Mostra tutta la sua bellezza questa casa di campagna costruita sulla sponda sinistra del torrente Verde a “un miglio”dal centro di Pontremoli, dove i Dosi fecero costruire il palazzo ma 50 anni più tardi. La famiglia veniva da Belgioioso, erano diventati mercanti arricchiti per affari di scambio di merci che dal porto venivano portate in val padana e quindi in Europa passando per la via della Cisa .
La villa è in forme di quello che viene detto il “barocco pontremolese” che fa intrecciare una sobrietà fiorentina della facciata con orlature in arenaria e le illusioni ottiche del quadraturismo o architettura dipinta degli interni. È un “trompe l’œil”, una illusione ottica che fa apparire spazi più grandi del reale: dal piccolo ponte coperto a volta (una lapide dice che Carlo e Francesco Dosi lo fecero costruire nel 1705) un viale porta alla villa e l’effetto è di un “cannocchiale prospettico” con spazi dilatati rispetto al reale.
Entrati nel salone ampio, cinto in alto da balcone a ringhiera bombata, si ha l’illusione di essere in uno spazio interno integrato con quello esterno. Il progetto fu realizzato da Francesco Natali e il nipote Alessandro Gherardini ha fatto a fresco le Tre Parche e la figura di una marchesa.
Il progetto è molto razionale: le parti della fuga dei loggiati del piano terra e la fuga delle stanze del piano nobile sono simmetriche all’asse centrale con sfondo di ninfeo con fresche acque. Le stanze visitate dicono la ricchezza di mercanti che poi ebbero nel 1830 il titolo di marchesi.
Quadri, affreschi, specchiere dorate, cineserie, un grande quadro di Luca Giordano “Seneca morente”, librerie in abbondanza, una cappella consacrata, una galleria di ritratti di famiglia che ha a stemma una colonna a cui si appoggia una cicogna simbolo della vigilanza, le scale esterne sono come braccia protese per condurre al piano nobile e ombreggiate da due cedri dl Libano piantati nel 1863, e l’immersione nei due boschetti laterali con cipressi antichi del Seicento, una grande magnolia fanno della villa “una casa amata” come la descrive in un breve saggio Pier Andrea padre dell’attuale proprietario Niccolò Dosi Delfini che ha inserito la “fabbrica” in un itinerario di turismo d’arte.
(M.L.S.)