
Le associazioni di volontariato come risorsa per un’inversione di tendenza

Recenti studi storico-demografici del Dipartimento di medievistica dell’Università di Pisa, presentati in un recente convegno tenuto a Casola e riguardanti anche il paese di Luscignano, prevedono una brutta fine per questo paese, ma, in generale, a far data all’incirca dalla metà del secolo attuale, per molti borghi dell’Appennino. Sembrano, infatti, destinati allo spopolamento e all’abbandono e ad essere annoverati, a lungo andare, tra quelli destinati a suscitare l’attenzione della ricerca archeologica. Alla stessa conclusione approdano i rapporti pubblicati dai più autorevoli centri di ricerca, nazionali ed internazionali, che parlano di “aumento della povertà, del declino demografico, del peggioramento della qualità del paesaggio,delle migrazioni per l’estero, del degrado della vita verso la solitudine e la marginalità”. Chi vive nei paesi della Lunigiana non può che constatare questa realtà. Tra le quasi 100 frazioni del Comune di Fivizzano in alcune vive un solo abitante, in altre non più di 10. All’interno di questo quadro poco incoraggiante per il futuro, tuttavia, “è possibile rintracciare alcuni elementi positivi, veri e propri spazi di resistenza che, se debitamente valorizzati, possono diventare occasioni di spinta per contenere il declino e invertire la rotta” (Quaderni CESVOT, 75). Alimentano questa speranza gli autori dello studio citato – Berti, Bilotti, Nasi -, che li individuano nell’associazionismo di volontariato ed in alcune caratteristiche degli stessi territori decentrati. È vero, affermano, che dalle aree fragili, povere di servizi, con una scarsa dotazione di infrastrutture, con strade piene di curve e di buche, non si è fatto altro che scappare negli ultimi 50 anni; però, a fronte del degrado demografico, è possibile trovarvi un’importante ricchezza, in termini di “qualità ambientale, di risorse sottoutilizzate, di identità e culture gelosamente custodite, potenziali occasioni di ripopolamento e di creazione di stili di vita che possono soddisfare i diversi bisogni”.
Campagna, insomma, può non significare arretratezza, grazie anche all’azione di un moderno volontariato. E il testo cerca di dimostrare, attraverso la verifica dei ricercatori dell’Università di Siena, che, in tre aree rurali toscane – Casentino, Colline Metallifere, Amiata – l’associazionismo di volontariato è stato in grado di “rappresentare un’opportunità per trasformare il potenziale inespresso di quei territori”. I risultati sono stati molto incoraggianti. Questi riferimenti, che, ovviamente, rimandano, per i necessari approfondimenti, alla lettura del “Quaderno”, ci sono sembrati cogliere appieno nel segno di quello che dovrà – meglio avrebbe già dovuto – essere il progetto per far fronte all’abbandono dei borghi. Il momento, a nostro giudizio, è oltremodo propizio. Alcuni segnali, che provengono proprio dal volontariato, ci suggeriscono questa affermazione. Un esempio recente ci è stato dato dalla associazione del Presepe vivente di Equi Terme. Manifestini e appelli sui social chiamavano in aiuto gli abitanti e le varie associazioni della vallata, perché sembrava che non ci fossero più i numeri e le forze per riorganizzare quella che, a ragione, è considerata la più grande e caratteristica rappresentazione del Presepe vivente. Ma i giovani del paese hanno avuto uno scatto di orgoglio. Si sono riuniti e, dopo aver chiamato a raccolta anche i loro coetanei residenti altrove, hanno dato vita ad una nuova associazione, che garantirà la continuità dell’importante iniziativa. Qualcosa di simile è avvenuto a Monzone, dove la locale Società calcistica rischiava di non rinnovare l’iscrizione al campionato, dopo oltre 50 anni di continua attività. Grazie ad alcuni giovani calciatori sono stati “rimessi in movimento” appassionati di ogni età e provenienza, ma “legati al Monzone”, che continuerà ad essere presente in Seconda categoria Toscana. Due esempi che sono testimonianze di attaccamento al proprio paese, alle sue tradizioni e che esprimono la volontà di restare, certo in condizioni di vita migliori, sotto tutti i punti di vista, compresi i servizi e le idee offerte dalle associazioni di volontariato. Un ruolo fondamentale l’hanno, però, le Amministrazioni locali. I prossimi amministratori non potranno non porre al centro dei loro programmi la sorte delle aree fragili, come il volontariato, non pensare ad un vero e proprio “ welfare rurale”. Quante energie racchiudono tutte le associazioni impegnate in iniziative a valorizzazione e a difesa del loro paese, da Fivizzano a Sassalbo, a Mozzano, Ceserano, Agnino, Gassano, Bardine di San Terenzo, Soliera, Vinca, Mezzana, Gragnola, Monzone, Equi, Tenerano, Moncigoli, Viano, Cecina….! Se sprigionate e ben indirizzate, in aggiunta alle pur importanti manifestazioni e sagre, non potrebbero ribaltare le sorti dei piccoli paesi e dell’ambiente circostante? Riteniamo che potrebbe avvenire, specialmente se non sarà dato spazio alle improvvisazioni ed alle enunciazioni propagandistiche. Andreino Fabiani