Aulla: il declino di una città

Mentre ci si avvicina al voto una riflessione su come sia cambiato il volto della città negli ultimi 60 anni. Una città in agonia con tante emergenze che avrebbe bisogno di unità e condivisione e non di sterili battaglie personalitiche.

Pochi centri della Lunigiana danno l’esatta impressione di una rapida rinascita e di un irresistibile, ascendente sviluppo come Aulla. Posto quasi al centro geografico della media Val di Magra, esso fa chiaramente capire che soltanto felici condizioni topografiche, validamente potenziate da un appropriato sistema stradale e ferroviario, possono creare notevoli centri di gravitazione commerciale e quindi determinare il rapido e quasi miracoloso sviluppo di modeste borgate in veri e propri empori e centri di traffici e scambi .

Panorama di Aulla
Panorama di Aulla

A scrivere queste parole, giusto sessant’anni fa, era Augusto Cesare Ambrosi, salutando il completamento della ferrovia Aulla–Lucca, avvenuto nel 1957: negli anni del boom economico furono le lungimiranti visioni del sindaco Sergio Lupi a portare ad Aulla i più importanti servizi territoriali, le sedi di uffici comprensoriali, il Liceo Classico e a costruire il Centro Scolastico Sportivo e fondare la Biblioteca nel nuovo palazzo comunale. Nei decenni successivi Aulla, tranne sporadiche occasioni, è stata vittima di progressive speculazioni edilizie che hanno invaso del tutto l’area esondabile e hanno mostrato attenzione più agli affari che ad una crescita urbanistica ordinata, nel rispetto della natura e di un minimo di attenzione per una decente coerenza stilistica. Gli architetti del prestigioso studio d’architettura Spadolini di Roma, in occasione della Mostra 100 Comuni della Piccola Grande Italia voluta da Craxi, non poterono fare a meno di commentare: “Certo che i nostri colleghi vi hanno trattato proprio male!”. Aulla ha patito sinora crisi politiche originate da personalismi, da ambizioni di personaggi in grado di portare pacchetti di voti e che ovviamente, ad elezioni avvenute, hanno chiesto regolarmente che fosse pagato il conto, minacciando e provocando crisi che hanno portato nel volger di pochi anni a tre commissariamenti. Ma che Aulla sia una città in agonia che ha bisogno di cure e di impegni straordinari il più possibile condivisi, lo provano anche il disamore che c’è all’interno dei partiti, il proliferare delle liste, la trasandatezza di strade piene di buche, di erbacce che crescono ovunque, una fortezza ed un museo chiusi, un arredo urbano inesistente, scuole ancora da realizzare, una muraglia della quale non si intuisce a cosa effettivamente possa servire, a come sarà completata e armonizzata con la città. Ora che sarebbe necessaria un’intesa ampia che, al di là delle diverse ideologie, avesse l’intelligenza di stendere un credibile programma di rinascita, come i naufraghi del Titanus, i partiti ballano, le liste si moltiplicano e intanto la città sprofonda. È un’immagine che richiama alla mente quel malizioso (ma non troppo) osservatore che secoli fa prendeva in giro i Malaspina, descrivendoli intenti a contendersi una pelle di fico, mentre tutto intorno il mondo e la politica cambiavano. Chiunque vincerà la prossima competizione elettorale avrà di fronte prima di tutto il compito di ricostruire un dialogo sincero e onesto tra le forze politiche e le realtà sociali perché senza una condivisione di intenti e l’unione sincera di sforzi comuni, Aulla non ritroverà quello slancio che, nel 1957, l’indimenticabile Augusto C. Ambrosi intravvedeva. Alimentando risentimenti, fame di affari, desideri di rivincita e di vendette si raccolgono, forse, consensi elettorali, ma non si ricostruisce quel tessuto sociale, quella “voglia di fare” e quella vivacità culturale dei quali Aulla ha un grande bisogno, per non accentuare un declino che, al momento, sembra inarrestabile.

Riccardo Boggi