Dal mondo cattolico un invito al rispetto di leggi e convenzioni internazionali
Il fatto, ormai, è tragicamente noto per essere stato analizzato attraverso forme diverse di testimonianze fornite dagli equipaggi delle navi presenti in zona: il grave – il più grave nel Mediterraneo sulle rotte dei migranti – naufragio avvenuto tra il 13 ed il 14 giugno a Pylos, al largo del Peloponneso, nelle acque territoriali greche.
Testimonianze che, con il passar del tempo, hanno smascherato l’inumano comportamento delle autorità greche, rifiutatesi – ormai lo si può dire – di portare soccorso all’imbarcazione messa in grave difficoltà dal numero di persone presenti a bordo. Le cifre sicure sono solo quelle dei corpi ritrovati senza vita (al momento sono 78 i morti accertati).
“I migranti meritano un’alternativa ai viaggi rischiosi”
“Circa 100 milioni di uomini, donne e bambini, in tutti i continenti, sono costretti a lasciare le proprie case per trovare protezione contro la persecuzione, gli abusi, le violenze. Il senso di umanità e il rispetto per i più alti valori iscritti nella Costituzione repubblicana impongono di non ignorare il loro dramma”. È stato il messaggio del Presidente della Repubblica, Mattarella, per la Giornata Mondiale del Rifugiato.
“Nel celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato – ha osservato martedì 20 giugno – è opportuno ribadire che le iniziative di assistenza a queste persone – e in particolare ai rifugiati che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità – devono essere accompagnate dalla ricerca di un’indispensabile e urgentissima soluzione strutturale di lungo periodo. Per superare definitivamente la gestione emergenziale di tali fenomeni con un’azione di respiro europeo ed internazionale è indifferibile intervenire sulle cause profonde che spingono un così gran numero di esseri umani bisognosi ad abbandonare i loro Paesi. Essi meritano opportunità alternative ai rischiosi viaggi che, spinti dalle circostanze, intraprendono in condizioni anche proibitive”. Aggiungendo che “da sempre l’Italia è in prima linea nell’adempiere all’alto dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza, secondo quanto previsto dalla Costituzione per coloro ai quali venga impedito nel proprio paese l’effettivo esercizio dei diritti e delle libertà democratiche”. (Agenzia DIRE)
Settecento sarebbero state le persone a bordo della nave partita dalla Libia; i conti, perciò, sono presto fatti: siamo di fronte a quella che si può definire – senza tema di essere smentiti – una strage che avrebbe causato la morte di più di 600 persone tra uomini, donne e bambini. È stata così smentita la versione della Guardia costiera greca, che aveva parlato di impossibilità di intervento.
Le immagini di un video dimostrano che il mare era calmo e il peschereccio fermo. C’erano, perciò, tutte le condizioni per un intervento non particolarmente rischioso; mentre il fatto che si veda chiaramente che la nave era ferma, smentirebbe la versione secondo la quale i migranti avrebbero rifiutato i soccorsi in quanto intenzionati a dirigersi vero l’Italia.
Sindacati, comitati studenteschi e partiti dell’estrema sinistra sono scesi in piazza in Grecia per protestare contro le scelte del premier conservatore, Kyriakos Mitsotakis, in materia di immigrazione, derivanti, secondo i manifestanti, dalla politica razzista sulle frontiere chiuse. Accuse che non mettono nel mirino solo il governo del Paese, ma coinvolgono anche l’Ue per l’incapacità, ormai cronica, degli Stati che la compongono di elaborare politiche rivolte all’integrazione e non ai respingimenti.
Dimostrazioni che sono “figlie” di quelle che, nei mesi scorsi, avevano condannato il modo in cui gli immigrati vengono trattati (maltrattamenti e condizioni di vita disumane) nei centri di raccolta di Lesbo e di Atene. Avviate le indagini per accertare come realmente si siano svolti i fatti, ora è il momento delle prese di posizione di chi da sempre si batte per l’aiuto ai migranti.
Nell’esprimere dolore per questo ennesimo tragico naufragio, Migrantes e Caritas sottolineano “la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa che evitino la morte a uomini, donne e bambini costretti a fuggire per vivere una vita più dignitosa”. Una maggiore consapevolezza è richiesta a livello europeo, “affinché si superi presto il regolamento di Dublino e non si chiudano le frontiere”.
Richiamano quanto affermato da papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo 24 settembre, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”.Questi due diritti fondamentali “di vivere nella propria terra o migrare liberamente” sono oggi a rischio perché “spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà”.
Dello stesso tono il comunicato stampa della Conferenza degli Istituti missionari in Italia (Cimi), nel quale si afferma che “stiamo assistendo come sempre all’inguardabile e stomachevole scaricabarile. I superstiti abbandonati su brandine in una struttura del porto di Kalamata, lontano dai giornalisti. I corpi rinvenuti trasportati di notte al buio da una motovedetta della guardia costiera greca e trasferiti al nord di Atene in camion frigoriferi per la identificazione… È il rituale che si ripete ad ogni naufragio”.
La Cimi giunge ad affermare che “ogni imbarcazione che parte può essere una strage annunciata e non serve poi proclamare lutto nazionale per lavarsi la coscienza”.
Tre sono le domande che i rappresentanti degli Istituti missionari pongono: le persone che migrano hanno altre alternative per scappare dalla violenza? Rischiare la vita oppure continuare a subire violenze nei lager libici? Voi, noi, cosa avremmo fatto se fossimo stati al loro posto?”.
Viene, inoltre, contestata la bozza di Patto europeo per le migrazioni e l’asilo in discussione a Bruxelles e si chiede il “rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali”, votate da tutti i Paesi “ma che vengono dimenticate quando si pensa solo alla difesa del proprio paese o della ‘fortezza Europa’ e quando si fa politica per difendere interessi di corporazione o personali”.
Norme internazionali scritte nel corso di decenni per impedire che la violenza e la cultura della morte possano prevalere.
Antonio Ricci