L’amore di Cristo spinge verso la riconciliazione

La celebrazione ecumenica a Carrara. Nella parrocchia ortodossa rumena “S. Giovanni Crisostomo” per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

04veglia_ecumenicaVenerdì scorso 20 gennaio 2017 si è svolta nella chiesa del Suffragio di Carrara – sede della parrocchia ortodossa rumena “San Giovanni Crisostomo” di Carrara – la Celebrazione ecumenica, cuore delle iniziative diocesane per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2017 che quest’anno ha avuto come tema “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”.
La scelta di questo motto biblico, ispirato al quinto capitolo della Seconda Lettera di San Paolo ai cristiani di Corinto – è risultata quanto mai opportuna, data la ricorrenza del quinto Centenario della Riforma protestante, avviata da Martin Lutero con l’affissione delle 95 tesi sulle indulgenze, avvenuta il 31ottobre 1517 a Wittenberg, in Germania.
Per questa speciale occasione i testi per le preghiere sono stati preparati dalle Chiese cristiane tedesche, attraverso la Comunità di lavoro. Cammino verso l’unità quindi, ma anche desiderio di riconciliazione fra tutti i cristiani perché nel corso dei secoli sono stati molti i movimenti di rinnovamento nella Chiesa (che è sempre bisognosa di una più profonda conversione al suo capo che è il Cristo Signore), ma a volte questi movimenti, invece di guidare i credenti verso la piena unità, hanno finito per creare ulteriori divisioni, magari non intenzionali, contraddicendo però di fatto ciò che il Signore Gesù ha chiesto al Padre: che i cristiani siano uno in Lui.
E la struttura liturgica della Celebrazione ecumenica – presieduta dal Vescovo diocesano, monsignor Giovanni Santucci, e guidata da don Anthony Nnadi, nuovo incaricato diocesano per l’Ecumenismo, insieme a padre Armand Bratu, parroco ortodosso rumeno di Carrara e al pastore Jean-Félix Kamba Nzolo, della Chiesa Evangelica Metodista di Carrara e che ha visto la partecipazione di molti fedeli delle diverse confessioni cristiane presenti a Carrara, nonché di diversi sacerdoti e diaconi diocesani – è stata interamente centrata sulla richiesta di perdono e di guarigione per tutte le ferite che sono state provocate dalle divisioni tra i cristiani attraverso dei gesti liturgici molto significativi e coinvolgenti. Innanzitutto, è stato creato un muro, segno concreto e visibile delle nostre divisioni, composto da dodici mattoni, ognuno dei quali recante una parola esaustiva di tutto ciò che sta alla base della “non unità” tra i cristiani (mancanza d’amore, odio e disprezzo, false accuse, discriminazione, persecuzione, comunione spezzata, intolleranza, guerre di religione, divisione, abuso di potere, estraniamento, orgoglio), cui è seguita la proclamazione della Parola di Dio, la sola che può creare riconciliazione tra tutti i credenti, e sanare le fratture fra le tante (troppe!!) Chiese cristiane, affinché tutti i battezzati possano meglio servire come strumenti della pace di Cristo nel mondo… e anche questo momento è stato reso esplicito da un altro gesto che ha visto scomporre il muro di divisione per poi ricomporlo a forma di croce, segno di unità e salvezza per i credenti.
Anche monsignor Santucci nella sua breve ma intensa omelia ha posto l’accento sulla necessità che gli incontri ecumenici siano più frequenti e che, soprattutto, portino le varie comunità presenti sul territorio diocesano a strutturare dei percorsi comuni di impegno e collaborazione per arrivare veramente a quell’unità tanto desiderata e soprattutto per essere luce per il mondo. E per meglio significare queste parole, a conclusione della Celebrazione ecumenica, sono state prima consegnate a dodici rappresentanti delle varie confessioni, altrettante candele accese a simboleggiare l’unità in Cristo, luce del mondo… luci che poi pian piano sono state accese da tutti i presenti che hanno così ricevuto il mandato di “essere luce di Cristo” nei luoghi più bui del mondo, là dove la lotta, la discordia e la divisione di fatto impediscono la comune testimonianza dei cristiani.

Michele Marrocu