Vittime di crimini, non di guerra

Nel libro di Agnese Pini, “Un autunno di agosto”, testimonianze e riflessioni sulle stragi di civili

Il monumento di Pietro Cascella alle vittime delle stragi di San Terenzo Bardine e Valla

Le immagini della donna incinta di Mariupol trasportata, ferita, su una barella, poi deceduta con la creatura che portava in grembo, sono state lo stimolo a scrivere il libro, “Un Autunno d’Agosto”, della direttrice di QN-La Nazione, Agnese Pini.
Lo ha dichiarato nella trasmissione ‘’Quante storie’’ di Rai 3, condotta da Giorgio Zanchini, definendo la giovane vittima di un crimine, non di guerra, e ritenendo la vicenda speculare agli orrori e ai crimini commessi a San Terenzo Monti il 19 agosto 1944 ad opera dei soldati tedeschi di Reder, addestrati al disprezzo per gli italiani ed armati, per uccidere persone che stavano a pochi metri, di mitragliatrici. La conversazione si è sviluppata su questo incrocio di attualità e di passato, passando, l’autrice, dal giudicare “bizzarra’’ l’affermazione del presidente del Senato La Russa circa l’assenza della parola “antifascismo’’ nella Costituzione al ribadire con forza che la Costituzione “è uguale a libertà, che, a sua volta, è uguale ad antifascismo, perché libertà e fascismo non possono stare insieme’’.

Le lapidi che ricordano le vittime delle stragi di Valla in San Terenzo Monti nella valle del Bardine a Fivizzano

Con 170 morti (53 persone furono portate dalla Versilia e uccise, anche impiccate, a Bardine) San Terenzo ha pagato la vicinanza alla Linea Gotica e subito una rappresaglia simile a quella di via Rasella. Era un paese di agricoltori, pastori, per lo più analfabeti, che non volevano l’invasione della loro terra, come oggi non la vogliono gli Ucraini, e avevano chiesto l’intervento dei partigiani, per liberare il paese. Dopo qualche perplessità, questi intervennero, uccidendo 16 tedeschi in una lunga battaglia. Fu questa la causa della rappresaglia, che rese non ben visti e non ben accolti i partigiani?
Certo è che solo il 23 aprile del 1945 i Santerenzini poterono sentirsi liberi, grazie all’intervento degli americani. Pochissimi, ormai, sono i sopravvissuti all’eccidio che possano raccontare i fatti di quell’agosto di paura e di sangue di 78 anni fa. Lo hanno potuto, nella trasmissione televisiva, fare Luisa Chinca e Adelita Musetti. Adelita (classe 1941) aveva circa quattro anni, quando fu presa con sua mamma Alba e chiusa in una cucina.
“Quando fu ordinato di metterci in fila per una fotografia, mia madre capì il pericolo e chiese ad un soldato tedesco, che parlava italiano, di potersi appartare per fare ‘pipì’. Il soldato acconsentì. Lei non mi ha fatto fare pipì né bere e poi è scappata… Si è nascosta vicino al fiume, in una grotta… Poi abbiamo sentito gridare e gli spari”.
“La gente era impazzita – ha raccontato Luisa Chinca (classe 1939) – dopo il 19 agosto. Guerino, uomo di chiesa, continuava a ripetere Gesù Cristo, ma ‘ndò te sé?”. È stata ricordata anche Clara Cecchini, bimba di 7 anni, che si salvò, anche dal colpo di grazia, perché ricoperta dal corpo dei morti.
San Terenzo è uno dei paesi, con Vinca, Mommio, Tenerano… del Comune di Fivizzano, ma se ne potrebbero aggiungere altri della Lunigiana, sconvolti dalla barbarie delle “azioni criminali” dei nazifascisti, che portarono alla morte centinaia e centinaia di civili. Non sempre è stata data evidenza dalla stampa e dai mass-media a questi fatti, come, invece, giustamente è avvenuto negli ultimi anni (si incontrarono a Fivizzano anche i Presidenti delle Repubbliche Italiana e Tedesca), ed ora sta avvenendo per San Terenzo, ma anche per gli altri luoghi degli eccidi.
Si può dire che sia stato fatto “quell’atto di riparazione” per l’informazione storica richiesto nel convegno sulla linea gotica tenuto ad Aulla nel 1986? Quanto si sta facendo fornisce buoni e necessari momenti di conoscenza e di riflessione ai giovani, ai quali è affidato il compito della conservazione della memoria e della cultura dell’antifascismo e della libertà, per giungere alla costruzione di una condivisione piena dei valori della Resistenza e della Costituzione e del giudizio sui momenti storici più significativi del nostro passato.
Tutto questo, a partire, ad esempio dalla celebrazione del 25 aprile, non sempre, si potrebbe dire mai, si è verificato, come dimostrano anche le polemiche di questi giorni. Agnese Pini, che ha avuto alcuni famigliari uccisi nell’eccidio, ha sostenuto che molto è dipeso dal ritardo o dalla scarsa celebrazione dei processi nel dopo guerra, tanto che si è potuto parlare di “giustizia negata”, che corrisponde ad un altro crimine.
“Forse, però, in questo governo – ha aggiunto -, con il partito di maggioranza più collocato a destra, potrebbe verificarsi, anche per convenienza, ma si auspica per convinzione, un avvicinamento alle condivisioni su molti temi del passato storico del dopoguerra”.

Andreino Fabiani