Gli ultimi incontri tra capi di governo dell’Unione Europea e quelli di Giorgia Meloni a Tunisi hanno avuto come oggetto i migranti. Perlomeno strane le “conferenze stampa” in merito della presidente del Consiglio: dichiarazioni in video senza alcun interlocutore, dove i giornalisti erano esclusi e, quindi, nessuno poteva porre domande né chiedere spiegazioni. I numeri sono impietosi e denunciano il fallimento, fino ad oggi, della politica governativa. Non sono bastate le restrizioni operate col decreto Cutro a scoraggiare chi fugge dalla guerra o dalla fame. Dal 1° gennaio al 12 giugno del 2023, in Italia sono sbarcati 54.804 migranti; nello stesso periodo, nel 2022, ne erano sbarcati 21.862. I dati sono forniti dal Dipartimento della Pubblica sicurezza.
Non è un caso, quindi, che la pressione della Meloni sulla UE sia così frenetica. C’è da dire che qualche risultato è stato ottenuto: sembra siano stati fatti passi avanti nel comprendere che non si tratta soltanto di un problema dei Paesi del Sud Europa. I leader europei hanno concordato una posizione negoziale sul “Patto sulla migrazione e l’asilo”. Non si tratta ancora di scelte definitive, da quanto si sa, però, esso “ridurrebbe gli standard di protezione per le persone all’arrivo ai confini dell’Unione europea”. Era invocata solidarietà nei confronti dei Paesi più esposti al fenomeno migrazione, ma non vi sono meccanismi di ridistribuzione del carico dell’accoglienza. L’unica preoccupazione sembra quella di respingere le persone interessate non solo verso i Paesi di origine, ma anche nei Paesi di transito. In questo contesto si pone anche la missione di Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte in Tunisia. Tra i Paesi Terzi sicuri dove ricollocare i migranti attraverso accordi bilaterali vi sono, appunto, per l’Italia la Libia, la Tunisia e il Marocco.
Quanto siano sicuri è tutto da dimostrare. Alla Tunisia, a rischio bancarotta, si promettono aiuti economici e commerciali. Per ora il presidente tunisino ha risposto praticamente picche, dichiarando: “Non faremo le guardie di frontiera degli altri Paesi”. Malgrado una conduzione non proprio democratica del suo Paese, ha voluto dare all’Europa una lezione di umanità (non si sa quanto sincera): “La soluzione che alcuni sostengono segretamente di ospitare in Tunisia migranti in cambio di denaro è disumana e inaccettabile”. Purtroppo ciò che afferma è vero. Sono note le situazioni di degrado in cui si trovano i detenuti nei campi libici e turchi. Se proprio si vogliono “aiutare a casa loro” si facciano accordi bilaterali con i Paesi di origine dei migranti, visto che, sempre secondo le fonti del Dipartimento di sicurezza, essi arrivano da Costa d’Avorio, Egitto, Guinea, Bangladesh, Siria, Burkina Faso, Camerun, Mali e in minor numero da altri Paesi. Solo 3.803 dalla Tunisia.
Giovanni Barbieri