Scatta l’allarme: primo caso di peste suina in Lunigiana

Riscontrato in un cinghiale trovato morto a Zeri lo scorso 18 luglio. La Coldiretti chiede interventi concreti per evitare che la malattia si diffonda

Un branco di cinghiali
Un branco di cinghiali

Se non fossimo nel pieno della canicola estiva potremmo utilizzare il classico adagio che, dopo tanto tuonare, alla fine quasi sempre piove. Purtroppo in questo caso l’acqua attesa è la notizia del primo caso di peste suina africana in Toscana riscontrato in un cinghiale, rinvenuto morto, nel comune di Zeri, nel lato confinante con la Liguria. Il ritrovamento è avvenuto nella giornata di giovedì 18 luglio in un’area già vigilata come zona di massima allerta. Lo riferisce la Regione spiegando che “sono subito state messe in atto le procedure di legge ed è stata immediatamente disposta una analisi sulla carcassa che ha dato esito positivo alla malattia”.

Come detto era una notizia paventata già da qualche mese ed in particolare l’allarme era stato lanciato dall’assessore regionale, Stefania Saccardi, venuta a Pontremoli poche settimane fa per incontrare gli enti locali proprio su queste tematiche, evidenziando come a pochi km dal confine toscano, ad Albareto, erano stati segnalati una ventina di casi infetti. Ed in effetti la provincia di Parma è fortemente colpita dalla PSA con 135 casi che minacciano la filiera dell’omonimo prosciutto a denominazione di origine. Un dato ancora più preoccupante a livello nazionale con ben 2.401 i casi di infezione nei cinghiali a iniziare da quelli riscontrati in Liguria e Piemonte nel gennaio del 2022, con una progressione che non si è mai arrestata in questi mesi. Tornando a quanto concerne il nostro territorio, per contenere l’ulteriore diffusione del virus e limitare eventuali ricadute di tipo economico, sono già state disposte tutte le procedure di sorveglianza e controllo sul territorio interessato dal rinvenimento, grazie anche alla collaborazione del comune di Zeri e dei cacciatori locali. La Regione ha inoltre già provveduto ad avvisare del caso il Ministero della Salute e il Commissario straordinario per la peste suina per la loro collaborazione. La peste suina africana non è una zoonosi, pertanto è una malattia che non si trasmette all’uomo ma solo ai suini, sia selvatici (cinghiali) che domestici. Nei suini provoca invece alta mortalità e non esistono cure efficaci. Per questo si rende necessario l’abbattimento di tutti gli animali, sia per evitare loro ulteriori sofferenze, sia per limitare il contagio.

Il confronto fuori dal teatro della Rosa, tra i rappresentanti della Coldiretti e l'assessore Saccardi
Il confronto fuori dal teatro della Rosa, tra i rappresentanti della Coldiretti e l’assessore Saccardi

Dopo il rilevamento del caso di peste suina sulla carcassa di un cinghiale, la Coldiretti esprime “grande preoccupazione” e chiede “abbattimenti” di capi “per evitare che il contagio arrivi nel resto della regione”. “È una situazione che ci preoccupa da tempo perché sottopone le imprese che allevano suini a restrizioni ed a rischi concreti di contagio dei propri capi che significa dover abbattere tutti gli animali”, spiega la Coldiretti Massa Carrara ricordando di aver manifestato, insieme ad oltre 4.000 agricoltori nella grande mobilitazione contro la fauna selvatica il 4 luglio scorso sotto la sede della Regione Toscana, e poi in un presidio a Pontremoli proprio in occasione dell’incontro con la vicepresidente Stefania Saccardi. “I comuni della Lunigiana delle zone infette 1 e 2 (che ricordiamolo sono Mulazzo, Filattiera, Villafranca, Tresana e Bagnone, zone 1, e Pontremoli e Zeri zona 2), da peste suina africana rappresentano una potenziale porta virtuale per la diffusione della malattia anche nelle altre province della Toscana, dobbiamo fare di tutto per tenerla chiusa. Gli interventi della Regione vanno in questa direzione ma occorre porre molta attenzione e far si chi si traducano in azioni tempestive ed efficaci sul territorio. è fondamentale procedere agli abbattimenti, come previsto dal piano di eradizionale, per evitare che il contagio si diffonda al resto della regione”.

(Riccardo Sordi)