Il 3 gennaio 1924 via alla fase sperimentale; dall’ottobre successivo le trasmissioni regolari
La radio ha patria italiana, viene dall’invenzione di Guglielmo Marconi della comunicazione a distanza mediante onde elettromagnetiche. Già usata nella prima guerra mondiale per segretissimo uso militare, il 3 gennaio 1924 fu avviata la fase sperimentale e dal 6 ottobre iniziarono le trasmissioni regolari.
Fu inaugurata con un concerto. Trasmetteva l’Ufficio Audizioni Italiane con monopolio concesso dallo Stato. Gli apparecchi radio costavano molto e pochi erano gli utenti e la ricezione era disturbata. Furono aperte in successione stazioni trasmittenti, dopo Roma anche Milano, Napoli, Bolzano, Genova, Torino.
Nel 1928 la rete diventa EIAR (Ente Italiano Audizioni Radio) e passerà a IRI azionista di maggioranza, di fatto diventa statale perché IRI è l’Istituto di Ricostruzione Industriale fondato nel 1933 per affrontare la grande crisi economica del 1929. Il regime fascista controlla l’informazione, la censura e ne fa strumento di propaganda.
Nel Liber Chronicus l’arciprete della frazione pontremolese di Vignola, don Raimondo Argenti annota il 3 ottobre 1935: L’apparecchio radio del parroco messo a disposizione del segretario politico del fascio e del popolo per l’adunata ordinata dal regime e per l’ascolto di Mussolini. Molta gente.
Con altoparlanti, con ascolto al bar si impongono i discorsi e le regole del regime, molto usata nelle scuole, la radio fu utile per insegnare la lingua italiana. Il calcio deve alla radio la passione dei tifosi, le partite minuto per minuto sono ancora raccontate in diretta. Si introducono narrazioni a puntate di romanzi popolari.
Nel 193I papa Pio XI fonda Radio Vaticana. In diretta è fatta la cronaca della guerra d’Etiopia. La radio enunciò l’evento cruciale dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
Nell’Italia divisa in due l’Eiar al nord è ancora voce unica e ufficiale della Repubblica Sociale, al Sud nascono nuove emittenti con ascolto clandestino dell’andamento della guerra, lo fanno Radiomonteceneri, Vaticana, Mosca, ma la più attiva è radio Londra che diventa l’unica fonte per sapere il vero andamento della guerra.
Sono gli anni Cinquanta l’età dell’oro della RAI, così chiamata dal 1944, ha tre reti, inizia a fare i giornali-radio e deve per legge essere imparziale.
Il Festival di Sanremo nato nel 1951 è lanciato in diretta dalla radio, lo stesso è per “Notturno italiano” che durerà fino al 2011. La concorrenza della tv porta i programmatori radio a realizzare proposte che incontrano l’interesse speciale dei giovani: Luciano Rispoli nel 1960 con Renzo Arbore e Gianni Boncompagni fa nuova la radio con alto gradimento e nuovo linguaggio: con Chiamate Roma 3131 per tre ore va avanti la comunicazione diretta con gli ascoltatori su costume e società.
Originale e divertente il contributo di intellettuali che fanno “interviste impossibili” a figure del passato. Umberto Eco intervista Beatrice!
Il terremoto del Belice nel 1970 porta alla nascita della prima “radio libera”, poi diventeranno moltissime anche per mancanza di legislazione, arrivano a 2.800 nel 1978, sono a onde corte e di piccolo campo, trasmettono musica e ogni altro tema, l’orientamento culturale guarda a sinistra: esprimono la voglia dei giovani di aggregarsi, per temi religiosi emerge e dura radio Maria.
Della radio Rai ristrutturata oggi è rimasta solo Prima pagina, sul canale tre ed è un ottimo spazio di approfondimento giornalistico. Gli anni Ottanta portano le radio da libere a private, con la riforma del 1988 RadioRai punta alla qualità e agli approfondimenti; viene poi la concorrenza con internet, diminuiscono gli apparecchi, ascoltatori rimangono quelli che preferiscono radio a tv con sapienza di giudizio.
Maria Luisa Simoncelli