Domenica 29 settembre – XXVI del Tempo Ordinario
(Nm 11,25-29; Gc 5,1-6; Mc 9,38-48)
Questa domenica le letture proposte ci invitano a superare le divisioni e a unire le forze in vista del Regno; nessuno ha l’esclusiva, nessuno è il primo della classe.
1. Volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva. L’apostolo Giovanni interviene presso Gesù per rivendicare l’esclusività della missione, ma Gesù si mostra più tollerante e invita ad accettare un aiuto, da qualunque parte provenga.
L’episodio viene collegato a quanto ascoltato nella prima lettura. Di fronte alla richiesta di Giosuè: “Mio Signore, impediscili!”, Mosè risponde: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!” (Nm 11,29).
2. Anche un bicchiere d’acqua avrà la sua ricompensa. Non soltanto Gesù è di larghe vedute nell’accettare collaborazioni, ma promette la sua ricompensa anche “a chi vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome”.
Martedì prossimo 1° ottobre ricorre la memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa, modello della santità semplice. Nella prima pagina della sua Autobiografia scrive: “Gesù salito su una montagna chiamò a sé quelli che volle Lui. Ecco il mistero della mia vocazione, della mia vita tutta intera. Lui non chiama quelli che ne sono degni, ma quelli che vuole Lui”.
E poco più avanti continua: “Gesù ha creato i grandi santi, che possono essere paragonati al giglio e alle rose; ma ha creato anche i più piccoli, e questi debbono accontentarsi di essere margherite, o violette destinate a rallegrare gli sguardi del buon Dio quando si abbassa verso i suoi piedi. La perfezione consiste nel fare la sua volontà. Ho capito che l’amore di nostro Signore si rivela nell’anima più semplice che non resiste in nulla alla sua grazia”.
3. Chi non è contro di noi è per noi. Gli apostoli avevano appena fatto un’esperienza missionaria, erano ancora degli apprendisti, ma già erano tentati dall’orgoglio e dall’intolleranza, perché ritenevano di essere i soli abilitati e inviati in missione.
Anche nella storia della Chiesa di tanto in tanto emerge questo tarlo dell’intolleranza, e neppure oggi possiamo dirci al riparo da questo senso di esclusività. In molti gruppi o gruppuscoli gli aderenti si sentono i soli “salvati”, depositari della verità, e guardano dall’alto in basso i cristiani comuni, ritenuti causa della debolezza della Chiesa.
Ebbene, siamo stanchi dello sfoggio di troppa santità, di troppa scienza e di troppa cultura; siamo stanchi della corsa ai primi posti, stanchi di parole. Nel primo dei preti come nell’ultimo dei fedeli vorremmo vedere persone innamorate della Parola di Dio e disposte a mettersi in gioco per portarla ai fratelli.
Nel mondo pieno di tanti predicatori e di tante incertezze, abbiamo bisogno di persone semplici e umili, preoccupate di andare incontro a chi è più fragile nella fede.
† Alberto