

Un tempo, quando il nostro calcio riusciva a crearsi spazi importanti nel panorama dilettantistico al punto di farci sognare fino alla fine, la pausa pasquale veniva quasi benedetta perché dava il tempo di tirare il fiato e di elucubrare sulle possibili prospettive che restavano ancora aperte in vista della toccante volata finale. Nei quattro, cinque tornei nei quali eravamo coinvolti gli spazi per creare l’attesa, in positivo o in negativo, avanzavano sempre, per cui, anche di fronte ai pranzi luculliani del lungo riposo primaverile avanzava sempre un momento per pensare a quello che sarebbe potuto succedere alla ripresa delle ostilità, per riflettere sui possibili raccolti e su quanto sarebbe stato possibile prevedere per il futuro. Da qualche anno, con le debite eccezioni ovviamente, il quadro si è appiattito pesantemente e quello che resta del nostro calcio difficilmente si trova a competere per raccogliere quello che da sempre è nelle attese delle tifoserie che, bontà loro, non smettono certo di sperare, ai più diversi livelli, di vedere succedere qualcosa di importante. Per restare nel presente, poi, il quadro è addirittura avvilente perché nei fatti, nonostante una stagione di un qualche interesse con guizzi che lasciavano intravedere la possibilità di ricavarne qualcosa di buono, rischiamo di restare a bocca completamente asciutta. La cosa che amareggia di più, infatti, è che, ripercorrendo gli eventi, non possiamo non prendere atto del fatto che le nostre, in qualche modo si sono ritagliate spazi di un certo interesse, inducendo spesso a sogni che si sapeva bene restassero tali solo sulla carta.

La stessa Pontremolese, per nulla accreditata di possibilità di ripresa per elezione, in quanto concentrata nella intenzione di disputare una stagione di crescita in vista dell’appuntamento topico previsto tra un paio d’anni, a un certo punto ci ha fatto sperare di potere entrare con pieno merito nell’élite del torneo di Promozione, magari votandosi a disputare il torneo finale solo per il gusto di provare a verificare quali potessero essere le prospettive a venire. Il tutto fino a Natale, perché alla ripresa il giocattolino si è rotto confermando le tante perplessità di sempre, soprattutto l’endemica difficoltà a costruire qualcosa di positivo in casa, che resta ancora oggi lo scoglio più difficile da superare per agguantare in anticipo la salvezza. Il problema più serio, infatti, per gli azzurri resta che, a 270 minuti dalla conclusione, nulla è deciso e il quadro non sarebbe dei più rasserenanti se, per una volta, proprio il difetto anzidetto non ci venisse incontro, per cui guardiamo alle due trasferte residue, su tre incontri, speranzosi che diano quanto necessario, senza confidare affatto nel turno interno, per il quale ci avanza solo la possibilità di essere smentiti pesantemente. Non è stato certo dammeno il Serricciolo che ci ha fatto sognare ancora più a lungo, per convincerci che l’ipotesi di una crescita di fatto potesse essere qualcosa di assolutamente concreto. Le cose, anche qui, sono cambiate con l’anno nuovo, quasi che i freddi di stagione abbiano gelato velleità che parevano evidenti, per proporre una squadra difficile da inquadrare, capace di imprese incredibili e di crolli inspiegabili fino ad uscire definitivamente dal giro importante e restare nel limbo delle squadre ormai sazie per quanto dato e l’occhio già al futuro. Potremmo dire che la formazione di Andreazzoli sia stata la delusione più cocente di tutto il panorama perché, davvero, a un certo punto, era diventata il punto di riferimento di tutto un sistema e, quindi, l‘elemento positivo cui guardare per un eventuale effetto domino. Il tutto, allora, come sempre, si è trasferito sulla Seconda che, anche solo per una questione di numeri, è destinata da tempo ad essere il catalizzatore delle attenzioni più importanti del nostro calcio. Inutile ripetere che probabilmente questo è il livello nel quale riusciamo a gestrici meglio, che è tutto dire, ma anche qui, nonostante per lunghi frangenti riusciamo a recitare diversi ruoli da protagonisti, fino ad arrivare a credere che il premio finale sia una cosa scontata e quasi acquisita per diritto, non appena si profila il momento della raccolta ecco che tutto crolla e, come al solito, rischiamo di restare con la bocca asciutta.

Quest’anno, poi, stiamo rasentando il paradosso perché il Monzone prima ed il FilVilla poi hanno tenuto a lungo il controllo della situazione tenendo a bada le avversarie più pericolose, per mollare la presa proprio quando bisognava uscire allo scoperto con la dovuta decisione. Ora, a due turni dalla fine, i giochi praticamente sono fatti. La promozione diretta resta un fatto tra Tirrenia e Torrelaghese e le nostre seguono a debita distanza per andare a confidare in quei play off che di solito non ci portano niente di buono. Con una evidente ed ineliminabile aggravante che, comunque vada, anche se le contendenti alla lotteria finale resteranno solo tre, le nostre dovranno affrontarsi in prima battuta e, quindi, una delle due resterà al palo, mentre l’altra avrà ancora l’impegno di superare chi è rimasto con l’amaro in bocca per una battaglia che non lascia assolutamente possibilità di stilare il pronostico, viste le recriminazioni che l’evento andrà a sottintendere, oltre al fatto che non c’è nessuna garanzia di fare il salto di qualità. Quindi, un bel dilemma, che ci vede partire fin d’ora con il piede sbagliato, tanto che l’interesse torna a scivolare con ben altra attenzione sulla sorte della Filattierese, impegnata com’è nella lotta per la salvezza, fattasi più concreta dopo avere messo a segno nelle ultime settimane un inseguimento all’ultimo respiro che ora deve assolutamente trovare la possibilità di concretizzarsi almeno in una battaglia aperta da risolvere sul campo. Inutile dire che non starà a noi decidere quanto potrà andare a succedere, ma solo il campo potrà regalarci quanto ci attendiamo oppure deluderci smaccatamente. Quello che pesa, come detto in avvio, è che dopo avere speso tante parole per dare il giusto peso ad una vicenda sportiva di cui abbiamo diritto di godere, nel gioco delle parti e nelle valutazioni indispensabili in fase finale non ci avanzi che questo, ovvero una minima speranza di guadagnare qualcosa ed un altra altrettanto esile di non perdere un’altra ruota di un carro sempre più sballonzolante. Anche perché, arrivando alla Terza il quadro addirittura rischia di mortificarci, specie in quell’impietoso confronto che da tempo la nostra povera provincia è riuscita a mettere in piedi assieme ai vicini di Lucca, da cui si ricava che davvero siamo l’ultima ruota del carro in tutti i sensi e che il possibile parallelo sulla qualità ci relega in un angolino che diventa difficile trovare per nasconderci. Dalle nostre, poi, una volta di più nemmeno il minimo indispensabile, con la delusione Mulazzo in vetta e le altre a seguire in un decalage che farebbe impressionare chiunque avesse la ventura di guardarsi indietro di qualche anno per ricordare vicende di ben altro sapore. E pensare che di Terza abbiamo vissuto e goduto per una marea d’anni, felici che il gradino più basso della nostra avventura fosse foriero di tante belle soddisfazioni, oggi purtroppo sparite quasi come la provincia di Massa Carrara.
(Luciano Bertocchi)