Don Galeotti, don Pratolongo, don Marovelli e don Barbieri “accolti” nel corso del pontificale di S. Geminiano
L’impossibilità di conciliare i tempi delle celebrazioni in onore di S. Geminiano con quelli della chiusura del nostro giornale ci ha impedito, la settimana scorsa, di dare un resoconto esauriente del pontificale presieduto da mons. Alberto Silvani, vescovo emerito di Volterra.
Tra i momenti più significativi per la piccola storia della concattedrale di Pontremoli, merita di essere ricordato quello nel corso del quale il celebrante ha accolto, su delega del vescovo diocesano, fra’ Mario Vaccari, i nuovi canonici che sono entrati a far parte del Capitolo della concattedrale: i don Graziano Galeotti, don Pietro Pratolongo, don Bernardo Marovelli e don Giovanni Barbieri. Ma andiamo per ordine. Un duomo gremito di fedeli ha fatto da cornice al pontificale in onore di San Geminiano, patrono della città. Presenti la delegazione della Confraternita di S. Geminiano di Modena, le autorità civili dei Comuni Pontremoli, Modena e S. Gimignano; all’offertorio, i rappresentanti di questi enti hanno posto nelle mani di mons. Silvani l’olio e la cera offerti in onore del santo.
Molto nutrite anche le rappresentanze delle autorità militari. Al termine dell’omelia, il momento dedicato all’accoglienza dei nuovi canonici. Don Emanuele Borserini ha dato lettura dei decreti con i quali il vescovo diocesano ha definito la nomina: don Graziano Galeotti, titolare del Canonicato “S. Vicino”; don Pietro Luigi Pratolongo, titolare del Canonicato “Maracchi”; don Giulio Bernardino Marovelli, titolare del Canonicato della “B. V. del Rosario”; don Giovanni Barbieri, canonico onorario, per “tutto quello che ha realizzato in tanti anni di proficuo apostolato al servizio della Diocesi”.
I nominati hanno, quindi, preso posizione davanti al celebrante, che ha consegnato ad ognuno di essi i due simboli del canonicato – il tricorno nero con fiocco paonazzo e la mozzetta di seta paonazza – che possono essere indossati nelle celebrazioni liturgiche.
La cerimonia si è conclusa con la pronuncia del giuramento di fedeltà alla Chiesa, letta insieme dai quattro nuoci canonici. Un applauso ha espresso l’apprezzamento per quanto deciso dal vescovo fra’ Mario. Ci permettiamo di interpretare alcuni passaggi dell’omelia di mons. Silvani come riferiti anche ai nuovi membri del Capitolo della concattedrale, oltre che, certo, ai sacerdoti e ai parroci in generale: “Essere preti non è un impiego burocratico a orario, con il cartellino da timbrare, ma il coinvolgimento di tutta la persona. Il servizio del Vangelo, della riconciliazione, della misericordia, della carità fraterna, richiede il massimo impegno da parte di chi deve e vuole essere segno efficace di Cristo”.
Parole impegnative, che suonano anche come augurio di proseguire nel servizio alla Chiesa diocesana e universale.
i collaboratori e i dipendenti del settimanale esprimono sentimenti di amichevole compiacimento per il riconoscimento ad essi attribuito.