
Un intervento protrattosi per sette mesi
Con la solenne benedizione impartita da Mons. Giovanni Santucci il pronao della chiesa di San Francesco è stato ufficialmente restituito ai fedeli dopo il lungo intervento di restauro protrattosi per quasi sette mesi. Ora l’antico tempio francescano ha riassunto la sua veste consueta, ma il lavoro effettuato, ormai improcrastinabile, e per questo voluto con grande decisione dal parroco Don Pietro Pratolongo, è stato particolarmente difficile ed impegnativo. Sotto la direzione dell’arch. Santini e la consulenza geologica di Andrea Necchi Ghiri, le restauratrici Anna Triani e Sandra Penso, supportate dalle ditte Ferrari e Triani, hanno proceduto prima a fare il punto sullo stato del manufatto, quindi, preso atto dei fenomeni di degrado fisico e biologico tipici dell’arenaria lavorata ed esposta all’aperto, hanno attuato un intervento di carattere principalmente conservativo. La criticità della situazione era evidente anche ai non esperti per le patine biologiche e i depositi calcarei, fenomeni di erosione, disgregazione e polverizzazione in più punti della superficie, ed ancora fratture, esfoliazioni e distacchi a scaglie. Una volta montati i ponteggi, inoltre, si è preso atto che alcuni elementi decorativi come i pennacchi al di sopra delle volute e le pigne sui discendenti del tetto, erano in pericolo di caduta, a causa di perni ossidati o sottodimensionati. I lavori sono stati preceduti, come di norma, da un’accurata indagine tecnico scientifica volta a stabilire la natura petrografica e la composizione mineralogica e chimica della pietra, oltre che ad acquisire informazioni sulla struttura porosa del materiale, sulle caratteristiche di assorbimento dell’acqua, ed ancora sulla tipologia e la profondità degli attacchi biologici in corso. L’intervento, quindi, ha previsto innanzitutto la rimozione e la messa in sicurezza degli elementi pericolanti e l’esecuzione di vari trattamenti biocidi e di pulitura meccanica, cui sono seguiti il consolidamento delle varie parti, realizzato con diversi procedimenti , dalla riaggregazione della pietra, al consolidamento di profondità con iniezioni di malte idrauliche , alla riadesione dei distacchi e agli incollaggi con iniezioni di resine di varia natura, e provvedendo inoltre alla rimozione dei materiali usati in precedenti interventi di restauro che non apparivano più idonei. Le fasi della pulitura a secco con microsabbiatrice, della stuccatura e della sigillatura delle micro lacune, che hanno preceduto l’applicazione di apposito protettivo e di biocida a scopo preventivo, hanno completato l’intervento che ha richiesto ai diversi operatori di dare fondo a tutta la loro esperienza professionale. Ritornato finalmente alla luce, il pronao è tornato a svolgere la sua funzione di accoglienza riproponendosi in tutta la sua maestosità, assieme alla statua dell’Immacolata con la quale ormai da oltre tre secoli vigila sulla città.
(lb)