Novembre è il nuovo termine per la sua inaugurazione
Era la fine di gennaio del 2010. Pontremoli si preparava a festeggiare San Geminiano e, assieme al suo patrono, celebrava anche un altro evento. L’annuncio che il progetto per la realizzazione dell’ascensore, che da Porta Parma avrebbe condotto i turisti direttamente al Castello del Piagnaro per visitare il Museo delle Statue Stele, era stato inserito in un protocollo di intesa siglato tra Regione, Ministero dei Beni Culturali e istituti bancari individuando finanziamenti per 1,5 milioni di euro. Sono passati oltre sette anni da quella data ed ancora si è in attesa che l’ascensore sia operativo. Siamo, come si suol dire, agli “sgoccioli” ma comunque bisognerà aspettare la metà di novembre, come ci ha riferito l’assessore ai lavori pubblici Gianmarco Corchia, per vedere l’ascensore per la prima volta carico di turisti.
“L’ascensore di per sé è funzionante – sottolinea Corchia – devono essere ancora installate le telecamere interne per il controllo della sicurezza. Deve poi essere collegato l’impianto di scarico dei fumi e montato il controsoffitto in legno. Poi, dopo i controlli di sicurezza, l’ascensore potrà definirsi pienamente operativo”. Benissimo, ma certo rimane il dubbio che forse si poteva concludere prima, anche perché gli annunci si sono troppe volte scontrati con la realtà dei fatti. Non che siano mancate le problematiche e le lungaggini burocratiche. Perché una cosa è avere i finanziamenti sulla carta, altro è trasformarli in “moneta sonante” come hanno imparato a loro spese prima l’amministrazione Gussoni (con il grande impegno dell’allora assessore alla cultura Caterina Rapetti) e poi la giunta Baracchini, con la sindaca che si è spesa in prima persona per portare a casa il risultato. E tra i tanti “bastoni tra le ruote” di questo progetto, c’è senza dubbio anche il ricorso presentato da una delle ditte partecipanti per ottenere l’annullamento del bando di gara per presunte irregolarità, sbloccato solo dopo la sentenza del Tar Toscana che ha bocciato il ricorso.
Messi questi inconvenienti alle spalle, e siamo al febbraio 2015, sono arrivati gli operai della ditta Ambrogetti di Brescia nello spiazzo di Porta Parma ed hanno cominciato i lavori (cui fa riferimento la foto in alto). “Un anno” il tempo previsto per la conclusione dell’opera. Bisognerà invece aspettarne uno e mezzo, settembre 2016, non per il termine dei lavori ma per la conclusione dei lavori di scavo con la creazione quindi di un unico passaggio che collega Porta Parma al Castello del Piagnaro. Un ritardo, la giustificazione, legato ad una roccia molto dura che ha costretto alla creazione di un’apposita fresa per permettere l’avanzamento degli scavi. Scusante che può convincere fino ad un certo punto, visto che è impensabile credere che si sia iniziato a scavare senza avere un’idea sulla tipologia di roccia su cui si andava a lavorare.
A quel punto, però, la strada sembrava davvero spianata e l’annuncio era lapidario: “Lavori conclusi entro 3-4 mesi”, anche se, in realtà, si pensava alla primavera 2017 come periodo più propizio all’inaugurazione. Invece, come si diceva sopra, siamo ancora qui ad aspettare. E non ci sarebbero state particolari difficoltà in questa fase dei lavori, come ci riferisce l’assessore Corchia, se non le normali problematiche che, inevitabilmente, si incontrano in opere complesse come questa. L’unica complicazione di un certo peso è consistita nelle difficoltà con la coibentazione (ovvero l’isolamento di due aree con differenti condizioni ambientali) del foro. Così si è conclusa un’altra stagione estiva senza che i visitatori abbiano potuto utilizzare l’ascensore. Di contro, fa davvero piacere che il Museo, con la sua nuova esposizione, stia raccogliendo consensi e numeri di presenze davvero importanti. Ma l’area che, oltre alle due piazze, dovrebbe sfruttare “l’indotto” di questo flusso, soprattutto con l’avvio dell’ascensore, ovvero via Garibaldi, rimane tristemente vuota, specie nel tratto che va dalla chiesa di San Nicolò fino a Porta Parma. È evidente che si tratta di una situazione di abbandono che arriva da lontano e non è facile da invertire. Ma c’è bisogno di provarci anche per rendere più concreto l’importante incremento di presenze turistiche legate al Museo delle Stele. (r.s.)