
Forti polemiche tra maggioranza e opposizione sui provvedimenti annunciati dall’Asl

Sanità lunigianese e ospedali del territorio (quello di Pontremoli in particolare) a rischio depotenziamento sotto l’attacco dell’Asl? La risposta è ‘sì’, almeno secondo i sindaci di centrodestra della Lunigiana. Il caso è emerso durante l’assemblea della Società della Salute, svoltasi martedì scorso ad Aulla. In pratica il dottor Cenni dell’Asl Toscana Nord Ovest, alla presenza della dirigente Maria Teresa De Lauretis, ha fatto calare una doccia gelata sui primi cittadini lunigianesi, annunciando il progetto di accorpare il reparto di Rianimazione e Anestesia dell’ospedale di Pontremoli al NOA di Massa. La struttura lunigianese diverrebbe così da complessa a semplice (senza primario sul posto) sotto la direzione del dirigente medico Marco Mariotti. Un progetto che ha fatto scattare la rabbia dei sindaci Lucia Baracchini (Pontremoli), Filippo Bellesi (Villafranca), Matteo Mastrini (Tresana) e Pier Luigi Belli (Licciana Nardi), che hanno annunciato l’intenzione di dare vita a manifestazioni di protesta contro questo progetto che, oltre a ridimensionare l’ospedale, avrebbe effetti che inevitabilmente si ripercuoterebbero anche sul Pronto Soccorso. Ma dall’Asl provano a tranquillizzare gli animi: “Gli stabilimenti ospedalieri di Pontremoli e Fivizzano – spiegano in una nota – continueranno a poter contare su una struttura di Anestesia e Rianimazione. Si tratta tra l’altro dell’unico caso di presidio ospedaliero presente in zona disagiata in cui è presente un servizio di questo genere. Grazie a questa riorganizzazione del servizio di Rianimazione – prosegue – e al lavoro in rete con l’Ospedale Apuano, verrà sempre garantita la presenza del personale medico necessario per gli ospedali di Pontremoli e Fivizzano. Dunque, ci sarà un’équipe di medici anestesisti che, nel sistema della turnazione, si muoverà tra la costa e la Lunigiana e permetterà di avere anche negli ospedali più piccoli personale di notevole esperienza e con casistica più complessa”. La vicenda è divenuta poi politica e sono cominciati a volare gli stracci, soprattutto tra i rappresentanti del Pd pontremolese della lista “Open Pontremoli” e la maggioranza consigliare di “Cara Puntremal”. I rappresentanti di minoranza (Mazzoni, Sordi e Petriccioli) sostengono come “il servizio ai cittadini è mantenuto e collegato con il Centro di riferimento. Chiunque sostenga che questo sia un depotenziamento del nostro Ospedale non dice la verità e non fa del bene alla nostra terra”. E aggiungono che in realtà, per la sanità locale, “l’Amministrazione di Pontremoli non ha mai avuto un progetto, non è stata mai in grado di formulare una proposta finalizzata al bene del territorio”. La replica, firmata a due mani da Jacopo Ferri e Matteo Mastrini, evidenzia che “aver definitivamente perso l’unità operativa complessa di rianimazione, che la dottoressa Lea Fabbri tanto bene aveva gestito fino al suo pensionamento, è un depotenziamento vero e proprio dell’ospedale di Pontremoli ed è uno dei tanti tasselli che purtroppo provano quanto scarsa sia la volontà, anche del Pd locale, di porre rimedio ed argine alle pessime intenzioni della De Lauretis circa le sorti della nostra sanità e del nostro Ospedale”. Insomma come al solito la sensazione è che, come i polli di Renzo, i politici continuino a beccarsi tra loro mentre il territorio si sta sempre più impoverendo. Del resto, l’accorpamento deciso dell’Asl è un atto figlio della determinazione della De Lauretis che in questi anni ha sempre ribadito che non sarebbe stato rimpiazzato il primario di Rianimazione perché questo non era previsto nei Patti Territoriali. Bisogna riconoscere che il Consiglio comunale pontremolese, nella sua interezza e a più riprese, ha chiesto all’Asl che si provvedesse con la nomina di un nuovo primario, andando sempre a cozzare contro porte chiuse. A dimostrazione del poco peso specifico, sulla questione, dell’una e dell’altra parte politica. Viste queste premesse, aver evitato, per ora, la chiusura del reparto non è un risultato malvagio. Ma certo la sensazione che queste razionalizzazioni siano le premesse per delle chiusure rimane, anche perché l’Asl non ha mai fatto sconti quando ha visto la possibilità di ridurre i costi della spesa sanitaria. E come sempre saranno i cittadini più lontani, i più disagiati, a pagare il prezzo più alto. Con buona pace di chi blatera di salvaguardia della montagna. (r.s.)