La Chiesaccia è un bene da tutelare e valorizzare

Quasi pronto un progetto di recupero dell’ospitale, ma c’è il problema dell’erosione da parte del Magra

Foto aerea dell’area della Chiesaccia. Scattata nel maggio scorso mostra molto bene l’erosione compiuta dal fiume Magra sul terreno del promontorio la cui asportazione non si ferma e lascia scoperte le “lame” di roccia protese nel fiume (Foto Chiara Forni)
Foto aerea dell’area della Chiesaccia. Scattata nel maggio scorso mostra molto bene l’erosione compiuta dal fiume Magra sul terreno del promontorio la cui asportazione non si ferma e lascia scoperte le “lame” di roccia protese nel fiume (Foto Chiara Forni)

La chiesa di Santa Maria Assunta di Groppofosco, meglio nota come la Chiesaccia, nel territorio della parrocchia di Fornoli, è senza dubbio uno dei monumenti di maggior interesse della Lunigiana, sia per le sue caratteristiche storiche e architettoniche, sia per il contesto ambientale nel quale è inserita. Di proprietà privata, da secoli occupa l’area del promontorio che scende dalla collina al corso del fiume Magra protendendosi verso la sponda opposta; una vera e propria lama di pietra compatta e scura (il “groppo fosco”, appunto) dove forse in antico sorgeva un antico castello e il primo insediamento medievale. Con la sua abside romanica, resa elegante dalle linee di archetti nonostante sia stata realizzata con materiali poveri (ciottoli di fiume, proprio come la Pieve di Sorano a Filattiera), a partire dal XII-XIII secolo ha rappresentato una presenza importante e rassicurante: qui il guado della Magra – prima a piedi, poi con una barca attiva ancora nella seconda metà dell’Ottocento – rappresentava uno dei punti più insidiosi del percorso della Via Francigena. E la chiesa, con il suo ospitale, era luogo di ristoro e cura per il corpo e lo spirito. Un edificio di straordinaria importanza che potrebbe presto essere messo in pericolo dall’azione erosiva del fiume che, anno dopo anno, si “mangia” il terreno agricolo depositato nel corso di millenni sopra le “lame” rocciose. Come si vede bene nella foto aerea che proponiamo, queste sono sempre più scoperte e ad ogni piena l’acqua si avvicina sempre più all’edificio: l’impressione è che senza un adeguato intervento a protezione del promontorio in pochi anni il terreno sul promontorio possa essere trascinato via del tutto.

La Chiesaccia di Fornoli
La Chiesaccia di Fornoli

Un problema non nuovo quello della tutela della Chiesaccia: già a partire dalla fine dell’Ottocento ha iniziato ad essere in pericolo con la costruzione della linea ferroviaria La Spezia – Parma. I binari stesi a poche decine di metri dall’edificio, relegato e stretto in un’area fra le rotaie e il fiume con, in aggiunta, la costruzione di un casello ferroviario a presidio dell’attraversamento della linea che era stato lasciato per raggiungere il guado all’epoca ancora utilizzato. Negli anni Settanta del secolo scorso la realizzazione dell’autostrada sull’altra sponda del fiume occupa parte dell’alveo fluviale, ne risentono il corso e la vita del fiume, l’andamento delle piene sembra farsi più aggressivo e nella zona il fiume non deposita più ma anzi inizia a “rubare” terreni agricoli. Sul finire degli anni Novanta iniziano poi le opere per il nuovo tracciato della ferrovia Pontremolese: la tratta è quella da Aulla alla Chiesaccia dove la nuova linea si deve reimmettere nella vecchia. I lavori occupano questa vasta piana che per lunghi anni si trasforma da agricola e coltivata in cantiere e subisce un vero e proprio stravolgimento come ancora oggi si può intuire. C’è voluto un decennio e lunghe controversie perché, al termine dei lavori, vi si ponesse rimedio; nel frattempo la Chiesaccia ha vissuto un lungo periodo di totale isolamento, quasi irraggiungibile persino dagli stessi proprietari che, proprio in quegli anni, avevano completato un prezioso intervento di rifacimento del tetto e degli annessi esistenti sul lato settentrionale della chiesa. Lavori costosi che hanno permesso di mettere in sicurezza gli edifici e che ora, non appena terminato e approvato un apposito progetto che sarà presentato al Comune di Villafranca, saranno estesi all’edificio adiacente sul lato meridionale, ritenuto l’antico ospitale dove trovavano rifugio e conforto viandanti e pellegrini. Un recupero conservativo di un immobile per strapparlo alla rovina e renderlo fruibile per un uso futuro ancora da decidere, ma che comunque potrebbe interessare i tanti pellegrini che ogni giorno dalla primavera all’autunno transitano nei pressi della chiesa che ora ha recuperato la continuità spaziale con l’area circostante dopo l’abbandono del vecchio tracciato ferroviario. Chissà che in futuro, se dovesse essere continuata la costruzione della nuova ferrovia Pontremolese, il tracciato della Parma – La Spezia possa diventare una pista ciclabile che colleghi agevolmente Aulla con Villafranca e tutto il resto della Lunigiana?

(Paolo Bissoli)