Una fitta trama di percorsi che portano alla scoperta di un’Italia minore, di borghi dimenticati, di un paesaggio che reca i segni del secolare lavoro dell’uomo
L’ultima adesione all’Associazione della Rete dei Cammini Storici e di Pellegrinaggio è venuta nei giorni scorsi dalla Diocesi di Vicenza e sono ormai ventisei le associazioni di “camminanti” e di ospitalieri di ispirazione laica e religiosa aderenti ad una rete che ha il compito di promuovere lo sviluppo degli antichi percorsi e l’assistenza ai pellegrini. “I cammini – ha detto la presidente della rete- Ambra Garancini – sono la cura giusta per il nostro futuro: camminare promuove la difesa dell’ambiente e il recupero di un rapporto corretto con la natura, della quale anche l’uomo fa parte”.
La Rete ha tra i suoi compiti proprio la valorizzazione dei cammini storici e di pellegrinaggio e la tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale e ambientale. Oggi, dopo il decollo pubblicitario (e non solo) della Via Francigena e del cosiddetto turismo sostenibile, si è sviluppata una fitta rete di percorsi che portano alla scoperta di un’Italia minore, di borghi dimenticati, di un paesaggio che reca i segni del secolare lavoro dell’uomo.
Qui in Lunigiana si intrecciano, già percorribili, almeno quattro itinerari: dalla più nota Via Francigena, lungo l’itinerario di Sigerico dalla Cisa al mare, alla più recente Via degli Abati da Bobbio a Pontremoli. Sta crescendo l’interesse per la Via del Volto Santo che raggiunge Lucca ed è meno conosciuta, ma con caratteristiche più spirituali di vero pellegrinaggio, la via del Cammino di Assisi, tracciata dai pellegrini che, provenienti dalla Francia, raggiungono l’eremo di Adelano di Zeri camminando lungo la Via dei Monti Liguri per scendere poi ad Aulla e sostare in preghiera nella chiesa, dove hanno lasciato in dono un quadro ( l’ottavo lungo il percorso) che rappresenta un brano del Cantico delle Creature.
Sabato 25, dopo il benvenuto di don Giovanni Perini dell’Associazione Amici di San Caprasio, si è parlato della gestione e del possibile futuro dell’ accoglienza pellegrina con particolare riferimento a quella rete di ospitalità religiosa che si identifica nell’Associazione “Ad limina Petri” promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per la quale è intervenuto il referente toscano don Domenico Poeta.
Nella nostra provincia sono proprio le parrocchie e le associazioni di ambito religioso a mantenete attivi i principali punti di accoglienza a libero donativo (capita frequentemente che le offerte lasciate siano poco più che simboliche) che si possono reggere solo grazie al volontariato, come bene hanno testimoniato Gianfilippo Mastroviti e Gabriella Sordi per l’ospitale di San Lorenzo Martire (ex convento Cappuccini di Pontremoli) e Gianfranco Angeloni per Aulla, che ha ufficializzato anche il notevole numero delle soste del 2016, quasi 2.500, con pellegrini provenienti da 46 nazioni diverse, anche extraeuropee.
Dopo Pontremoli e Aulla, i pellegrini trovano ospitalità religiosa a donativo presso don Marino ad Avenza, ma non sono pochi i pellegrini che sostano in alberghi, agriturismi e B&B, mentre stentano ancora a partire gli ostelli. Tutti hanno sottolineato lo scarso coinvolgimento dei residenti: nei paesi più piccoli capita talvolta che gli abitanti si prendano cura della pulizia dei sentieri, ma nella maggior parte dei casi si mostra indifferenza e talvolta si danneggia la segnaletica.
Eppure bisognerebbe riflettere sul fatto che, come scrisse George Steiner, “L’Europa è stata, e viene ancora camminata. Il cammino è un suo elemento fondamentale”.
(R. Boggi)