Mulazzo: il volontariato nell’incontro con i carcerati

Al centro educativo Rinascere dell’associazione Papa Giovanni XXIII, a Boceda, confronto con la psicologa Maria Silva Carlone

Lunedì 17 aprile, nel centro educativo Rinascere dell’associazione Papa Giovanni XXIII, a Boceda di Mulazzo, si è tenuto un incontro molto partecipato alla presenza della psicologa, dott.ssa Maria Silva Carlone, che opera nel carcere di Sollicciano a Firenze. L’obiettivo era quello di invogliare le persone a fare volontariato con chi è ospite del centro di Boceda e le parole della psicologa hanno fatto capire bene che, se si può, occorrerebbe stare più vicini a chi sta in carcere o a chi, a fine pena o in misure alternative al carcere, cerca di rieducarsi per rientrare appieno nella vita sociale. Le parole della dott.ssa Carlone hanno provato a fare entrare i presenti nel mondo del carcere di Sollicciano (una realtà ben difficile da immaginare), ha parlato di come andrebbero approcciati i detenuti da parte dei volontari, ha raccontato le gioie ed i fallimenti che spesso prova lei stessa, durante i colloqui; ha raccontato di un sistema carcerario da cambiare. E non è difficile pensarlo, basta evidenziare i tanti suicidi fra i detenuti e l’alta percentuale di recidive. In sintesi, cercando di risolvere un problema, le prigioni rischiano di moltiplicare i problemi stessi.

Marco, uno dei responsabili di Rinascere, quando si reca a Sollicciano per dei colloqui, dice che, probabilmente, se rimanesse un paio di giorni a dormire in carcere, con quello che vede, rimarrebbe tanto scioccato che non dormirebbe per vari giorni! Ascoltadolo, ho pensato ai film ed anche alla guerra. Forse esagero ma, in tanti anni di volontariato presso le strutture della “Papa Giovanni”, ho capito che, talvolta, in carcere, ci sono cose disumane. Non dimentico neanche chi, uscito da una prigione, mi ha confidato che gli è stato utile il periodo di detenzione. Ovvio che magari, fuori, si stava autodistruggendo e quindi, probabilmente, era uno di quei 3 detenuti su 10 che non ritorna a commettere reati. Ma 3 su 10 non sono molti! è un approccio non facile, quello col carcere e anche quello con chi è ospite nei vari centri (la “Papa Giovanni” ne ha 12 nel mondo): si ha paura, io per primo ne avevo tanta 25 anni fa quando iniziai, ma mi auguro che, fra i lettori, ci sia qualche persona interessata, perché ci sono anche le soddisfazioni che superano le difficoltà. Ci saranno altri incontri di formazione che il centro Rinascere promuoverà e ci si augura che aumenti il numero delle persone che si vogliono mettere in gioco, anche con attività semplici, anche solo l’esserci, una chiacchierata, talvolta, è utile per far sentire uno che esce dal carcere accolto e non più giudicato, per dargli forza per continuare a crescere.

(Stefano Bonvini)