Il presidente dell’Unione di Comuni: “i comuni non scarichino sull’Unione eventuali loro insuccessi”
“Nella partecipazione ai bandi del Recovery Plan i comuni della Lunigiana vivono le stesse criticità della gran parte dei comuni medio piccoli d’Italia”. Non nasconde le difficoltà sperimentate dagli enti locali Gianluigi Giannetti, sindaco di Fivizzano e da meno di tre mesi presidente dell’Unione dei Comuni Montana della Lunigiana, l’ente comprensoriale che include tutti i comuni del comprensorio tranne Pontremoli. Il confronto con il sindaco di Fivizzano sul tema Pnrr è però più ad ampio raggio.
Presidente Giannetti, quali sono i maggiori limiti che i nostri piccoli comuni stanno affrontando nel partecipare ai bandi del Pnrr?
L’Unione dei Comuni in questi primi mesi ha potuto sopperire ai limiti dei comuni associati? La carenza di personale specializzato in bandi di questo genere, unito alle difficoltà di predisporre progetti, ha creato enormi difficoltà a tutti i nostri comuni. L’Unione dal canto suo ha svolto un ruolo minimo di coordinamento tra i comuni stessi per cercare di trovare soluzioni utili al raggiungimento di qualche risultato.
A più riprese, anche di recente, il sindaco di Tresana Mastrini ha dichiarato che in Lunigiana manca una proposta unitaria sul Pnrr. Qual è il suo punto di vista?
L’Unione è un ente di secondo livello e ai bandi del PNRR attualmente in scadenza purtroppo non ha diritto a partecipare, perciò parlare di una proposta unitaria su questo tema è una chiara inesattezza.
Sono quindi i Comuni i veri protagonisti del Pnrr?
Certo. E aggiungo che non possono sottrarsi a questa sfida, provando a scaricare sull’Unione eventuali insuccessi nei bandi dando la colpa all’assenza di una programmazione comprensoriale.
È però diffusa l’impressione che, al di là dei comunicati stampa, sul Recovery Plan non vi sia alcun dibattito pubblico. Crede che ci possano essere ancora gli spazi e i tempi per un confronto tra comuni, parti sociali e società civile organizzata, in cui individuare linee di azione condivise?
Questo spazio c’è ancora, ma spetta ai Comuni avviare processi di coinvolgimento con la società civile per capire cosa può fare ogni amministrazione nel proprio territorio.
Si apprende che l’Unione dei Comuni è intenzionata a promuovere progetti dedicati alle energie rinnovabili e fondare una comunità energetica che potrebbe attirare molti finanziamenti. Può illustrarci di cosa si tratta?
Con gli altri sindaci abbiamo pensato che un ambito di azione per l’intera Lunigiana possa essere lo sviluppo di un sistema integrato sulle energie rinnovabili. Il nostro territorio si presta per caratteristiche morfologiche, idriche e boschive alla creazione di sistemi per garantire l’autosufficienza energetica del territorio. Su questo argomento usciranno bandi che potranno finanziare progetti per le comunità energetiche, da qui l’idea di creare anche per la Lunigiana una Green Comunity.
A suo avviso quali sono le altre linee di azione su cui la Lunigiana dovrebbe convergere per tentare di rilanciarsi tramite i fondi del PNRR?
Indubbiamente il turismo. Come Unione stiamo facendo già da alcuni anni un grande lavoro per lo sviluppo turistico del brand Lunigiana (Giannetti è stato il delegato al turismo dell’Unione nei tre anni che hanno preceduto la sua elezione a Presidente, ndr), ma chiaramente dobbiamo essere pronti a cogliere le ulteriori opportunità che il Pnrr ci potrebbe offrire. Osservo con piacere che su questa linea i comuni stanno già facendo un gran lavoro con la presentazione di diversi bandi per la rigenerazione ed il recupero dei borghi. Nel frattempo l’Unione, attraverso il nostro ufficio di piano urbanistico, sta predisponendo un progetto integrato di piste ciclabili che potrebbe dare una forte qualificazione alla Lunigiana.
(Davide Tondani)
Produzione di energia, autoconsumo e vendita: in cosa consistono le comunità energetiche
Le comunità energetiche di cui Giannetti ha parlato nell’intervista sono costituite da un insieme di cittadini, imprese e enti pubblici o di altro tipo che si uniscono per produrre energia rinnovabile destinata all’autoconsumo, secondo un contratto comunitario appositamente definito. L’aspetto comunitario è sancito dal fatto che gli utenti devono trovarsi in prossimità dell’impianto generatore o della cabina di trasformazione. Per questo le comunità coincide con condomini, quartieri, rioni, distretti territoriali. I vantaggi ottenibili sono diversi: a livello ambientale, con l’aumento di energia prodotta con fonti rinnovabili (sole, vento, acqua, biomasse); a livello economico, con la possibilità per i soci della comunità di consumare l’energia autoprodotta e di vendere quella non consumata. Un ruolo importante è rivestito dai fornitori di energia nella realizzazione e degli impianti e nella gestione tecnica ed economica della comunità stessa. In Italia le comunità energetiche sono ancora una realtà limitata a una ventina di esperienze, con installazioni abbastanza piccole, tra i 20 e i 50 kilowatt picco. L’esperienza pilota è quella di Magliano Alpi (Cuneo), un comune di 2.230 abitanti, dove la comunità, promossa dal Comune, produce fino 40 kW/ora complessivi con pannelli fotovoltaici a beneficio di alcuni edifici comunali, 4 famiglie, professionisti e artigiani. Lo sviluppo delle comunità energetiche, attualmente, è favorito dagli incentivi messi in campo nelle ultime leggi di bilancio, che attualmente sono pari a 110 euro per MW/ora di energia condivisa all’interno della comunità, riconosciuto per un periodo di 20 anni, a cui si aggiungono i ricavi da cessione in rete dell’energia prodotta e non autoconsumata. Una spinta ulteriore arriverà dal Pnrr, che prevede finanziamenti di oltre 2 miliardi di euro per favorire la diffusione dell’autoproduzione di energia, con l’obiettivo di installare 2.000 MW di generazione elettrica da parte di comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori. (d.t.)