Nel centenario della morte dello studioso spezzino. La formazione a Pontremoli e l’incontro con don Luigi Marsili, decisivo per il suo futuro
Una gloria della cultura in Lunigiana è Giovanni Capellini (La Spezia, 1833 – 1922). Fu un’eccellenza nella ricerca scientifica, in particolare nella geologia e nella paleontologia, discipline a cui all’epoca si dedicavano in pochi. Deluse il padre di mestiere meccanico ma amatore del violino, avrebbe voluto trasmettere la sua passione musicale, ma nel figlio fin dall’infanzia urgeva andare in giro nei campi a raccogliere pietre e materiale fossile.
La sua casa natale, scrive nei Ricordi, era “nella meschina area della antica Spezia murata”, che contava poche migliaia di abitanti prima dell’espansione enorme portata dalla creazione dell’Arsenale militare per la costruzione e manutenzione delle navi da guerra, inaugurato il 28 agosto 1869.
Un profilo biografico ricco di notizie e analisi critiche sull’opera di Giovanni Capellini è stato tracciato per Unitre da Giuseppe Benelli, attuale presidente dell’Accademia Lunigianese di Scienze istituita nel 1924 e intitolata allo studioso spezzino, così dedito alle scienze che si creò un domestico gabinetto di fisica e scienze, visitato anche dai Savoia che amavano soggiorni turistici in città.
Continuò gli studi nel Seminario di Pontremoli dove ebbe l’incontro decisivo per il suo futuro con l’insegnante di filosofia, matematica e fisica, don Luigi Marsili, nativo di Riccò di Tresana e studioso che meriterebbe approfondite ricerche, attrezzò bene in Seminario un laboratorio. Marsili apprezzò, consigliò, aiutò il Capellini, che non divenne prete ma dottore di materie scientifiche nel 1858 all’Università di Pisa “a pieni voti e con l’elogio di tutto il collegio giudicante”.
Cominciò a scrivere su riviste specialistiche, con lo scienziato e amico Francesco Bernardi analizzò campioni di rocce delle colline tra Pontremoli e Borgo Taro e di Groppoli dove sono sorgenti di acqua salata. Consapevole che la geologia si impara vedendo i siti rocciosi, andò in giro per il mondo incontrando studiosi importanti. Fu prima incaricato di insegnare storia naturale al Collegio Nazionale di Genova e ben presto fu professore geologo all’Università di Bologna. Un lavoro molto importante fu la prima e unica Carta geologica del golfo della Spezia e della val di Magra inferiore, così utile che il Ministero della Marina la finanziò.
Con la sua cattedra e promozione molto attiva di convegni rese Bologna un centro molto autorevole negli studi di scienze naturali, prima preside di facoltà e poi rettore eletto per ben cinque volte. Conosciuto e stimato fu invitato a moltissimi convegni, anche all’estero, a Filadelphia, a Parigi, per sua iniziativa fu fatta la prima carta geologica d’Italia, fece le prime ricerche sulle schegge di diaspro.
Studiò le grotte, gli antri e le caverne, l’idrografia sotterranea e formò suoi allievi che nel 1903 fondarono la prima Società Speleologica Italiana. Nel 1911 per le “nozze d’oro” con la docenza a Bologna fu organizzato un convegno a cui parteciparono i più celebri studiosi di ogni parte del mondo. Per l’occasione donò l’intera sua collezione di rocce e fossili, che sono il patrimonio del Museo Geopaleontologico “G. Capellini” a Bologna, donò anche una preziosa collezione sugli indiani d’America del territorio tra Iowa e Nebraska, esplorato con lo scienziato francese Giulio Marcou.
Fu nominato senatore. Non tralasciò ricerche sulla terra lunigianese: le indagini su una caverna ossea a Pegazzano furono pubblicate dall’Accademia dei Lincei. Studiosi formati alla sua scuola nel 1929 fecero costruire in via XX Settembre il palazzo opera di Manlio Costa sede dell’Accademia Capellini, nei pressi della rocca del Prione dove sorgeva la casa natale di tanto grande studioso.
Il Positivismo, quella corrente filosofica che esaltò il ruolo della scienza
Nella seconda metà dell’Ottocento Italia e Germania superano la frantumazione in piccoli stati regionali e si unificano, per aggregazione al regno di Sardegna dei Savoia, e alla Prussia degli Hohenzollern: politica scherzosamente detta del “carciofo”. Sono paesi in cui decolla in ritardo la rivoluzione industriale rispetto a Gran Bretagna e Francia: così anche gli USA e il Giappone. Produrre con energia non animale, cioè con le macchine, è lo specifico della rivoluzione industriale, un metodo meccanicistico esteso anche alle scienze naturali, che permette di ottenere risultati omogenei e continui.
La filosofia positivistica riconosce per vero solo un sapere basato sui fatti verificati scientificamente, niente trascendenza, metafisica, idealismo. Fioriscono le scienze nei campi più disparati: geometria, fisica, elettromagnetismo, termodinamica, microbiologia, medicina, biologia (Darwin elabora la teoria evolutiva delle specie viventi), geologia. Di pari passo della scienza va anche lo sviluppo della tecnica con straordinarie realizzazioni: l’uso del petrolio come fonte di energia, la produzione della lega d’acciaio dal ferro grezzo, l’elettricità applicata all’illuminazione e alla trazione, l’uso delle onde elettromagnetiche nell’etere per le prime trasmissioni di segnali a distanza, stupefacenti tecnologie permettono i canali di Suez e di Panama, la torre Eiffel, le ferrovie. Le questioni operaie, la nascita dei partiti socialisti, lo sviluppo dei commerci diffondono la convinzione che si possa realizzare un progresso senza limiti perché il sapere scientifico e tecnologico risolve ogni problema. La filosofia positiva, basata solo sui fatti, sulla loro osservazione, è applicata anche per risolvere problemi dell’interiorità, della coscienza, della morale, sociali e politici : è chiamata anche scientismo. Si diffonde nei paesi più sviluppati con caratteristiche diverse secondo la cultura e le condizioni sociali ed economiche. In Francia con Augusto Comte il positivismo privilegia i temi sociali, in Italia con Roberto Ardigò si interessa di evoluzionismo, mira a trovare risposte ai tanti problemi postunitari. Si strutturano nuove scienze:sociologia, psicologia, antropologia.
Il positivismo lega bene con gli interessi della borghesia, quindi è contro le rivoluzioni e il socialismo e non dà parità di valore alla cultura umanistica e a quella scientifica, esalta la cultura tecnico-scientifica. m.l.s.
Maria Luisa Simoncelli