
Aleppo: da culla dell’umanità a città dove si soffre e si muore
Profumo di spezie e fruscio di seta e di damaschi erano le sensazioni suggerite nell’immaginario quando risuonavano i nomi di Palmira – la città dalle mille colonne, che dall’esteso deserto esplodeva col verde delle palme che le hanno dato il nome – e di Aleppo la ricca, già tremila anni prima di Cristo centro di vie commerciali e culturali tra Oriente e Occidente. Ora non più, da quasi sei anni infuria la ferocia di opposti, accaniti interessi economici e politici e non certamente religiosi, come si vuol far credere, alimentati dalle diverse interpretazioni dell’islam e molto dalle potenze occidentali e “dall’orso russo”.
Lo splendore del patrimonio archeologico in larga misura non c’è più, la guerra sta rompendo ogni argine e ha fatto suoi obiettivi strategici luoghi e istituzioni mai prima bombardati: gli ospedali e i convogli dei soccorsi umanitari. La strage dei bambini (l’età loro li fa innocenti), dei poveri, delle donne e dei vecchi è continua e non ha parole per dirla tanto è grave e grande. Dei circa 16 milioni di abitanti (13% cristiani) molti sono profughi per il mondo. Il grido di dolore che si manifesta congiunto con quello di papa Francesco al momento non riesce a fermare i massacri, manca la volontà politica per far vincere la pace, i governi dell’Unione europea sono impreparati a dare risposte unitarie, l’opinione pubblica prevalente resta indifferente o rassegnata all’impotenza. Le immagini di Aleppo – dove l’assedio posto dall’esercito del regime alla parte orientale controllata dagli oppositori (definiti “ribelli”) appoggiati dagli aerei statunitensi, sempre più distrugge persone e cose, obbliga alla fuga, fa morire per fame – sono cumuli di rovine del tutto gravi come quelle dei nostri paesi distrutti dal terremoto. Ma Aleppo è lontana, non è un pensiero dominante in noi, nelle stanze della politica, dell’ONU. In Siria, ad Aleppo si è avviato lo sviluppo dell’umanità. Qui nacquero l’alfabeto, la ruota, la ceramica. Qui si imparò a coltivare il frumento, fu scoperto il rame, si impararono gli elementi che permisero il passaggio da una vita nomade di caccia e raccolta all’agricoltura, si svilupparono le prime civiltà urbane, fu emanato il codice giuridico di Hammurabi. La prima delle sette diverse stratificazioni della Cittadella di Aleppo testimonia che il sito era abitato già nel III millennio a.C. e divenne centro commerciale importantissimo, privilegiato dall’essere sulle vie tra Mesopotamia, Mezzaluna fertile ed Egitto, tra mar Mediterraneo e la Via della seta. Il suo “suq” è stato un enorme mercato internazionale esteso per 12 km di dedali di vie ricolme di bei prodotti di artigianato di antica tradizione. Aleppo ha conosciuto il governo di tanti popoli (babilonesi, assiri, greci, romani, bizantini, arabi, mongoli, crociati, mamelucchi, turchi ottomani). La I guerra mondiale, voluta dalle potenze europee per spartirsi il vacillante Impero turco, portò Inghilterra e Francia a definire la carta politica dell’area mediorientale: la Francia prese il controllo della Siria storica (con Libano e Palestina). Nonostante la dichiarazione dell’indipendenza ufficiale, questa arriverà solo nel 1946, ma con crisi parlamentari fino al governo totalitario degli Assad tuttora al potere, che combatte insieme alla Russia contro i “ribelli”, oltre che contro i fondamentalisti dell’Isis e anche contro i curdi con appoggio della Turchia, paese della Nato che da pochi mesi ha cambiato in amichevoli relazioni coi russi da sempre pessime.
Maria Luisa Simoncelli