Parla Dieudonné Nzapalainga, primo cardinale del Centrafrica. L’arcivescovo di Bangui è uno dei nuovi porporati creati da papa Francesco sabato 19 novembre nella basilica vaticana
Mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, è stato creato cardinale durante il Concistoro di sabato 19 novembre. Cinquant’anni il prossimo 14 marzo è stato nominato arcivescovo di Bangui da Benedetto XVI il 14 maggio 2012. Dal luglio 2013 è presidente della Conferenza episcopale della Repubblica centrafricana. Nel novembre 2015 ha accolto nella sua diocesi Papa Francesco che proprio a Bangui ha aperto la prima Porta Santa dell’Anno della misericordia. Impegnato in prima persona per il processo di pace nel Paese, nel 2013 ha partecipato, con il presidente del Consiglio islamico e il presidente dell’Alleanza evangelica a Bangui, alla fondazione della Piattaforma interreligiosa per la pace del Centrafrica. Sarà il primo cardinale del suo Paese. La Repubblica centrafricana è una terra cara alla nostra Chiesa. Lì, per molti anni è stato vescovo, a Bouar, mons. Armando Gianni, lì c’è la missione di Wantiguera fondata da don Adriano Filippi ed ora servita dalle Suore del Lieto Messaggio, lì hanno svolto la loro missione vari francescani lunigianesi tra cui P. Bruno Biagi e P. Antonio Triani.
Cosa significa questa nomina per la Chiesa centrafricana?
Il Centrafrica è un Paese povero, abbandonato, dimenticato. Ha conosciuto crisi a ripetizione, con un problema reale di malgoverno. La popolazione ne soffre le conseguenze. Ciononostante, il Santo Padre ha rivolto lo sguardo a questo Paese piccolo e povero, visitandolo lo scorso anno. Questa nomina dimostra che Dio non dimentica i piccoli e i poveri che hanno fiducia in Lui. Attesta l’impegno della nostra Chiesa per il dialogo finalizzato al servizio, alla riconciliazione e alla pace.
Questa nomina, dunque, la aiuterà a dar maggior forza ai suoi appelli per la pace e la riconciliazione?
Continuerò, insieme all’imam e al pastore, a lanciare appelli per la pacificazione nel contesto di un dialogo fraterno per la ricostruzione del Paese. Dio vuole servirsi della mia persona – insieme alle altre – per mantenere il popolo dritto, in piedi, e reattivo. Le nostre comunità hanno bisogno di punti di riferimento e di bussole per avanzare nella nebbia.
Con Papa Francesco ha aperto la prima Porta Santa del Giubileo a Bangui, ora sarà a Roma per la conclusione dell’Anno Santo come neo-cardinale…
Il Santo Padre, venendo a Bangui ad aprire la prima Porta Santa, ha compiuto un gesto storico. Non avevo previsto di trovarmi a Roma come cardinale al suo fianco. Sarò in maniera provvidenziale a Roma a nome di questa Chiesa della periferia.
Quali i frutti di questo Anno Santo per il suo Paese?
Abbiamo avuto elezioni presidenziali e legislative pacifiche e riconosciute da tutto il mondo. Sono cresciuti il rispetto e l’entusiasmo per la Chiesa cattolica. Quest’anno, più di 20 giovani iniziano il percorso propedeutico per la formazione per diventare sacerdoti. La vita è ripresa a Bangui e in tutto il territorio, nonostante gli attacchi dei nemici della pace.
Qual è la situazione nel Paese?
Si hanno notizie di nuovi scontri… La situazione del Paese rimane precaria a causa delle armi in circolazione. Sono di ritorno dalla città di Kaga-Bandoro dove il vescovado è stato dato alle fiamme. È stata un’occasione per ascoltare cattolici, protestanti, musulmani, autorità civili, gruppi armati. Un modo anche per calmare la tensione e invitare al dialogo. Tutti sono stati d’accordo nell’intraprendere questa strada. Ho acceso una fiamma e spetta adesso alla comunità locale mantenerla accesa.
(Intervista a cura di Vincenzo Corrado)