
In viaggio alla ricerca di borghi e persone della Lunigiana Orientale
Chi avesse desiderio di trascorrere qualche ora o anche giornata in assoluta serenità, attraversando un territorio che offra paesaggi naturali incantevoli, testimonianze storiche di ogni tipo e tempo, prelibatezze gastronomiche genuine, cortese accoglienza, luoghi di spiritualità, persone sorprendenti ed altro ancora, non potrebbe non far riferimento alla Lunigiana Orientale dei Comuni di Casola e Fivizzano. Non si mira certo a proporre un itinerario turistico organico, volendo solo suscitare delle curiosità a mo’ di invito a visitare alcune località, interessanti e nuove, poco conosciute rispetto ad altre. Se, ad esempio, si sente dire “Equi”, subito si collega il nome alle Grotte, da sabato 1° luglio diventate anche luogo per la celebrazione di matrimoni. Più difficile che venga in mente il Santuario della Madonna del Bosco, costruito sul “massiccio contrafforte – che sovrasta il paese – del Pizzo d’Uccello, nel luogo dell’apparizione della Vergine alle pastorelle”, di cui fece “memoria storica don Ettore Andreani nel Corriere Apuano n.° 23 del 13 giugno 1908”. Si può raggiungere in circa 30 minuti di cammino in salita su un sentiero ben tenuto. Un “pio” visitatore potrebbe, poi, raggiungere la non lontana Casciana Petrosa, luogo di nascita di madre Serafina Formai, prossima alla beatificazione, per poi scendere all’eremo di Minucciano, oasi di pace e di preghiera, e terminare il percorso di spiritualità alla pieve di Offiano, sede anche di vita di clausura, dopo aver fatto sosta ad Argigliano, nel parco del Beato Angelo Paoli, che lì nacque. Ritornato nel Comune di Fivizzano e salito da Codiponte fino a Fazzano, piccolo borgo disabitato, il nostro viaggiatore può ammirare la casa un tempo della famiglia di Carlo Del Prete e provare curiosità per la conoscenza del grande aviatore trasvolatore, deceduto in Brasile per un incidente di volo, ma anche acquistare, in un’azienda agricola, miele e farina di castagne. A Del Prete è dedicato il piazzale della vicina chiesa parrocchiale di Monte dei Bianchi, col suo antico monastero e la sua una lunga storia legata a Matilde di Canossa, non estranei all’assegnazione del patrono di Monzone, San Prospero, protettore anche di Reggio Emilia.

Di fronte a Fazzano – da cui un sentiero conduce in breve tempo al Castel dell’Aquila – sul lato sinistro del Lucido, si trova, tutto arroccato su se stesso, il paesino di Isolano, dove si può trovare estemporanea accoglienza nella casa-museo dell’ospitale Guido Franchetti, artista molto versatile, la cui ultima opera è stata una riproduzione perfetta della torre di Pisa, alta oltre 2 metri, trasformata, all’interno, in enoteca, dopo essere stata un tronco d’albero. Franchetti sa vedere in una radice abbandonata l’immagine nascosta di animali o cose, ma è anche poeta e scrittore ricco di racconti e di esperienze. Poco sopra è Tenerano, paese del prof. Mario Nobili, storico medievista dell’università di Pisa, sempre disponibile a ripercorrere e a partecipare la storia dei primi secoli dopo il Mille. Proseguendo nella strada che porta – meglio dire portava – a Carrara, si passa in prossimità di Pontevecchio, luogo famoso per le statue stele, e di Cecina, che ha una chiesa ricca d’arte e che è animato, ogni venerdì sera, da una gara di briscola nei locali, divenuti bar, della vecchia scuola elementare, una delle 26 delle due direzioni didattiche fivizzanesi: ora sono in 3 plessi, 4 con quello di Casola, e fanno parte dell’I. C. “A. Moratti”. Da Marciaso di Fosdinovo il “nostro” può scendere a Bardine di San Terenzo e, poi, salire a San Terenzo Monti, luoghi noti per i tragici fatti del 1944, ma oggi anche per la produzione di mele e di salumi, grazie a tre importanti aziende. Nella Valle del Bardine c’è anche Ceserano con la bella villa del conte Picedi, lontana poco più di un chilometro dalla stazione ferroviaria di Soliera-Rometta, dove fa bella mostra di sé la preziosa Piazza dei Parchi, opera dell’artista Pietro Cascella. Se della Valle del Rosaro avremo occasione di riparlare, sicuramente quanto qui accennato ha dimenticato molto di ciò che si poteva e doveva ricordare: Aiola, ad esempio, paesino a metà costa della collina di San Giorgio, sulla cui cima sono ancora visibili i ruderi dell’eremo di Filippo Caldani; più in basso, invece, sono quelli del Castellaccio, qua e là evidenti segni di archeologia mineraria, o Monzone Alto, che ha il suo storico più documentato nel monzonese don Isio Cecchini, che ha scritto, ma non pubblicato, e ora parroco nel Casentino. Insomma, c’è materiale per studi e ricerche, ma si intravede anche interesse.
Andreino Fabiani