L’ideologia al tempo dei social network

socialI social network continuano a colpire: questa volta a farne le spese sono stati, in situazioni completamente diverse, don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro in diocesi di Pistoia, e mons. Italo Castellani arcivescovo di Lucca. Tutto nasce da due foto postate su Facebook, uno dei social network più usati.
A Vicofaro il parroco ha pubblicato foto di giovani senegalesi, nigeriani e gambiani in piscina durante una giornata premio per il lavoro svolto come cuochi e camerieri per la onlus “Gli amici di Francesco”. Molti hanno apprezzato, complimentandosi per l’impegno nell’accoglienza dei migranti, ma non è mancata la solita valanga di insulti, offese e minacce.
Non poteva mancare l’intervento del solito Salvini, che alzava così i toni agguerriti dei supporters: “Questo Massimo Biancalani prete anti-leghista, anti-fascista e direi anti-italiano, fa il parroco a Pistoia. Non è un fake, è tutto vero! Buon bagnetto”. Forza Nuova non poteva restare indifferente di fronte alla sfacciataggine di chi aveva il coraggio di dare una giornata di gioia a persone che hanno alle spalle vite disgraziate: infatti è subito arrivato l’annuncio che la domenica successiva si sarebbe presentata in chiesa per “vigilare sulla dottrina” del prete. Era una chiara intimidazione.
Ma non solo. Don Massimo ha anche pubblicato, sempre su Facebook, la foto delle biciclette dei migranti bucate dopo gli insulti. Il vescovo, mons. FaustoTardelli, ha sostenuto il parroco; il vicario generale ha concelebrato quella liturgia nella quale il parroco è stato sostenuto dalla popolazione e nella quale il parroco è andato a stringere la mano ai “vigilantes”. Naturalmente la cosa ha avuto anche un seguito imbarazzante per le prese di posizione dei vari partiti anche a livello regionale.
Diversa è la situazione in cui si è venuto a trovare l’arcivescovo di Lucca. Allo stadio c’era la presentazione della Lucchese. Il vescovo è solito partecipare a questo tipo di manifestazioni, concedendosi alle foto ufficiali e anche a quelle con le persone che lo richiedono. Su facebook compare un’immagine del vescovo con un gruppo di tifosi che fanno il saluto romano. Non sembra proprio che il vescovo penda da quella parte politica per cui si pensa che egli sia stato oggetto di una specie di “agguato”. Fatto sta che la foto fa il giro del web, con i soliti beceri commenti, e viene fatta oggetto dell’attenzione di “Lucca antifascista”, che afferma che i tifosi della foto fanno parte del gruppo fascista “La meglio gioventù”, che vi sono personaggi coinvolti in vicende di squadrismo, che forse il vescovo è all’oscuro di ciò che accade in città perché “vive nel suo palazzo fregandosene di fascisti e aggressioni… e che dovrebbe ripudiare in quanto sacerdote e soprattutto come essere umano certe ideologie…”.
La nota trasuda odio e rancore. Il vescovo forse ha commesso una ingenuità. Ma l’anticlericalismo che nei due casi emerge rende evidentemente ciechi. Un vescovo, a parte il saluto romano, ha non solo il diritto, ma anche il dovere di stare con la sua gente senza chiedere la fedina penale. Gesù Cristo era accusato di stare con i pubblicani e con i peccatori e sulla croce non aveva una buona compagnia… e gli affamati e gli stranieri, nei quali si riconosce, non erano amati neppure ai suoi tempi!
Ancora una volta la comunicazione – soprattutto quella che utilizza i social network – rischia di diventare un mostro nefasto e disumano che dà sfogo agli istinti più bassi… e la vita del prete diventa sempre più complicata.

Giovanni Barbieri