia come all’estero: segno di una inversione di tendenza nelle scelte dei luoghi di acquisto.
Il tutto mentre il 22 dicembre i lavoratori della grande distribuzione cooperativa (i dipendenti di Coop e Conad, per citare le realtà maggiori) incrociano le braccia in uno sciopero per il rinnovo del proprio contratto di lavoro, spalleggiati dai colleghi di tutto il settore della grande distribuzione, per ottenere il rinnovo del contratto di lavoro: una data all’apice dello shopping natalizio, che non mancherà di fare discutere su quale equilibrio possa essere trovato tra il diritto – costituzionalmente garantito – al riposo e alla conciliazione dei tempi domestici e di lavoro e la pretesa (perché di diritto non ancora si tratta) di fare acquisti anche nei giorni festivi.

(Davide Tondani)