
Nell’arte i quaranta giorni di permanenza terrena di Gesù dopo la risurrezione dal sepolcro prima di salire al cielo

Nel corso dei secoli la storia dell’arte ha dedicato alle vicende terrene di Gesù grandi opere di eccelsi maestri: un meraviglioso racconto che si concentra in larga parte sui temi della Natività e della Passione di Cristo ma che ci tramanda anche gli episodi della sua permanenza terrena per quaranta giorni dopo la risurrezione dal sepolcro prima di salire al cielo.
La Cena in Emmaus di Caravaggio è certamente tra le opere più conosciute sotto questa tematica. La tela, dipinta a olio di 141 x 196,2 cm, è conservata nella National Gallery di Londra; l’artista la realizza nel 1601, interpretando un episodio del Vangelo in cui Cleopa e un altro discepolo incontrano un viandante e lo invitano a cenare con loro in una locanda. Quando l’uomo spezza il pane, i due si accorgono che si tratta di Cristo risorto e grande è la sorpresa, mista a smarrimento, che manifestano.
Reazioni emotive che Caravaggio evidenzia con grande realismo: Cleopa, sconvolto, si aggrappa ai braccioli della sedia e sta quasi per fuggire; l’altro, forse Giacomo il Maggiore, allarga le braccia in segno di sorpresa e devozione. L’espressione di Cristo è invece serena, in atteggiamento rassicurante, mentre benedice il cibo sulla tavola. L’oste, in posizione marginale e in piedi alla destra di Gesù, osserva la scena forse senza capire bene cosa stia succedendo e probabilmente per questo Caravaggio lo pone in penombra.

Il tavolo è imbandito con pane e un pollo intero, mentre sulla parte anteriore del piano, in una posizione quasi a rischio di caduta, vi è una cesta di frutta che ricorda un altro celebre dipinto di qualche anno prima del Merisi titolato Canestra di frutta, la cui natura morta rappresentata si può considerare una allegoria sulla precarietà dell’esistenza umana; la posizione sul margine del tavolo di questa composizione molto simile a quella precedente sembra riprendere e accentuare lo stesso significato.
Di qualche anno più tardi, rispetto al capolavoro del Caravaggio, è L’incredulità di Tommaso, noto anche come Trittico Rockox, di Peter Paul Rubens, realizzato tra il 1613 e il 1615. Il pannello centrale misura 143 x 123 cm, i pannelli laterali 146 x 55 cm. Dal 1815 l’opera fa parte della collezione del Museo reale di Belle Arti di Anversa.
Il trittico venne commissionato da Nicolaas Rockox per la cappella della Vergine nella chiesa dei Recolletti di Anversa; il committente e la moglie sono raffigurati nei pannelli laterali mentre in quello centrale vi è Tommaso che non tocca Cristo ma osserva le ferite alle mani lasciate dai chiodi sulla croce; accanto a Gesù due uomini più anziani, che molti storici dell’arte ritengono siano Paolo e Pietro; il primo perseguitò i cristiani prima della sua conversione e Pietro rinnegò Gesù dopo il suo arresto. La simbologia appare così intellegibile: anche i santi più importanti sono stati peccatori e tuttavia hanno un posto accanto al Redentore.

Noli me tangere del Correggio rappresenta il momento in cui Maria Maddalena incontra il Messia; un dipinto che gli storici dell’arte considerano il primo capolavoro del maestro, con rimandi, in alcune parti, al tipo di rapporto tra figura e sfondo tipica dei dipinti di Leonardo da Vinci, mentre l’impostazione scenica è ispirata alla struttura compositiva di Raffaello.
L’olio su tavola, poi trasferito su tela di 130 x 103 cm. di larghezza, databile
tra il 1523 e il 1524 circa, è conservato nel Museo del Prado di Madrid. Sulla destra, raffigura Cristo, in piedi, che si rivolge alla Maddalena, seduta a terra a sinistra; con una mano il Signore indica l’alto e con l’altra tiene a distanza la donna che lo ha appena riconosciuto e, sorpresa, vorrebbe abbracciarlo. Maddalena è sgomenta perché Gesù le impedisce di toccarlo e sembra chiedere il perché del diniego. La risposta del Messia il Correggio la evidenzia con un plastico gesto di Cristo che rimanda al passo del Vangelo in cui le dice: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”
Gianpiero Brunelli