Dalla Garfagnana proteste per la giungla di autovelox in Lunigiana

Tanti visitatori “pizzicati” dalle macchinette per pochi km/h di infrazione
Un danno anche per il commercio visto che così si preferisce andare verso Lucca
Questo apre una riflessione sulla velocità commerciale che nel territorio ha poche alternative

Autovelox1Usare la strada in modo cosciente rispettando la propria vita e quella degli altri è lo spirito fondamentale dell’educazione stradale che, per fortuna, è entrata in tutte le scuole per un intervento precoce mirato a promuovere nei giovanissimi competenza e responsabilità alla guida di un mezzo di trasporto. La triade “uomo – veicolo – strada” è causa di troppi incidenti e di morti, per cui è giustissimo investire nella prevenzione e nell’applicazione delle regole poiché sacralità della vita e sicurezza stradale si intrecciano perfettamente. Tutto ciò, però, non giustifica la giungla degli autovelox posizionati in vari punti lungo le strade della Lunigiana. Croce degli automobilisti, soprattutto per quelli che, ogni giorno, si recano al lavoro, e delizia di chi incassa le multe e fonte di lavoro per avvocati, giudici di pace e tribunali amministrativi. Alle lamentele dei lunigianesi si sono unite, in questi giorni, anche quelle dei “cugini” della Garfagnana, tartassati dagli autovelox posizionati sulla ss 63: uno poco prima di Rometta e l’altro nel area industriale di Pallerone. Aulla è stato sempre un luogo frequentato dai garfagnini, che si recavano in questa città per spese varie, incrementando il commercio lunigianese, che di boccate d’ossigeno ne ha da sempre un gran bisogno. Ma le multe salate, con relativa decurtazione dei punti sulla patente, non invogliano ad entrare nel nostro territorio per cui, la maggior parte degli abitanti dei comuni più vicini a noi, come Piazza al Serchio e Minucciano, scelgono ormai Lucca o la Versilia per i loro acquisti. Più volte è stato sottolineato l’uso esagerato degli autovelox, che più che incidere sulla diminuzione degli incidenti stradali, danno l’impressione di servire solo per far cassa. Una riflessione da parte degli amministratori dovrebbe essere fatta, se i turisti asseriscono che, della Lunigiana, conservano l’amarezza e il peso delle contravvenzioni per aver superato di pochi km il limite previsto. Ma non è solo la statale del Cerreto a creare problemi agli automobilisti. Se si percorre la 62 della Cisa da Pontremoli a Sarzana, la prima cosa che balza agli occhi è il susseguirsi continuo della riga di mezzeria, associata a limiti di velocità che non superano praticamente mai i 60 km/h, per fermarsi ancor più spesso dieci km sotto. Striscia bianca continua significa che la strada è troppo pericolosa per permettere un sorpasso azzardato e, quindi, chi compie tale manovra è passibile, nel caso migliore, di una multa, oltre al ritiro di due punti della patente. Come dire che, se da Pontremoli a Sarzana un automobilista si trovasse davanti un mezzo che viaggia a non più di 40 km/h, può sperare di superarlo senza problemi appena sotto l’ex viale alberato di Filattiera, per parte del Ghiaione e subito dopo Villafranca. Meno di un chilometro sui 38 complessivi. Non è un’esagerazione? Oggi si è consapevoli che il tempo è danaro e che una velocità commerciale quanto meno discreta è essenziale per l’economia di un territorio. Se si considerano, poi, gli ingorghi spesso presenti al bivio di Caprigliola-Albiano (dove a breve dovrebbe essere realizzata una rotatoria ma anche lì siamo inpiena polemica) ed il divieto ai mezzi pesanti di attraversare il centro di Aulla, ci si accorge di quanto possa essere più vantaggioso lasciare l’antica statale per scegliere l’Autocisa, ma… Ma andare da Pontremoli con un automobile di pedaggio costa fino alla Spezia 4,80 euro, e fino ad Aulla 2,30 euro. Con un autotreno i costi salgono rispettivamente a 12,20 euro e a 5,80 euro. Anche il danaro è un valore e se i costi aumentano, anch’essi diventano disincentivo su un territorio che avrebbe bisogno sicuramente di sicurezza, ma molto meno di tentativi maldestri degli enti locali di fare cassa su chi ha l’avventura di attraversarlo. (i.f.)