
Annata da record per la raccolta e la qualità del prodotto
Per quanto concerne la raccolta delle castagne, negli ultimi anni si è registrato un forte calo di produzione causato dal cinipede galligeno. Oggi, grazie alla lotta biologica finanziata dal Ministero dell’Agricoltura per contrastare la diffusione dell’insetto con l’antagonista naturale “torymus sinensis” e all’autodifesa delle piante stesse, si può parlare di una tangibile ripresa che, in diverse zone, ha raggiunto anche il 70% circa di castagne raccolte rispetto al periodo pre crisi. Per l’annata 2017 questi risultati sono stati favoriti da una grande fioritura primaverile, seguita da un’ottima allegazione dei frutticini, fino ad arrivare ad agosto con le piante che, nonostante la prolungata siccità, mettevano in bella mostra le loro chiome ricurve sotto il peso dei ricci. La nostra vallata ha alle spalle una storia millenaria legata alla raccolta e alla lavorazione delle castagne: lo testimoniano i molti metati presenti nelle varie proprietà, ormai andati distrutti. Da qualche tempo la castanicoltura sta avendo grande sviluppo non solo a livello nazionale, ma anche mondiale: Cina, Corea, Turchia, Grecia… impiantano ogni anno centinaia di ettari a castagno. In Italia, purtroppo, si fanno pochissimi nuovi impianti, anzi, in assenza di una politica specifica sulla montagna, questo settore che sarebbe primario per la gestione e la cura dei boschi, è in stato di abbandono. Occorrerebbe, invece, guardare avanti e fare proposte per un effettivo rilancio della castanicoltura e dei territori montani che hanno il castagno come risorsa principale. Una pianta preziosa perché i frutti sono utilizzati come alimento; foglie e corteccia sono impiegate come rimedio naturale, mentre il legno è di ottima qualità per la costruzione di mobili. In cucina le castagne sono usate in vari modi: crude, cotte, essicate o come farina. Dal punto di vista nutrizionale esse corrispondono ad un alimento qualitativamente importante, soprattutto grazie all’elevata percentuale di amidi che si integra con un buon contenuto di grassi, proteine, sali minerali e vitamine. Da non dimenticare, per le sue caratteristiche peculiari, il miele di castagno. Esso è il più indicato per le persone anemiche e per chi soffre di affaticamento e di astenia.
Entriamo nel laboratorio dei fratelli Malatesta, situato lungo la strada che da Vico porta a Treschietto, per “tastare” il polso della situazione riguardante il raccolto delle castagne terminato da poco. Incontriamo Stefano ed Elisa, che hanno ereditato dal padre Sergio non solo l’attività, ma anche la passione, la determinazione e la creatività tanto da essere, ormai, dopo la chiusura di altri laboratori lunigianesi, i maggiori produttori della farina che porta il marchio “Alta valle del Bagnone”. Con soddisfazione, ci parlano di una annata da record: “Abbiamo ritirato circa 450 quintali di castagne verdi tramite i raccoglitori di Vico, Treschietto, Pastina, Jera, Compione. Ci sono state persone che sono riuscite a raccogliere ben 25 quintali a testa: un guadagno considerevole, visto che il prezzo di un quintale è di cento euro. Proprio per questo i raccoglitori sono aumentati e, in assenza di altre attività, comprendendo giovani e meno giovani. Inoltre, per la prima volta, ci siamo spinti nella zona di Pontremoli, in particolare nella frazione di Torrano”. Le castagne sono in generale sane e è prevista una produzione di circa 150 quintali di farina di qualità garantita. Il prezzo di vendita più probabile è di 10 euro al chilo. “Abbiamo già molte richieste, aggiungono, ed il nostro prodotto, che comunque porterà lontano il nome della Lunigiana di cui siamo orgogliosi, verrà venduto in catene di negozi famosi ed apprezzati”. Da pochi giorni è entrato in ditta il nipote Davide: una scelta, la sua, nel segno della tradizione familiare, che permette al laboratorio di guardare al futuro con energie nuove. Un futuro già avviato da tempo con la produzione le verdure grigliate sottolio e marmellate di cipolla e di zucca. “Tutto ciò, concludono, ci permette di garantire il lavoro ai nostri bravi dipendenti in tempi non facili”. Nell’aria uno stuzzicante aroma di caldarroste che rimanda alle nostre radici montanare ed al tempo in cui il castagno era davvero “l’albero del pane”. Ivana Fornesi